La piazza e il palazzo. Va in scena in due atti la terza giornata di Atreju, la festa di Fratelli d’Italia a Roma, all’ombra di Castel Sant’Angelo, ieri teatro di una passerella di personalità internazionali: il visionario patron di Space X Elon Musk, il premier britannico Rishi Sunak e il presidente albanese Edi Rama. Giorgia Meloni li accoglie uno ad uno, si divide tra i tendoni di Atreju e Palazzo Chigi. Ma è qui, nei suoi uffici, che la premier mette la firma sul vero evento della giornata. Un patto a tre - Italia, Regno Unito, Albania - per frenare i flussi migratori del Mediterraneo e combattere i trafficanti di esseri umani.
GLI IMPEGNI
Nel primo pomeriggio, dopo un pranzo di lavoro fra i tre leader, il governo annuncia due novità sul fronte migratorio. Da un lato il co-finanziamento di «un primo progetto italo-britannico di rimpatri volontari assistiti nei paesi di origine predisposto dall’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) a favore di migranti bloccati in Tunisia». Fondi da Roma e Londra per finanziare la spola di aerei che dal Nord Africa riporta nei Paesi di origine le migliaia di migranti stazionati tra Tunisi e la costa.
Dall’altro l’intesa a tre, insieme a Rama, per «intensificare ulteriormente la collaborazione fra i tre Paesi nel contrasto dei trafficanti di esseri umani».
LE REAZIONI
Da Atreju Rama smorza, in perfetto italiano: il patto «non è incostituzionale» e per questo il premier è «fiducioso» che il niet della Corte venga meno. Allo stop dei giudici albanesi si unisce il coro delle opposizioni italiane che cannoneggiano il patto Meloni-Rama, «è un pasticcio risibile», dice il governatore dem Stefano Bonaccini, mentre la segretaria Elly Schlein sfida Meloni a un confronto tv prima del voto Ue di giugno, «dove vuole lei, non ho paura». Per Rama, veterano socialista sempre più distante però dalla famiglia dei socialisti Ue in cui milita il Pd, si è fatto «un rumore sproporzionato sulla storia». Meloni applaude, prima di scortare l’ospite a Palazzo Chigi.
Nel via vai trova il tempo, nell’area riservata dietro al palco, per un lungo incontro con Elon Musk. Si parla di politiche famigliari, demografia, ma soprattutto di Intelligenza artificiale e come regolarla. Una partita che la premier, convinta della necessità di imporre regole chiare alle big tech, affronterà in una riunione di maggioranza questa settimana. Ora la testa è tutta ad Atreju e al grande finale in programma per oggi. Meloni ha limato il discorso che chiuderà la seconda edizione della festa dei “patrioti” da quando la destra di via della Scrofa è entrata nella stanza dei bottoni. E tutti si chiedono se sarà questa l’occasione per annunciare, o far presagire, la discesa in campo della leader nella campagna per le Europee per spostare voti ed equilibri, a Roma come a Bruxelles.