Mafia Capitale, ecco il diario privato di Buzzi: conti ma anche battute

Mafia Capitale, ecco il diario privato di Buzzi: conti ma anche battute
di Cristiana Mangani
Mercoledì 10 Giugno 2015, 06:03 - Ultimo agg. 08:46
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Tre anni di vita fitti fitti, pieni di scarabocchi, di incontri, di appuntamenti importanti. Sono contenuti nelle agende sequestrate a Salvatore Buzzi, dove il ras delle cooperative, ha appuntato ogni nome, ogni iniziativa, ogni fatto che avesse per lui un senso.



Sono pagine che vanno dal 2011 al 2013, sulle quali Buzzi ha documentato ogni occasione rilevante, riempiendole di cancellature e confusione. A scorrere tra i giorni passati da questo ex detenuto a tessere la sua attività, si capisce che ogni occasione è stata buona per poter ricavare vantaggi per le sue cooperative. C'è la famiglia, ci sono le cure mediche, i convegni, il lavoro, ma anche tutta una serie di episodi che non dovrebbero essere tra le sue priorità: 11 marzo 2011 terremoto in Giappone, primo marzo 2012 è morto Lucio Dalla. E poi ancora chiamare Walter Siti per il libro, proprio un mese dopo che lo scrittore aveva vinto il premio Strega nel 2013, con “Resistere non serve a niente”. Persone e situazioni che nulla hanno avuto a che vedere con lui. Invece Buzzi aggiorna tutto, segnando la morte di Oscar Luigi Scalfaro, di Mario De Carlo, la visita del Papa a Lampedusa, il 3 marzo il compleanno dell'amico Gianni Alemanno, o la cena all'Eur con Zingaretti.



I POLITICI

La sua storia personale è tutta raccontata in quei fogli tanto disordinati, scritti a penna in maniera quasi incomprensibile. Si va dal dentista alla dietologa, ed è tutto cadenzato da appuntamenti con politici di Comune e Regione: Ozzimo, Odevaine, Coratti, Legacoop, Casa del cinema, sindaco. Fino a D'Alema, presente due volte in quelle pagine per via di convegni sull'Impresa cooperativa e l'economia sociale. La tenerezza si percepisce, invece, quando evidenzia il primo video di Elettra, la figlia piccola, la scuola di Elettra, la sua festa. C'è Buzzi padre e Buzzi affarista, Buzzi tessitore e presunto corruttore.



L'uomo si adatta a tutte le stagioni. Nasce di sinistra, si avvicina all'amministrazione di destra, e poi si rinventa. E ai suoi commercialisti e soci amici dice tra il serio e il faceto: «A me me piace Matteo Renzi...che cazzo vuoi? Ci dobbiamo comportare alla Matteo Renzi, che cazzo vuoi, Eugee?...Tu gli devi dì che noi siamo alla Renzi, noi siamo diventati tutti renziani: ce devi dì che vuoi in due minuti, a pranzo. Chi ti dovemo assume?...ok, che me dai in cambio?».



LA LETTERA

I suoi rapporti con la politica li spiega anche in un lungo sfogo che fa in una lettera inviata dal carcere il 18 dicembre scorso alla procura di Roma. Ogni politico, nessuno escluso, a suo dire, avrebbe ricevuto finanziamenti regolari e leciti dalle sue cooperative. Da Alemanno a Marino, da Zingaretti a Renzi. «Il vero scopo di questa inchiesta - scrive - è costringermi a cedere raccontando la corruzione a Roma nell'ultimo decennio ma non posso inventarmi le cose che non so. Noi non abbiamo mai finanziato illegalmente la politica, ma tutto legalmente: Rutelli, Veltroni, Alemanno, Marino, Zingaretti, Badaloni, Marrazzo, tutti praticamente, anche Renzi: tutti contributi dichiarati in bilancio».



E ancora: «Non riesco a capacitarmi della violenza giudiziaria e di quella mediatica che ha fatto strame di quelle minime garanzie previste per l'indagato: sono già stato condannato a mezzo stampa e oggetto di un linciaggio mediatico senza precedenti». Torna a parlare di finanziamenti al “palazzo” alcuni mesi dopo, nel corso di un interrogatorio davanti ai pm il 31 marzo scorso. «Sostenevamo attraverso contributi diretti alcuni candidati, e altri invece li abbiamo sostenuti, come si dice, attraverso la campagna elettorale diretta - dichiara - Abbiamo finanziato Alemanno, poi abbiamo dato un contributo anche a Ozzimo (che oggi è stato mandato dal gip ai domiciliari), sostenevamo Coratti, sostenevamo Nieri».



E ancora: «Abbiamo dato altri soldi, sempre legalmente, alle fondazioni. Abbiamo dato, credo 15.000 euro a Patanè. Ti chiamavano - prosegue - per le famose cene, come posso dire “c'è una cena con Alemanno, 1000 euro a persona, tu prendevi un tavolo e ovviamente erano 10.000 euro”. Ma noi ne abbiamo fatte, noi l'abbiamo fatta pure con Renzi la cena eh? Quindi le abbiamo fatte con tutti le cene, con Zingaretti, la nostra è una grande cooperativa».