Erika Preti, l'ex fidanzato che l'ha uccisa scarcerato perché obeso: «Dimitri Fricano è troppo grasso per restare in cella»

L'omicidio era accaduto a San Teodoro in Sardegna, dove la coppia stava trascorrendo le vacanze estive.

Erika Preti, l'ex fidanzato che l'ha uccisa scarcerato perché obeso: «Dimitri Fricano è troppo grasso per restare in cella»
Sabato 11 Novembre 2023, 06:25 - Ultimo agg. 13 Novembre, 07:06
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«È obeso e in carcere non potrebbe seguire una dieta». Dimitri Fricano è stato scarcerato perché troppo grasso. Finirà di scontare la sua pena ai domiciliari a Biella. Aveva ricevuto una condanna a 30 anni di carcere per aver ucciso la fidanzata Erika Preti nel 2017. L'aveva colpita con 57 coltellate perché lei lo aveva rimproverato per le briciole in spiaggia durante un picnic al mare. Salvo poi fingere che fossero stati dei ladri. L'omicidio era accaduto a San Teodoro in Sardegna, dove la coppia stava trascorrendo le vacanze estive. Fricano ha finora scontato 6 anni di carcere. Qualche giorno fa però il tribunale di sorveglianza lo ha fatto uscire da Le Vallette a Torino. E lui è tornato a vivere a Biella.

Dimitri Fricano condannato a 30 anni: uccise a coltellate la fidanzata Erika Preti

SINDROME DEPRESSIVA

I suoi avvocati, Alessandra Guarini e Roberto Onida, spiegano: «I giudici hanno stabilito che debba essere curato». Il tribunale ritiene che Fricano non sia compatibile con il regime carcerario perché il 35enne è un grande obeso e un fumatore. E quindi a rischio di complicanze cardiache. Sempre secondo il tribunale Fricano soffrirebbe di una sindrome ansioso depressiva borderline narcisistica. E avrebbe anche un deficit cognitivo, conseguenza di un'encefalite che lo aveva colpito negli anni Novanta. All'ingresso in carcere Fricano pesava 120 chili: oggi è arrivato a 200. Il tribunale ha motivato così la sua decisione. «Il detenuto non può camminare, se non con le stampelle. Non può uscire dalla sua cella perché in carrozzina non riesce a spostarsi. Glielo impedirebbero anche le barriere architettoniche interne al Lorusso e Cutugno». Non può quindi fare attività fisica. «E questo costituisce un pericolo di vita legato al rischio cardiovascolare. E dalla sua mole deriva anche l'impossibilità di usare il letto e di deambulare». In carcere non può seguire una dieta. «Nel corso della restrizione si è riscontrato un ulteriore aumento ponderale, in quanto il paziente non può disporre di un pasto ipocalorico (non dispensato dalla cucina dell'istituto) e non segue le indicazioni dietetiche. Depressione e detenzione lo spingono a consumare in maniera compulsiva alimenti controindicati». Per questo la pena non è funzionale alla sua rieducazione. «Perché Fricano è immobilizzato nell'ozio e sta nella passiva sopportazione di una condizione di inferiorità rispetto agli altri detenuti». Anche il procuratore generale Alberto Benso ha dato parere favorevole alla detenzione domiciliare. Per i familiari di Erika invece è un ferita che si riapre. Il padre, Fabrizio Preti, non ci sta. «I domiciliari per Dimitri? Sono una decisione vergognosa. Sapevo che non avrebbe scontato 30 anni di carcere, ma sei sono davvero troppo pochi». E aggiunge: «Non si augura la morte a nessuno, ma questa storia finirebbe solo così. Tanto nessuno mi ridarà indietro la mia bambina. Dicono che il tempo rimargini le ferite, ma non quelle di due genitori ai quali viene portata via una figlia. Quando alcuni amici mi hanno fatto sapere che Dimitri era stato mandato ai domiciliari si è riaperta una ferita. È stato come ricevere una pugnalata al cuore». I difensori di Fricano si erano battuti sino all'ultimo ingaggiando una squadra di super consulenti di cui faceva parte l'ex comandante del Ris di Parma Luciano Garofano, dando una propria ricostruzione del delitto e rimarcando le cure psichiatriche a cui si era sottoposto Fricano per molti anni. La condanna definitiva da parte della Corte di Cassazione risale allo scorso aprile. Secondo Fabrizio Preti, il suo è un caso raro perché «neanche i mafiosi ricevono questo trattamento». Il padre della 25enne uccisa poi aggiunge: «Il mio avvocato mi ha assicurato che, se dovesse guarire, tornerebbe in cella. Ci credo poco». Un omicidio, quello avvenuto in Sardegna sei anni fa, che Fricano aveva confessato solo dopo un mese di pressioni e interrogatori. Prima aveva sostenuto di essere stato vittima insieme a Erika di una rapina. Poi la verità: Erika era stata uccisa da lui, in seguito a una lite, a coltellate. «Per otto anni è sempre stato con noi» dice il padre della ragazza. «E in tutti quegli anni non l'ho mai visto fumare. Strano che oggi sia stato il fumo ad aver aggravato la sua patologia».
Erica Di Blasi
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