Gionta jr in manette: scacco matto al clan di Fortapàsc

Gionta jr in manette: scacco matto al clan di Fortapàsc
di Giovanna Sorrentino
Giovedì 27 Novembre 2014, 23:14 - Ultimo agg. 23:18
3 Minuti di Lettura
Ha gli occhi rivolti verso la sua famiglia, pochi secondi per urlare: «ciao ciao» e fare un cenno di saluto ai suoi cari.

Manette ai polsi e un sorriso sulle labbra come a dire «ci vediamo presto, non vi preoccupate». Ma poi deve entrare nell'auto dei carabinieri. Direzione, carcere di Secondigliano. Termina così la latitanza di Valentino Gionta junior, 23 anni compiuti il 2 settembre e già una lunga lista di reati alle spalle. Il giovane è il figlio del «boss poeta» Aldo, nonché nipote di «don Valentino», fondatore della cosca e di «donna Gemma Donnarumma».



Valentino è ricercato dal 5 giugno perché destinatario, insieme ad altre nove persone, di un decreto di fermo emesso dalla Dda di Napoli: gli inquirenti lo identificano come l'organizzatore e l'esecutore del giro di estorsioni ai danni delle aziende oplontine e degli agguati contro i clan rivali.



Quel giorno però, riesce a scappare all'arresto insieme al padre Aldo, facendo perdere le sue tracce fino a ieri. I carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, con il maggiore Leonardo Acquaro, lo arrestano alle quattro nel quartiere Provolera, in un appartamento intestato ad Alfonso Chierchia, ergastolano, esponente dell'omonimo clan, alias «Fransuà», alleato dei Gionta dai tempi della faida con il clan rivale Gallo-Cavalieri.



Il nascondiglio di Valentino jr. è occultato nel seminterrato, da cui si accede attraverso una porta bianca che ha tutta l'aria di essere un mobiletto da cucina ricavato dalla parete: invece è una botola, con tanto di congegno elettronico per l'apertura e la chiusura. Poco prima dell'arrivo dei carabinieri, Valentino dorme nella camera da letto.



Quando si accorge del pericolo imminente però, tenta di nascondersi nel bunker. Ma è tutto inutile. I militari trovano un telecomando in cucina, premono il bottone e la porticina del mobile bianco si apre. «Sì, sono io. Sono Valentino Gionta», urla per autocelebrarsi quando i carabinieri stanno per scendere utilizzando una scala di legno.



Il 23enne è lì: in mano ha i fogli dei decreti di fermo emessi il 5 giugno dalla Dda partenopea, in cui sono elencati tutti i crimini di cui è accusato. E poco lontano da lui ci sono una Bibbia e alcuni santini. Non oppone resistenza. Resta immobile, si lascia ammanettare. Dalle 7 di ieri mattina le sue donne attendono che esca, sedute su una panchina fuori alla caserma Luigi D'Alessio dei carabinieri di Torre Annunziata, a via dei Mille.



Sua mamma ha gli occhi tristi e rassegnati: da oggi, oltre al marito Aldo, in carcere ci sarà anche suo figlio di 23 anni. Il giovane esce dalla caserma alle 11 circa. Ad attenderlo una folla di persone. Valentino da giugno ha lasciato poche volte i suoi due figli e la sua giovane moglie per allontanarsi da Torre Annunziata.



Ha passato la maggior parte del tempo nascosto in quel bunker del rione Provolera, protetto dal clan amico. Un luogo sicuro, dove certamente tutti gli avrebbero dato appoggio: perché è il marito di Annunziata Chierchia, la nipote di Alfonso. È stato proprio questo matrimonio infatti, a sancire in maniera indissolubile l'alleanza tra le due cosche, i Valentini e i Fransuà.



Da giugno ad oggi, dalla Provolera, Valentino ha impartito ordini ai suoi gregari, ha gestito gli affari del padre e degli zii Pasquale e Teresa e ha deciso le sorti dei clan rivali.
Insieme a lui, come detto, il 5 giugno era scappato anche il padre Aldo. Dopo poco più di due mesi di latitanza però, è stato acciuffato dai carabinieri del Nucleo investigativo oplontino al porto di Pozzallo in Sicilia, mentre stava per imbarcarsi in un aliscafo diretto a Malta. Con l'arresto del giovane Valentino, a Fortapasc si sgretola un clan storico, che negli anni si è marchiato di numerosi delitti e ha controllato in maniera insistente il traffico di droga.
© RIPRODUZIONE RISERVATA