Palestre e piscine in rivolta: «Per noi è la botta finale»

Palestre e piscine in rivolta: «Per noi è la botta finale»
Palestre e piscine in rivolta: «Per noi è la botta finale»
Domenica 28 Marzo 2021, 09:01 - Ultimo agg. 11:21
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Piscine e palestre restano chiuse. Niente da fare. Su questo punto il governo Draghi ha mantenuto una linea di continuità con quello Conte. E nemmeno il cambio di colore tra regioni aiuta. Con i contagi che non accennano a diminuire aprire determinate strutture per fare sport è considerato ad alto rischio. Nei giorni scorsi ci sono state diverse riunioni con il Cts su questo tema ma la risposta è stata sempre la stessa: per ora restano chiuse. Ma fino a quando? Con ogni probabilità fino a fine aprile quando si spesa che anche il numero dei contagi sia diminuito ma soprattutto sia aumentato quello dei vaccinati. Tanto che si stava pensando di istituire un passaporto vaccinale per avere accesso a piscine e palestre.

Sul piede di guerra


Inevitabilmente la notizia ha scatenato le ire dei gestori già da tempo sul piede di guerra. «Sono certo che, alla scadenza del Dpcm, il 7 aprile molte palestre riapriranno: non hanno più niente da perdere, anche contro le norme.

Dei verbali non frega più niente a nessuno, ora è questione di sopravvivenza» la provocazione lanciata dal presidente dell'associazione nazionale delle palestre e strutture private sportive, Giampiero Guglielmi che poi ha aggiunto «in sintesi lo Stato non si fida delle strutture sportive, che sono controllate e monitorate, e le tiene chiuse a prescindere mentre i contagi avvengono in altri contesti. Una situazione inspiegabile e ora c'è aria di rivolta. Conosco chi ha perso 150.000 euro e ne ha ricevuti 5.000: ma di che stiamo parlando? Riapriranno dal 7 aprile, verbali o no».

Polemica rilanciata da Giuliana Salce, ex campionessa del mondo di marcia e Responsabile per il Lazio del Movimento Ecoitaliasolidale e Piergiorgio Benvenuti, cintura nera di Judo e Presidente di Ecoitaliasolidale: «Proseguire ad interdire senza appello chi vuol svolgere in massima sicurezza una attività sportiva è grave. Ricordiamo che i proprietari degli impianti sportivi e chi li gestisce si sono adeguati a tutti i protocolli sanitari affrontando spese ingenti». La situazione per molti è al limite tanto che da più parti qualche palestra ha già cominciato a riaprire seppur in maniera nascosta. Magari solo pochissime persone. Altri invece hanno usato l'escamotage dei personal trainer per tirare su la saracinesca. A rincarare la dose ci ha pensato il numero uno della Federnuoto, Paolo Barelli: «Impianti sportivi fermi fino a fine aprile? Se la cosa dovesse davvero essere così sarà un vero disastro, per lo sport italiano e per l'attività motoria. Gli impianti falliranno e i figli e nipoti dei ministri e parlamentari diventeranno dei ciccioni malaticci. Credo che la reazione dei gestori sarà veramente forte, sono alla canna del gas. Questa è la botta finale».

Vezzali al lavoro

Subito un compito molto difficile per la nuova sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali nominata lo scorso 12 marzo. L'olimpionica si è già messa al lavoro per elaborare una strategia. In primis ha realizzato uno studio sull'impatto del covid sullo sport e ne sta realizzando un ad hoc su palestre e piscine che presenterà nei prossimi incontri al Cts e ai ministeri interessati. Inoltre la Vezzali si sta battendo affinché in sede di conversione del decreto sostegni venga inserito un emendamento che preveda i ristori per le palestre e le Asd. Infine, come la Sottosegretaria aveva sottolineato nei giorni scorsi, nelle prossime settimane il Dipartimento per lo Sport destinerà risorse per 50 milioni a favore delle Associazioni e delle Società Sportive Dilettantistiche.

Agonisti furbetti

Se palestre e piscine sono in ginocchio non si può certo dire lo stesso per discipline come il padel, fenomeno che ha contagiato milioni di persone. Tanto che è quasi impossibile trovare un campo libero. Nelle zone arancioni via libera alle partitelle tra amici. Ma anche quando il colore è diventato rosso i fanatici del nuovo sport nato in Spagna non hanno mai deposto le racchette.

Come è possibile? Semplice, è bastato infilarsi tra le pieghe del Dpcm che consente agli agonisti di poter continuare ad allenarsi. Con appena una trentina di euro ci si può iscrivere alla federazione previa chiaramente un certificato medico di attività agonistica poco costoso e molto semplice da reperire. E così pur di continuare a giocare ecco che d'improvviso il numero degli atleti agonisti e lievitato. Con sentiti ringraziamenti dalla federazione di riferimento che ha visto cresce esponenzialmente i suoi tesserati. A Roma due club sono stati puniti con la chiusura e una multa perché oltre al tesseramento è necessario che l'atleta sia iscritto a tornei Fit, condizione imprescindibile per potersi allenare giocando.
 

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