Claudia Alivernini minacciata: quanto odio per un’iniezione ma la rifarei mille volte

Claudia Alivernini minacciata: quanto odio per un’iniezione ma la rifarei mille volte
​Claudia Alivernini minacciata: quanto odio per un’iniezione ma la rifarei mille volte
di Alessia Marani
Mercoledì 30 Dicembre 2020, 08:09 - Ultimo agg. 16:32
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«Non mi aspettavo tanta cattiveria, un odio così grande, tanto veleno e rabbia, ma io lo rifarei subito, lo rifarei mille altre volte ancora, per tutti i miei colleghi che sono morti per aiutare gli altri, per tutti coloro che hanno perso la vita stroncati dal Covid e io ne ho visti tanti, troppi, di pazienti andare via...». Gli hater non sono riusciti a spegnerle il sorriso, né a farle fare un minimo passo indietro. Claudia Alivernini, 29 anni, la prima infermiera italiana vaccinata contro il virus, divenuta bersaglio dei no-vax, ieri mattina era di nuovo in corsia, all’istituto Spallanzani di Roma, puntuale come un orologio, come sempre. 

Minacciata sui social, costretta a chiudere la sua pagina Facebook, choccata per avere visto sul web spuntare falsi profili con il suo nome e il suo volto, Claudia ha rassicurato i colleghi, ha parlato a lungo con il professore Francesco Vaia, direttore sanitario della struttura, quindi ha intrattenuto un colloquio con gli agenti della Polizia postale che ben conoscono lo Spallanzani per via delle minacce già ricevute in passato da parte dei no-vax e di un cyber attacco subito dal sistema informatico nell’aprile scorso, nel pieno della prima ondata della pandemia.

Per tutta la giornata in tantissimi l’hanno cercata, chiamata, messaggiata per dimostrarle che non è sola, che non lo sarà mai in questa lotta al virus in cui, finalmente, si intravede una luce. 

Eppure, nonostante quei precedenti, la giovane infermiera che presta servizio anche nelle Uscar, le unità speciali anti-Covid inviate su tutti i fronti più caldi della lotta al virus nella regione Lazio, ha confidato ad amici e colleghi che nemmeno lei si aspettava una simile violenza. Ma dopo il trauma iniziale per gli auguri di morte («e ora vediamo quando muori», uno dei commenti più duri di fronte alla sua disponibilità a vaccinarsi) si è ripresa, è tornata a indossare la sua divisa e a lavorare. Nessun cedimento. Neanche un giorno di riposo dopo il V-day di domenica, al lavoro con il “solito” entusiasmo. 

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Anche il suo direttore sanitario, il professore Francesco Vaia, ha voluto vederla per sincerarsi delle sue condizioni, per mostrarle ancora una volta tutta la vicinanza dell’istituto. «Ho incontrato stamattina Claudia per incoraggiarla dopo le varie fake news ed attacchi - ha poi scritto Vaia, nel pomeriggio, su Facebook, postando una foto serena e distesa insieme alla giovane infermiera nel suo studio - Non ce n’è stato bisogno. Claudia sta bene, come tutti gli altri vaccinati, è di ottimo umore ed è sempre più convinta della sua scelta: atto d’amore per sé, per i suoi cari, per i Pazienti, per il Paese». Lo Spallanzani e le Uscar sono ormai per lei una seconda famiglia. E tutti le stanno facendo da scudo in queste ore per tenerla lontana da altri attacchi e dal clamore. 

«Tutta la mia solidarietà a Claudia Alivernini», postava ieri sui social Omar Altobelli, l’operatore sociosanitario che si è vaccinato con lei domenica, e di seguito una sfilza di messaggi di conforto e speranza, anche da parte di chi non l’ha mai conosciuta. E a chi, ieri, l’ha avvicinata per una parola di sostegno e di incoraggiamento, Claudia non ha smesso di ripetere che non le interessa «essere un simbolo», ma di volere continuare a svolgere il suo mestiere di infermiera che tanto ama e la appassiona, insomma di volere tornare nell’alveo della sua routine e dei suoi affetti. Pentita di avere fatto il vaccino? «Mai». Lo ha ribadito a chiunque glielo abbia chiesto, «come operatrice sanitaria è giusto farlo e doveroso. Gli insulti non mi hanno fatto cambiare idea». Ha continuato a sorridere, mostrandosi felice del caldo abbraccio virtuale arrivato ieri da tutta Italia fino allo Spallanzani, per lei, in un momento non facile. 

No-vax e leoni da tastiera. Claudia e i colleghi non si fanno intimidire, ma si chiedono come sia possibile che «siano arrivati a mettere in dubbio che le foto delle vaccinazioni fossero vere, qualcuno ha detto che l’ago non c’era, altri hanno ipotizzato che quelle immagini non fossero scattate in quel momento... la fiera dell’assurdo». 
 

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