Napoli, rete di insospettabili a sostegno dei No vax: «Sono nelle istituzioni»

Napoli, rete di insospettabili a sostegno dei No vax: «Sono nelle istituzioni»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 28 Gennaio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 18:55
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Cominciano a diventare troppi. Non solo mele marce, furbetti o gente priva di scrupoli. Ma sono qualcosa di strutturato, con ruoli e moventi che vanno ben al di là del semplice (per quanto spregevole) mercimonio sulle spalle della sanità napoletana. A dicembre scorso l’assalto alle farmacie, con i buchi nella piattaforma della sanità regionale, per scaricare Green pass formalmente corretti da assegnare a No vax; dieci giorni fa la storia del boss in fuga per Dubai, con tre medici finiti nel mirino della polizia perché vendevano tamponi e green pass in cambio di migliaia di euro.

Due giorni fa l’ultima inchiesta choc, che svela l’esistenza di un patto tra infermieri e insospettabili (docenti e impiegati ministeriali) all’insegna di un mercimonio sulla pelle delle persone: 150 euro per non iniettare la dose, nel chiuso dell’hub di Fuorigrotta, mazzette per buttare il siero. Una trentina i soggetti coinvolti, finanche intere famiglie (positive) che hanno versato tangenti portando a casa un certificato ministeriale apparentemente ineccepibile, anche se fasullo nella sostanza. Il siero veniva disperso in un batuffolo di ovatta e il finto vaccinato era libero di muoversi, con tanto di potenziali contagi sul territorio. Ma andiamo con ordine a valutare i possibili risvolti di questa vicenda. Inchiesta condotta dal pm Henry John Woodcock, al lavoro i carabinieri del Nas, si scava sulla rete di possibili complicità attorno ai due infermieri finiti in manette mercoledì mattina. Si chiamano Rosario Cirillo e Giuliano Di Girolamo, lunedì mattina sono attesi dinanzi al gip Enrico Campoli per gli interrogatori di garanzia.

Difesi dagli avvocati Marco Sepe e Daniele Pasquariello, i due infermieri dovranno rispondere all’accusa di aver garantito impunità a insospettabili No vax. Un’inchiesta che punta ora a fare chiarezza su altri versanti. 

Potrebbe essere ipotizzata l’accusa di epidemia colposa a carico di alcuni soggetti che hanno acquistato il vaccino, qualora venisse fuori la responsabilità diretta di contagi nei rispettivi ambienti di lavoro. È il caso, solo per fare un esempio, di un docente di Benevento, che non ha esitato a pagare 150 euro per intascare quel certificato ministeriale che gli ha consentito di continuare a lavorare a contatto con gli alunni, ampliando la rete dei contagi (oltre a marcare malattia per inesistenti conseguenze del siero e ad accompagnare due donne a fare la stessa operazione spregevole nell’hub di Fuorigrotta). 

Altro aspetto destinato ad essere approfondito riguarda i contatti dei due infermieri. Qual è il mondo segreto dei due sanitari finiti in manette? Come nascono i rapporti tra funzionari del ministero dell’Interno o della pubblica Istruzione e due dipendenti dell’Asl Napoli uno? Stando a quanto emerge dalle chat intercettate, i due si vantavano di ricevere “clienti” anche da altre regioni («stanno arrivando quelli della Puglia», dicono). Probabile a questo punto che l’inchiesta sia più estesa, tanto da arrivare al coinvolgimento di soggetti che hanno acquisito il Green pass solo in modo virtuale. Inevitabile un altro aspetto destinato al vaglio della magistratura. Riguarda le possibili omissioni di controllo da parte di quanti - tra vigilantes e esponenti delle forze dell’ordine - erano operativi a Capodimonte, nei giorni del grande afflusso di dicembre.

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Doverosa a questo punto una premessa: in questa storia, è risultata decisiva la denuncia dei vertici Asl, con il direttore Ciro Verdoliva che ha valorizzato la testimonianza di una responsabile di dipartimento, che aveva subodorato l’esistenza di alcune criticità in alcuni box della Fagianeria. Eppure, parliamo di un giro di affari potenzialmente enorme, che potrebbe aver messo in moto altre posizioni nella catena dei controlli. Possibile che nessuno avesse notato l’assembramento di decine di pazienti all’esterno dello stesso box? E da chi erano stati istruiti gli insospettabili No vax? Scrive il gip Campoli: «L’esame delle singole posizioni rende evidente come pazienti interessati alle pratiche delinquenziali sono legate a catene amicali o professionali, come nel caso di N.G. e E. M., la prima dipendente del ministero dell’Interno; di R.R. altro dipendente del ministero dell’Interno e di A.G., dipendente del Ministero dell’Istruzione, tutti da ritenere partecipi dell’illecito concorsuale». Altro punto da verificare riguarda il filone degli studi medici e dei medici convenzionati con l’Asl. È il caso emerso dalle indagini che hanno portato in cella Luca Esposito e Maria Bosti, rispettivamente genero e figlia del boss Patrizio Bosti. In questo caso ci sono almeno tre medici che si sarebbero prestati a vendere finti Green pass, finendo nella trama delle intercettazioni della Dda di Napoli. Inevitabile a questo punto una domanda: quanti sono i medici corrotti? Quante migliaia di euro sono state versate per dare una patente di vaccinati a chi ha invece contribuito a diffondere l’epidemia? 

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