Sparò alla finestra di Molteni
Trovato impiccato in casa

Sparò alla finestra di Molteni Trovato impiccato in casa
Venerdì 7 Ottobre 2016, 18:06 - Ultimo agg. 20:16
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Aveva sparato nel luglio del 2015 contro le finestre di casa dell'architetto Alfio Vittorio Molteni poi ucciso a Carugo (Como) lo scorso ottobre: Salvatore Crisopulli, 47 anni, si è impiccato ieri nella sua casa di Cesano Maderno (Monza). Crisopulli, fratello di Michele, detenuto e ritenuto uno degli esecutori materiali del delitto dell'architetto, aveva patteggiato due settimane fa una pena di un anno e due mesi per danneggiamento. Era stato lui, assieme a un complice il 26 luglio 2015, a sparare otto colpi di pistola contro le tapparelle abbassate della finestra dell'architetto, in uno dei tanti atti intimidatori. Sia pure indagato, Salvatore, che è stato trovato dai carabinieri, non era mai stato colpito da misure cautelari per questa inchiesta.

La sua vicenda personale e le sue condizioni di salute non fanno ritenere agli investigatori che il gesto possa essere in qualche modo legato agli ultimi sviluppi dell'indagine sull'architetto ucciso, per cui due giorni fa sono stati arrestati come mandanti l'ex moglie dell'architetto, Daniela Rho, e l'amante Alberto Brivio. I due, almeno per il momento, hanno scelto di tacere. Daniela Rho, 46 anni e Alberto Brivio, 49 anni, uniti sentimentalmente e detenuti in carceri diversi si sono entrambi avvalsi della facoltà di non rispondere.

Nell'interrogatorio di garanzia, lei nel carcere del Bassone a Como, lui a Milano San Vittore, hanno optato per la medesima strategia nell'inchiesta che li vede indagati per omicidio volontario, per avere sia pure indirettamente provocato la morte di Molteni, 58 anni, assassinato un anno fa sotto la casa dei genitori, dove viveva dopo la tumultuosa separazione della moglie. I due indagati sono accusati di avere commissionato a esponenti della piccola malavita locale una serie di atti intimidatori nei confronti dell'architetto. Atti dall'intensità crescente, da un'aggressione in casa all'auto bruciata, dagli spari alla finestra di casa fino alla gambizzazione, commissionata nell'ottobre scorso, che si è trasformata in omicidio.

Il tutto, sostengono gli investigatori, con uno scopo ben preciso: convincere il giudice civile di Como ad affidare alla Rho le due figlie minorenni perché il padre architetto non avrebbe potuto assicurare loro sicurezza.
Ed è stata proprio la causa di separazione a indirizzare gli inquirenti verso la soluzione di un caso che sembrava complicatissimo. Molteni era un professionista conosciuto, che negli ultimi anni aveva lavorato in via praticamente esclusiva per l'azienda di mobili del suocero, che produce arredamento di lusso destinato all'esportazione. La sua vita non presentava «buchi neri» che potessero giustificare una serie di avvertimenti e infine l'agguato di stampo malavitoso, sia pure preparati e messi in atto in maniera assai approssimativa.
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