Puglia, strappo di Conte: lascia la giunta Emiliano
​Ira Schlein sul governatore: «Ora nuova fase»

Il leader M5S: «Ora un’onda di legalità». E il Movimento rispolvera lo slogan “onestà”

Italian Prime Minister Giuseppe Conte (R) with President of Puglia Region, Michele Emiliano, partecipate at the Holy Mass as part of the celebrations dedicated to Padre Pio da Pietrelcina on the centenary of the appearance of the stigmata (20...
Italian Prime Minister Giuseppe Conte (R) with President of Puglia Region, Michele Emiliano, partecipate at the Holy Mass as part of the celebrations dedicated to Padre Pio da Pietrelcina on the centenary of the appearance of the stigmata (20...
di Andrea Bulleri
Venerdì 12 Aprile 2024, 01:03 - Ultimo agg. 16:16
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«Fare tabula rasa». Il colpo di teatro era annunciato, ma gli effetti del terremoto potrebbero essere dirompenti. Giuseppe Conte dice addio al Pd in ​​Puglia: il Movimento 5 Stelle rimette le deleghe e lascia la giunta di Michele Emiliano. E torna all'antica battaglia dell'«onestà» cara a Beppe Grillo. Stavolta condita da un “patto per la legalità” che il leader pentastellato consegna al governatore pugliese. Con la proposta di dar vita a un assessorato col compito di passare ai raggi X incarichi, staff e zone grigie tra politica e malaffare. «È il momento di fare pulizia», torna a vestire i panni del barricadero l'ex premier: «Serve una scossa: dobbiamo estirpare l'erbaccia della cattiva politica».

LA MOSSA

Una mossa che il leader pentastellato preparava da giorni. Da quando, dopo l'inchiesta per voto di scambio che ha fatto dimettere l'assessora regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia – il cui marito è finito in manette –, l'ex premier ha annullato le primarie del centrosinistra a Bari. Poi la nuova batosta, con l'arresto per corruzione di un altro ex membro della giunta Emiliano, Alfonso Pisicchio, e l'accelerazione di Conte. Dunque, è strappo. Subito dopo l'annuncio l'avvocato incontra il governatore, per consegnargli il «patto per la legalità». I due si parlano per meno di un'ora. Colloquio «positivo», commenta poi Emiliano (che anche senza i voti dei quattro pentastellati in Regione mantiene la maggioranza): «Ne esco più sereno». Sarà. Poi aggiunge: «Le parole di Conte sono coerenti con quanto abbiamo fatto in questi anni. Tutti siamo schierati per la legalità: non era indispensabile l'uscita del Movimento dalla giunta per ribadire i nostri comuni convincimenti».

Non così bassi i toni al Nazareno. Dove la segretaria esprime «forte irritazione per le vicende giudiziarie emerse in questi giorni». Schlein ha chiesto «massimo rigore e atti concreti al Pd pugliese che ci sta già lavorando, e al presidente Michele Emiliano di aprire un netto cambio di fase in Puglia», fanno sapere dal quartier generale dem. Poi una risposta indiretta al presidente pentastellato: già nei giorni scorsi la leader «aveva detto che bisogna tenere lontani trasformisti e interessi sbagliati, e che servire rispetto per la comunità democratica fatta da amministratori e militanti che hanno gli anticorpi per scardinare la cattiva politica».

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Al di là della strigliata a Emiliano tra Conte e Schlein i rapporti restano tesi. I due non si parlano da giorni, da quella stretta di mano alla Camera, quando la segretaria del Pd aveva provato a minimizzare il grande freddo. Non hanno in programma di sentirsi a breve. La verità è che l'ex premier, racconta chi ci ha parlato, è ancora «furioso» con Elly per quell'accusa di «slealtà» mai ritrattata. La segretaria, invece, non intende gettare altra benzina sul fuoco, convinta com'è che in qualche modo coi Cinquestelle si dovrà continuare a dialogare.

Meno diplomatici i suoi compagni di partito. Specie quelli della minoranza. «Conte non si permetta di parlare così del Pd», attacca Paola De Micheli, che dell'avvocato fu ministra nel governo giallo-rosso: «A Bari sta usando un atteggiamento giustizialista peggiore della destra». «Prendiamo sul serio quello che sta accadendo – osserva la vice capogruppo Simona Bonafè – ma patenti di legalità noi non le riceviamo». E Andrea Orlando ammonisce: «A cavalcare la tigre ci si rimane sopra». I dem ne sono certi: l'avvocato prova a cavalcare «in modo pretestuoso» le inchieste di Bari. E lucrare voti alle Europee. Con l'obiettivo di prendere un voto in più del Pd.

«IMPERMEABILI»

Conte, dal canto suo, nega di voler riportare il Movimento alla marcia di Assisi del 2015. Quella del mantra «onestà, onestà». «Non siamo più quelli della prima fase», scandisce da Bari. «Siamo entrati in questa giunta per migliorare la politica». Esperienza che, sottolinea, si interrompe «con rammarico». Ma «chiudere gli occhi» non sarebbe stato più possibile. «Siamo quelli che hanno candidati campioni della lotta alla mafia, non abbiamo mai imbarcato acchiappa-voti, siamo impermeabili a questo modo di fare politica». È il ritorno del Conte duro e puro, che invoca «un'onda di legalità: non possiamo permettere che ritorni l'epoca di Mani Pulite, quando la politica non ha dato segnali di reazione».

E pazienza se il campo largo è ormai un campo minato. A Bari i pentastellati insistono su Laforgia, il Pd su Leccese. Qualcuno a Roma avanza il sospetto: Conte potrebbe concedere un passo indietro all'ultimo per prendersi la Puglia nel 2026. Magari schierando proprio Laforgia, oppure il suo vice a via di Campo Marzio, Mario Turco. Su Firenze, intanto, si continua a lavorare sottotraccia. Mentre a Roma resta il gelo. Destinato con ogni probabilità a non sciogliersi tanto presto.

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