Di Maio tenta la carta del rimpasto: diamo alla Lega i ministeri più complicati

Di Maio tenta la carta del rimpasto: diamo alla Lega i ministeri più complicati
di Simone Canettieri
Martedì 4 Giugno 2019, 07:39 - Ultimo agg. 13 Giugno, 11:59
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Vuole ripartire. Ed è pronto a tutto, Luigi Di Maio. Anche a mettere sul tavolo - se Matteo Salvini dirà che il governo deve proseguire - i ministeri grillini nel mirino della Lega ormai da mesi. Questa però è la fase due della trattativa. Innanzitutto, il leader M5S vuole, anzi esige un chiarimento «al più presto» con l'alleato e il premier. Ecco perché invoca un vertice già per oggi: ma il leader del Carroccio è in campagna elettorale e il premier Conte vola in Vietnam.

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Al Capo politico del M5S non rimane che mettere le mani avanti: quella gialloverde, dice, «è l'unica maggioranza possibile» e dunque «andiamo avanti «con lealtà e coerenza». Ma la pressione del Carroccio è forte e difficile da reggere: qualsiasi paletto piazzato in queste ore («No ad argomenti fuori dal contratto», dicono i pentastellati) viene sradicato dal capo della Lega.

L'apertura di Di Maio, almeno a parole, è totale. Anche sul rapporto da tenere con la commissione europea. E dunque dice sì a Flat tax, decreto famiglie e salario minimo. E si spinge dalla parte di Salvini (in chiave anti-Conte) quando si dice favorevole «alla revisione dei vincoli europei per abbassare finalmente le tasse agli italiani anche con la Flat Tax».

L'APERTURA
La situazione in serata precipita di nuovo quando al vertice sullo sblocca-cantieri Massimo Garavaglia (a nome di Salvini) annuncia che non ritirerà l'emendamento che sospende per due anni il codice degli appalti. Fumo negli occhi dei grillini, e soprattutto di Di Maio, per non parlare di Sergio Costa, titolare dell'Ambiente, con una carriera tra i carabinieri e molto sensibile all'argomento. Ecco, gli ostacoli sono questi per il M5S. Un continuo muro della Lega in un gioco al rialzo. Una strategia che vanifica qualsiasi disponibilità dei grillini a «mettersi seduti» e ragionare. Sull'Autonomia, ormai, la linea di Salvini sembra ormai metabolizzata. Così come il passaggio veloce solo dalle commissioni, senza il voto in Aula. Rimane più complicata la gestione del caso Tav, anche se l'Alta velocità dai più realisti viene vista come compromessa. In queste ore «delicatissime» in «cui navighiamo a vista», come ammettono i sottosegretari e i ministri più vicini a «Luigi», rimane in aria anche l'idea di ripartire cedendo alla Lega qualche ministero. Soprattutto quelli considerati più complicati. Sul piatto rimane la Sanità di Giulia Grillo. Ma anche il Mit di Danilo Toninelli, dicastero che al momento è privo di una delegazione leghista dopo le dimissioni di Edoardo Rixi e Armando Siri. Nel solito frullatore di nomi c'è anche quello di Elisabetta Trenta: la titolare della Difesa, appare comunque, blindata. Anche perché la sua sostituzione passa soprattutto dalla lente d'ingrandimento del Quirinale.

Il vicepremier pentastellato, subito dopo la conferenza stampa di Giuseppe Conte, si rivolge all'alleato. Ancora, per l'ennesima volta: «Ci sono due cose importanti dal punto di vista umano: chiedo finiscano gli attacchi ai ministri del Movimento 5 Stelle, rispettando il lavoro di ognuno e, siccome nel contratto c'è ancora tantissimo da fare, non è certamente il momento per proporre temi divisivi mai condivisi fuori dal contratto».

Rimane un po' di freddezza in queste ore per il premier che «non deve diventare un tecnocrate». Un premier che oggi ha preso - forse per il gioco delle parti - le distanze dal M5S che non solo lo propose come presidente del Consiglio, ma che in un primo momento lo indicò come possibile ministro.

GLI SCONTRI
Sul fronte interno non mancano gli strascichi per le affermazioni di Roberto Fico nel giorno della Festa della Repubblica. Il presidente della Camera ha dedicato la giornata anche «a rom, sinti e migranti». Parole lette da Di Maio come un sabotaggio gratuito in chiave Pd. «Non faccio calcoli comunicativi né strategie. A me da presidente della Camera importa solo affermare dei principi che sono costituzionali, non certo fare polarizzazioni. Le polemiche le lascio ad altri», così ragiona Fico parlando con chi gli sta più vicino.

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