Toh, chi si rivede: Grillo che come nel 2018 ha deciso che la campagna elettorale la fa lui da guru e da star (in attesa del Dibba e quai al posto di Conte che non stima e che non ama) e se non attraverserà a stile libero lo Stretto di Messina come per le regionali 2012 ha pronte altre trovate. Ancora Beppe e di nuovo il vaffa come se non fosse cambiato niente, e in effetti niente è cambiato, in questi anni. E ancora anche Strasilvio nel Paese movimentatissimo ma immobile. E allora Berlusconi che posta le foto del 94, lui che ripete le cose di sempre (con l'aggiunta dell'ideona di un milione di alberi da piantare ogni anno), lui con gli otto punti del programma che saranno otto video e sono identici a quelli del 96, del 2001, del 2006 e successivi e la sua voglia di tornare in Senato da cui fu cacciato nel 2013, il sogno di presiederlo (così lascia la tristezza di Villa Grande per il più accogliente Palazzo Giustiniani che pur non essendo il Quirinale può valere come un Quirinalino) e anche la pazza idea di arrivare a Palazzo Chigi: «Meglio uno di esperienza come me che ho fatto finire la Guerra Fredda a Pratica di Mare o quella ragazzotta di Giorgia?».
Insomma, la nostalgia canaglia come cifra di una battaglia che dovrebbe essere nuova e il riflesso condizionato del passato che s'appropria di una scena che avrebbe bisogno di maggiore creatività.
A TUTTA GAD
Oppure sembra di essere tornati, e per di più in piena estate quando andrebbe propinato qualcosa di fresco, alla Gad. Fu la Grande alleanza democratica, dell'anno 2005. Sempre lì stiamo e la nuova Gad potrà avvalersi della presenza di Calenda o no? Meglio avere dentro Carletto, anche se lui vuole stare fuori, o Renzi che magari porta qualche voto o magari ne toglie più di quelli che porta? Anche l'anti-renzismo semi-agostano di certo Pd ha il retrogusto del vintage. Ancora a dividersi su Matteo? Evidentemente il passato è più rassicurante del futuro. Prendiamo il caso dei talk show. Stavamo per liberarcene, nel senso che perfino gli stessi tenutari del circo cominciavano a chiedersi se la formula non fosse logora e invece, mannaggia: piombano le elezioni e i talk show non solo non spariscono ma si rilanciano e piazzano se stessi anche nel palinsesto d'agosto. Sempre uguali e sempre vecchi, come la politica che vorrebbero narrare e che a sua volta non ha trovato un altro modo per narrare se stessa. Il programma del Pd e affini è quello di «diminuire le diseguaglianze». Mai sentito, no? E Berlusconi che vuole dare le pensioni di mille euro alle casalinghe? Questo sì che è inedito! L'importante, appunto, è guardare indietro, e lo fanno tutti i protagonisti in gioco a riprova che tra una vecchia Pontida (il 18 settembre, giusto una settimana prima del voto) e le solite feste dell'Unità in cui si paventerà la Marcia su Roma della Duciona (che sarebbe Giorgia) il futuro non è adesso o poi ma è mai.