Meloni e Salvini, patto della masseria sulla benzina: Iva per tagliare le accise. Lega in pressing sul caro carburanti

Soluzione in Manovra con l’extra-gettito

Benzina, taglio delle accise: il patto della masseria tra Meloni e Salvini. Lega in pressing sul caro carburanti
Benzina, taglio delle accise: il patto della masseria tra Meloni e Salvini. ​Lega in pressing sul caro carburanti
di Francesco Bechis
Lunedì 21 Agosto 2023, 23:57 - Ultimo agg. 23 Agosto, 08:54
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Una tregua d’autunno. Tempo di scrivere insieme la prima vera manovra “elettorale” a un anno dalla nascita del governo. E piantare almeno una bandierina per alleato fra le pieghe della finanziaria. Tasse, pensioni, buste paga. Ma anche un intervento sul caro-carburanti per mettere al riparo le famiglie più deboli dall’impennata dei prezzi. Un taglio parziale delle accise grazie all’extra-gettito Iva raccolto in questa pazza estate per gli automobilisti. O un bonus, più difficile. Poi partirà la corrida del centrodestra per le elezioni europee, separati alla meta. 

Meloni e Salvini, vertice blindato in Masseria: di cosa hanno parlato? Dalla manovra ai migranti

L’INTESA

In Puglia Matteo Salvini e Giorgia Meloni piantano i paletti per la ripartenza e si promettono reciproca non belligeranza in vista del voto Ue. È il “patto della masseria”, siglato tra trulli e ulivi del resort di Ceglie Messapica trasformato da dieci giorni in bunker estivo della premier. 
Incontro “cordiale” tra i due, così gli entourage definiscono il vertice agostano andato in scena domenica: Salvini, anche lui in Puglia in vacanza, è rimasto a colloquio con Meloni per ben quattro ore.

Un’eternità. Interrotta qui e lì da momenti di convivialità. Ma una riunione operativa, a tutti gli effetti. 

Per rispondere poi all’unica vera domanda che arrovella il governo in queste ore: cosa può entrare in Manovra? E soprattutto, cosa può tornare “spendibile” di fronte agli elettori in vista delle Europee? Un bel rebus. La lista dei desiderata è lunga, sicuro più della lista di coperture disponibili, come ha fatto capire ieri senza troppi fronzoli il ministro dell’Economia e guardiano dei conti Giancarlo Giorgetti. Su un punto però premier e vice concordano. Serve un “jolly”, un segnale di attenzione che vada oltre il promesso taglio del cuneo fiscale, il vero pilastro della seconda legge di bilancio targata Meloni. A Palazzo Chigi i rincari dei carburanti preoccupano. I prezzi alla pompa sono scesi negli ultimi giorni, un intervento d’emergenza è dunque escluso. Non lo è invece un ritocco di medio periodo, con vista sul 2024. La Lega pensa a un taglio parziale di alcune voci delle accise. L’idea è di usare l’extra-gettito Iva incassato dallo Stato durante la stagione estiva - più di due miliardi di euro secondo le stime di Assoutenti - per dare una prima sforbiciata. 

Pochi decimali - Draghi riuscì a tagliarle di 25 centesimi - quanto basta però per lanciare un primo segnale. Più difficile sul piano tecnico invece l’ipotesi vagliata in queste settimane, e suggerita un anno fa dall’Ufficio parlamentare di bilancio, di un “bonus benzina” per le famiglie a basso reddito. Qualcosa comunque si farà, concordano Salvini e Meloni. Che a Ceglie Messapica hanno squadernato le altre priorità per la finanziaria. Una svetta in cima alla lista dei desiderata del “Capitano”: trovare spazio per i primi fondi destinati al Ponte sullo Stretto. 

Il viadotto tra Sicilia e Calabria è il vero pallino fisso di Salvini, l’assist perfetto per una campagna delle europee che la Lega si giocherà anche e soprattutto nel Sud Italia. Il vicepremier ha promesso la posa del primo mattone entro la prossima estate, dunque una manovra zero-fondi per il Ponte non è un’opzione. A costo di rinunciare a qualche pretesa sul fronte pensioni: oltre al rinnovo di Quota 103 e all’estensione di Ape Sociale si potrà chiedere poco. Ma i veri conti si faranno più in là, con la Nota di aggiornamento al Def in mano. 

IL METODO

Intanto Salvini e Meloni provano ad allinearsi. Non solo sulla finanziaria. In masseria c’è stato spazio per tornare sulle regole di convivenza a Palazzo Chigi. Anche al leader leghista, come al segretario di Forza Italia Antonio Tajani, Meloni ha assicurato collegialità. 

Tradotto: niente più blitz in solitaria come la tassa sugli extra-profitti delle banche concepita nelle stanze di Palazzo Chigi. Accettata senza entusiasmo - per usare un eufemismo - da Giorgetti oltre che dai forzisti. Infine l’attualità. Con una lunga parentesi sul caso Vannacci, il generale dell’esercito finito al centro delle cronache per un libro-manifesto pubblicato in solitaria. Una saga destinata a durare a lungo. E a lasciare il segno negli equilibri interni alla maggioranza. 

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