Ferragni e gli influencer, il business della beneficenza può valere fino a 80 miliardi. I casi da Mariotti a Giulia De Lellis. «Serve un'Authority»

Masetti (Komen): «Introdurre regole chiare contro le zone d’ombra: il settore è delicato»

Chiara Ferragni e la beneficenza come business. «Serve un controllo e maggiore trasparenza»
Chiara Ferragni e la beneficenza come business. «Serve un controllo e maggiore trasparenza»
di Giacomo Andreoli e Lorena Loiacono e Alessandro Rosi
Mercoledì 10 Gennaio 2024, 00:12 - Ultimo agg. 11 Gennaio, 07:20
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«Sentiamo l’esigenza di una regolamentazione che eviti zone d’ombra in un settore delicato come quello della beneficenza. Un’autorithy potrebbe metterci al riparo dai rischi». Riccardo Masetti è il fondatore di Komen Italia, associazione che da 25 anni lotta contro i tumori del seno. È solo una delle onlus preoccupate per i danni al terzo settore che potrebbero essere procurati dal diffondersi di pratiche commerciali scorrette sul web, anche da parte degli influencer.

Quanto vale il business 

Dal sociale al sanitario, fino alla cura dell’ambiente: il terzo settore, che porta avanti un lavoro capillare basato per lo più sul volontariato, non può rischiare di perdere l’attenzione e la fiducia dei donatori a causa per gli scandali che travolgono la beneficenza. Da qui la necessità di regole certe sulla pubblicità tramite sponsorizzazione e le donazioni in partnership con imprese e onlus. Del resto il terzo settore, in Italia, genera un giro d’affari imponente, stimato intorno agli 80 miliardi di euro. Una produzione che cresce di anno in anno, per cui l’Italia è tra i primi Paesi al mondo.

Ma attorno al terzo settore si sta espandendo la presenza degli influence: coloro che fanno realmente beneficenza e anche chi potenzialmente cerca ritorni di immagine o speculazioni.

 

LE RICHIESTE

Le promozioni dei colleghi di Chiara Ferragni nel mondo, d’altronde, valgono già 20 miliardi di euro l’anno. Questo sarebbe stato il giro d’affari nel 2023 secondo la Commissione europea: il doppio rispetto ad appena 5 anni fa. Solo in Italia il settore vale quasi 1,5 miliardi e, secondo l’analisi della piattaforma In Fluencity, ci sono ben 1.589.579 profili social che possono essere considerati influencer. Rappresentano quasi il 2,7% della popolazione, un vero e proprio record in tutta Europa. Ad oggi, però, nel nostro Paese, non ci sono regole specifiche.

«Un’autorithy - aggiunge Masetti - potrebbe garantire il lavoro svolto da persone lodevolissime che, nella stragrande maggioranza dei casi, vogliono rendersi utili, come ha fatto molte volte Ferragni. Un controllo ad hoc, con regole chiare e trasparenti, potrebbe metterci al riparo dai rischi». Le madrine di Komen, come Rosanna Banfi e Maria Grazia Cucinotta, si muovono solo a titolo gratuito. «Quando si fa beneficenza sarebbe opportuno farlo senza compensi - continua Masetti - ma, se si vuole creare una joint venture tra un’azienda e un influencer, allora devono esserci norme chiare, altrimenti si creano terreni scivolosi per tutti». Ogni scandalo legato alla beneficenza, aggiunge Maria Grazia Passeri, presidente del Salvamamme di Roma, «per noi diventa un enorme danno di immagine. Ben venga un regolamento, un Garante del terzo settore che indichi a tutti dei percorsi chiari». Un’authorithy con poteri ad hoc per un fenomeno nuovo, per Alberto Gaffuri, docente di diritto per l’economia all’Università Bicocca, «può servire». «In generale - aggiunge - è necessario un quadro di regole chiare e certe, poi quale sarà l’autorità investita è secondario: serve un sistema di controllo che stia al passo con i tempi senza troppa burocrazia, perché parliamo di un fenomeno che si evolve nel giro di mesi».

 

 

GLI ALTRI CASI

«Servono più regole - gli fa eco Aristide Police, professore di Diritto amministrativo alla Luiss - sia per chi fa l’influencer, sia per le imprese che vendono i prodotti: la pubblicità è l’anima del commercio, ma normare vuol dire ridurre i rischi. Dobbiamo tutelare soprattutto i più deboli e i più giovani, che più facilmente possono essere sollecitati al consumo dagli influencer. Moltiplicare le authorithy non credo sia la soluzione, ma aumentare i poteri delle esistenti in un quadro di regole europee chiare e omogenee sì».
Quello di Ferragni, d’altronde, è solo l’ultimo dei casi sull’attività degli influencer che hanno fatto discutere nel mondo. La condanna per la modella australiana Belle Gibson è arrivata nel 2017: una multa da 410mila dollari. Si era inventata di essere malata di un tumore e aveva raccolto circa 500mila dollari. Ma dei 300mila promessi a una fondazione non-profit, ne aveva versati 7mila. Sempre in Australia Matteo Mariotti, 20enne di Parma, lo scorso dicembre è stato attaccato da uno squalo nel Queensland e gli è stata amputata una gamba. 

Il caso De Lellis

I suoi amici hanno aperto una raccolta fondi online per «pagare le spese mediche», superando rapidamente i 65mila euro. Chi ha inviato soldi credeva che il giovane non avesse abbastanza risorse e invece aveva un’assicurazione in Italia ed è curato dal nostro sistema sanitario nazionale. Ma il ragazzo ora parla di necessarie spese mediche per una protesi da sportivo com'è oltre che di spese già affrontate dalla famiglia per aiutarlo dall'Italia. Matteo promette di documentare e rivelare per cosa userà i soldi. Sempre in Italia, prima di Ferragni, era scoppiato il caso della modella Giulia De Lellis (5 milioni di follower su Instagram). Nel 2020 aveva pubblicato un video in cui promuoveva dei bracciali realizzati dagli orafi di Valenza, per «sostenerli». Ma gli artigiani avevano detto di non saperne nulla, minacciando una denuncia per truffa. 

Gli influencer "ladri" in Francia

In Francia le star dei social che abuserebbero della loro notorietà per presunte pratiche commerciali scorrette sono chiamate influvoleur, crasi tra “influencer” e “voleur” (ladro). Lo scorso giugno, la Direzione generale della concorrenza, dei consumatori e del controllo delle frodi ne ha sanzionati sei, tutte celebrità televisive. Hanno avuto l’obbligo di pubblicare il provvedimento sulle loro piattaforme per un mese. 

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