Bari, Decaro cambia linea; «Aiuteremo il Viminale». Il boss: lui non dà niente

Le intercettazioni: "Dagli altri tanti soldi". L'indagine del Viminale ha 90 giorni di tempo

Bari, Decaro cambia linea; «Aiuteremo il Viminale» Il boss: lui non dà niente
Bari, Decaro cambia linea; «Aiuteremo il Viminale» Il boss: lui non dà niente
di Federica Pozzi
Venerdì 22 Marzo 2024, 06:30 - Ultimo agg. 16:14
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ROMA Da piazza dell'Esquilino al Circo Massimo, sono state circa 100 mila le persone che hanno sfilato ieri nella manifestazione per la 29esima giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, organizzata da Libera, l'associazione fondata da don Luigi Ciotti. Tutti riuniti sotto lo slogan «Roma città libera», ma anche tutti uniti - almeno la gran parte dei rappresentanti delle istituzioni presenti - nel sostegno al sindaco di Bari e presidente Anci, Antonio Decaro, in testa al corteo insieme al sindaco di Roma Roberto Gualtieri, al prefetto Lamberto Giannini e a don Ciotti. Così, le polemiche scoppiate nei giorni scorsi per la decisione del Viminale di nominare una Commissione ad hoc per valutare le presunte infiltrazioni criminali nella città pugliese, sono state al centro della manifestazione di ieri. Decaro, all'inizio del corteo ha ribadito che è «assurdo» che una città come Bari che combatte la criminalità «si ritrovi con una commissione di accesso, ma sono il sindaco, ho giurato sulla costituzione, e aspetto serenamente che arrivi la commissione, a cui daremo tutto il nostro aiuto, non abbiamo nulla da nascondere». «È inquietante - ha sottolineato - che due giorni dopo gli arresti i parlamentari del centrodestra della mia regione, tra cui due esponenti di governo, vadano da Piantedosi chiedendo la convocazione della commissione». Punta il dito, il primo cittadino, sulle tempistiche della verifica che si incrociano con le elezioni previste nel Comune a giugno. La commissione ha infatti dai 3 ai 6 mesi per trasmettere la relazione. E la decisione potrebbe arrivare dieci giorni dopo il primo turno delle elezioni che si terranno l'8 e il 9 giugno, quindi nel pieno della campagna elettorale per un eventuale ballottaggio.

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ACCUSE E DIFESE

A prendere le difese di Decaro dal palco don Ciotti: «Un galantuomo che ha lottato sempre contro le mafie. C'è sempre chi deve speculare e approfittare, cavalcare. Tocca a noi difendere gli onesti». Infuocate le dichiarazioni di Giuseppe Conte ed Elly Schlein, che hanno raggiunto il corteo in prossimità del Circo Massimo e dietro al palco hanno incontrato Decaro tra abbracci e strette di mano. «La modalità con cui è stato sollecitato il ministro degli Interni è un chiaro attacco politico in un contesto in cui si va ad elezioni», ha dichiarato il presidente del M5S. Sulla stessa linea la segretaria dem che l'altro ieri da Bruxelles aveva definito quella del Viminale «una scelta che sembra molto politica. Non si era mai visto ed è molto grave», e che ieri ha ribadito da parte del Pd un «impegno costante nella lotta alle mafie». Di «attacco politico» ha parlato anche Gualtieri, sottolineando che bisogna «ricordare a tutti che la mafia c'è, che dobbiamo essere uniti, dobbiamo isolarla per colpirla».
Dal suo canto, il ministro Piantedosi ha sottolineato che il governo «ha dichiarato guerra alle mafie non agli amministratori locali» e che da quando si è insediato ha già sciolto «15 Comuni in prevalenza a guida di centrodestra».
Non solo il sostegno a De Caro, c'è anche chi prende le difese del Viminale.

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è stato netto: «Non bisogna mai avere paura della verità». «Credo che il ministro Matteo Piantedosi abbia fatto bene - ha spiegato Tajani, ospite di "Dritto e Rovescio" su Rete 4 -, perché non c'è nessuna criminalizzazione. Nessuno ha parlato male del sindaco: se ci sono infiltrazioni bisogna verificare e credo faccia bene a tutti». A prendere le difese di Piantedosi anche la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo: «Dal 2016 a oggi sono stati 136 gli accessi ed è normale che, a seguito di un'ordinanza del tribunale di prevenzione di Bari che prevede l'amministrazione giudiziaria per una società, si proceda a un accesso». Non solo il tentativo della criminalità di condizionare il voto alle ultime elezioni comunali del 2019, tra i motivi che hanno portato alla decisione del ministero dell'Interno ci sono anche le infiltrazioni che avrebbero raggiunto la municipalizzata del trasporto urbano barese Amtab, che è stata sottoposta ad amministrazione giudiziaria per un anno. Colosimo ha anche ricordato che l'Antimafia si occupò dell'inchiesta di Bari: «Gli atti sono stati acquisiti all'epoca degli arresti su decisione unanime dell'ufficio di presidenza».

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LE INTERCETTAZIONI

Intanto spuntano nuove intercettazioni dell'inchiesta della Dda. «Decaro non dà niente... Sono quelli che stanno dando un sacco di soldi... Stanno andando tutti quelli di Bari Vecchia, perché stanno dando i soldi, hai capito?». È una delle frasi intercettate che sarebbe stata pronunciata in una conversazione tra due esponenti del clan Parisi che avrebbero contribuito alla elezione della consigliera Maria Carmen Lorusso, tra le liste del centrodestra nelle amministrative del 2019.

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