Covid Veneto, il modello della Lega in crisi con il record di contagi: 213.054 positivi e ​5.382 morti

Covid Veneto, il modello della Lega in crisi con il record di contagi: 213.054 positivi e 5.382 morti
di Gigi Di Fiore
Domenica 20 Dicembre 2020, 12:00 - Ultimo agg. 12:54
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A marzo, c'era chi parlava di «modello Veneto», contrapposto al caso della Lombardia. Nei giorni degli allarmi al nord, in poco tempo i casi di positivi nelle province lombarde si erano moltiplicato quattro volte in più di quelli veneti. Nella seconda fase, la realtà sembra invece diversa con il Veneto diventata regione dal più alto numero di nuovi positivi, arrivati due giorni fa all'otto per cento in rapporto ai tamponi eseguiti. Un cambiamento dalle diverse spiegazioni.

L'ispiratore dei «tamponi a tappeto» è stato il virologo Andrea Crisanti, in servizio alla Asl di Padova. Chiara la sua teoria per affrontare con efficacia la pandemia da Covid: isolare i pazienti positivi per evitare i contagi, in aggiunta a un'identificazione continua dei contatti attraverso monitoraggi a catena. Un sistema agevole quando le aree di contagio sono limitate, di meno quando la diffusione del virus diventa estesa e indifferenziata.

A marzo, insieme con i comuni in provincia di Bergamo in Lombardia, il focolaio subito individuato dei contagi in Veneto era il comune di Vo' Euganeo in provincia di Treviso. Messo in zona rossa, riuscì a circoscrivere i suoi 66 casi di positivi, mentre venivano scoperti due cluster di contagi nell'ospedale Schiavonia e nel reparto geriatria dell'ospedale Ca' Foncello di Treviso. Ora, analizzando a ritroso la storia del virus, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, sostiene: «Gli esperti, alla luce di recenti studi sull'epidemia, hanno accertato che il virus circolava in Italia da molto prima del mese di febbraio.

E non si spiegherebbe altrimenti una così veloce e rapida estensione dei contagi a partire dal 21 febbraio».

Il presidente Zaia difende la sua decisione a non dichiarare lockdown autonomi oltre quello deciso a marzo dal governo centrale. Se Vo' Euganeo divenne subito area rossa, non c'è mai stato un divieto di spostamento tra comuni prima dell'ultimo decreto in vigore da ieri, che sarà applicato fino al sei gennaio. Restrizioni nuove, dunque, con blocco degli spostamenti. Ma spiega Zaia: «L'ordinanza veneta decadrà il 24 dicembre con l'entrata in vigore del Dpcm del governo nazionale».

Restrizioni obbligate, se anche nell'ultimo report di ieri mattina, che in Veneto è assai particolareggiato nella divisione dei dati anche tra province e singoli ospedali, i casi totali di positivi sono stati 213.054, con 3.834 nuovi contagi e 114 morti che si aggiungono ai precedenti con un totale di 5.382 decessi. Resta sempre alto in Veneto il numero dei tamponi eseguiti: 58.801 tra molecolari e test rapidi, che fanno arrivare la percentuale di positivi di ieri al 6,5 per cento.

E Luca Zaia lancia il suo nuovo appello: «Dobbiamo evitare assembramenti e tenere sempre la mascherina. Non voglio più vedere il serpentone di auto verso Asiago. Siamo riusciti a evitare fino ad ora restrizioni estreme, che abbiamo dovuto però decidere nelle ultime ore. Noi cittadini dobbiamo metterci più impegno, sapendo che, se non evitiamo gli assembramenti, rischiamo di portarci il virus a casa». 

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Anche il Veneto ha subito un'ispezione, disposta dal ministero della Salute come in Campania. Ha riguardato però una singola struttura: l'ospedale di Montebelluna in provincia di Treviso. Alcune segnalazioni parlavano di decessi nascosti e disservizi. Ma i dieci ispettori, tutti esterni alla Asl trevigiana, dopo aver verificato la qualità dell'assistenza, i picchi dei contagi e la condizione dell'obitorio, hanno concluso per «l'assenza di criticità» che metteranno per iscritto in questi giorni. Nessuna anomalia, dunque, nelle segnalazioni che riguardavano l'alto numero di contagi tra il personale ospedaliero e un presunto andamento insolito dei decessi con l'obitorio pieno così tanto da rendere necessario il rapido spostamento di 12 morti nel cimitero comunale. In totale, ieri i ricoverati in terapia intensiva nelle 53 strutture ospedaliere pubbliche e private erano 369, con 2844 ricoverati in degenza ordinaria. 

L'analisi sui dati degli ultimi 30 giorni, eseguita dall'Istituto superiore di sanità, inserisce il Veneto al secondo posto per numero di contagi (100.282) subito dopo la Lombardia, che ne ha 114.490. Al terzo posto, con quasi 50 per cento di positivi di meno (56.786) c'è la Campania. Gli analisti dell'Istituto superiore hanno avvertito che fino al sei dicembre il Veneto era l'unica regione, nonostante la più alta incidenza d'Italia di positività per 100mila abitanti, a non aver raggiunto il picco di crescita nella seconda ondata di Covid. Il Veneto è rimasto comunque in zona gialla per gli altri indicatori rimasti «virtuosi» tra i famosi 21 presi a riferimento dal Comitato tecnico nazionale. Virtuosi sono, ad esempio, i 58 concorsi pubblici per dirigenti anche medici nelle Asl e 12 per infermieri che il Veneto ha potuto bandire nel 2020, con 2.954 assunzioni straordinarie e 1.329 incarichi. Zaia fornisce la sua interpretazione sull'andamento dei contagi. E dice: «È una pandemia mondiale, il virus se ne andrà solo con la bella stagione. Abbiamo potenziato il personale sanitario. Si è capito che il virus si è concentrato adesso soprattutto nelle regioni a Nordest. È una questione di fortuna, con meccanismi che non si riesce a spiegare, questa è la verità. Siamo al nono posto per decessi in Italia, ma con il più alto numero di nuovi positivi. Il paragone con la situazione di Bergamo a marzo mi sembra però del tutto inappropriato. Il vaccino ci aiuterà e già il 27 dicembre ce ne arriveranno 875 fiale».

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