Election day, sì dal Cdm. L’Italia al voto per Ue, Regioni e Amministrative. Nei piccoli Comuni passa il terzo mandato

L’Italia al voto l’8 e il 9 giugno per Ue, Regioni e Amministrative

Cdm, sì all'election day: l’Italia al voto per Ue, Regioni e Amministrative. Nei piccoli Comuni passa il terzo mandato
Cdm, sì all'election day: l’Italia al voto per Ue, Regioni e Amministrative. Nei piccoli Comuni passa il terzo mandato
di Francesco Malfetano
Giovedì 25 Gennaio 2024, 23:57 - Ultimo agg. 26 Gennaio, 11:07
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La terza è la volta buona. Dopo due tentativi andati a vuoto, e non senza qualche intoppo, è passata in Consiglio dei ministri la norma che contente l’accorpamento delle elezioni amministrative, regionali e europee. Le date da cerchiare in rosso sul calendario sono sabato 8 (dalle 14 alle ore 22) e domenica 9 (dalle ore 7 alle ore 15). Vale a dire il primo weekend estivo con le scuole chiuse, nella speranza di portare più italiani possibile alle urne. 

In un Cdm in cui, tra gli altri provvedimenti, è stata varata una stretta sulla cybersicurezza, un provvedimento a tutela degli anziani più in difficoltà e la cosiddetta “legge Ferragni” sulla beneficenza, quello dell’election day è il provvedimento più atteso perché sdogana anche il terzo mandato per gli amministratori locali. Al netto di qualche tentativo leghista di accorpare «la storica battaglia» a quella parallela in corso sulla scadenza politica dei presidenti di Regione, il provvedimento - che potrebbe essere il veicolo parlamentare per accontentare il Carroccio - per ora riguarda solo i sindaci delle realtà più piccole.

A spiegarlo è il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nella conferenza stampa tenuta ieri a margine del vertice: «C’è la liberalizzazione dei mandati per i comuni che sono fino a 5 mila abitanti e l’elevazione a tre mandati per i comuni da 5 mila a 15 mila abitanti». Saranno infatti 3701 i comuni chiamati alle urne proprio nel secondo fine settimana di giugno, per un totale di quasi 17 milioni di votanti (tra queste città ci sono 27 capoluoghi di provincia e sei anche di regione, ovvero Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza). Per di più, per quella che sarà ricordata come la terza volta in cui si andrà al voto di sabato (è già accaduto nel 2004 e nel 2009 quando al governo c’era Silvio Berlusconi), il governo ha anche deciso di aumentare i compensi degli scrutatori del 30 per cento. Il perché lo ha chiarito sempre il titolare del Viminale: «Stiamo registrando un’attrattività sempre minore», con una «scarsa partecipazione cui siamo spesso costretti a porre rimedio con provvedimenti d’urgenza negli ultimi giorni». 

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LE REGIONALI

Tornando alle date, è ancora presto per stabilire in quali Regioni si andrà concretamente alle urne. Gli unici appuntamenti già fissati per certo sono due: le elezioni regionali in Sardegna che si svolgeranno il 25 e il 26 febbraio, e quelle in Abruzzo che invece si terranno il 10 e l’11 marzo. «Piemonte e Basilicata so hanno i requisiti» per andare al voto a giugno con l’election day ha aggiunto Piantedosi, «ma lo devono decidere autonomamente». Se la giunta piemontese ha già fatto sapere che per la propria legge elettorale non può fare altrimenti, confermando il voto per l’8 e il 9 giugno, quella lucana si riserva di decidere nelle prossime ore. Nel 2019 in Basilicata si voto il 24 e il 25 marzo, oggi però - con il nome di Vito Bardi che rischia di dividere ancora il centrodestra - Forza Italia valuterà attentamente il da farsi per non offrire assist insperati agli alleati. Ancora più in bilico l’Umbria dove le chance di votare a giugno sono considerate molto scarse dato che la scadenza naturale del mandato di Donatella Tesei è ottobre. 

LA PREMIER

Nel Cdm presieduto dalla premier a Palazzo Chigi, ieri è entrata anche una lunga discussione sul da farsi rispetto ai cortei pro-Palestina annunciati per domani, giorno della memoria, stabilendo l’orientamento a chiedere alcune garanzie (specie per le manifestazioni di Roma e Milano) o si procederà con lo stop. Giorgia Meloni è invece intervenuta solo per ricordare a tutti i ministri presenti la «grande opportunità» rappresentata dal Piano Mattei. La strategia italiana per l’Africa sarà infatti oggetto della Conferenza Italia-Africa che si terrà tra domenica e lunedì. «È il nostro modo di vederci un ruolo riconosciuto nel mondo» avrebbe scandito la premier, «in Europa tutti guardano a noi quando si parla di Africa». Ancora oscuri però i contorni del Piano, la sola certezza è sarà articolato su sei pilastri, distribuiti nei diversi quadranti del continente africano: «istruzione/formazione; sanità; acqua e igiene; agricoltura; energia e infrastrutture».

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