Il comandante dello Scico: ecco come le cellule italiane inviavano fondi ai combattenti jihadisti in Siria

Il comandante dello Scico: ecco come le cellule italiane inviavano fondi ai combattenti jihadisti in Siria
di Ebe Pierini
Giovedì 10 Maggio 2018, 20:23 - Ultimo agg. 11 Maggio, 11:48
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Una vera e propria associazione a delinquere aggravata, a carattere transnazionale dedita a finanziamento di gruppi terroristici di matrice islamica, riciclaggio, autoriclaggio, abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento, composta da siriani, che operava in Italia. È stata scoperta e smantellata grazie alle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Brescia e al lavoro dei finanzieri del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma e del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Brescia della Guardia di Finanza che hanno eseguito dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere.
Il generale Alessandro Barbera, comandante dello SCICO illustra il certosino lavoro svolto dalle Fiamme Gialle che ha portato a scoprire un’organizzazione che aveva ramificazioni anche in Svezia, Turchia ed Ungheria oltre che in Siria.
Generale come si è giunti a scoprire l’attività sotterranea di queste persone che, in alcuni casi, era collegata ai campi di battaglia siriani?
È bene ricordare che quella di Brescia è una delle province italiane dove vive il maggior numero di stranieri residenti. Lì vivono persone provenienti da Paesi a rischio. Pertanto da questi dati siamo partiti per compiere un’attività di analisi ad ampio raggio. Le nostre indagini sono state avviate nel 2015 ed hanno preso spunto da una preliminare attività di controllo sui flussi finanziari intercorsi attraverso il circuito dei money transfer, verso appunto i Paesi a rischio, effettuati da soggetti che erano stati segnalati dal  CASA, il Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo, quali foreign fighters. Siamo quindi giunti ad individuare dei siriani, tutti con regolare permesso di soggiorno e, nella maggior parte dei casi anche titolari di attività, che si erano stabiliti tra le province di Como e di Lecco.  Ovviamente le nostre indagini sono consistite in analisi molto sofisticate integrate da preziosi elementi informativi forniti appunto dal CASA e da intercettazioni telefoniche. Certo l’analisi dei flussi dei money transfer, che sono legittimi, ci ha consentito però di risalire ad altri soggetti legati a persone che effettuavano regolari versamenti e che invece utilizzavano altri canali.

In che cosa consistevano le attività illecite che avete scoperto? Come operavano i soggetti destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare?
In pratica è emersa un’attività di raccolta e di trasferimento di denaro che avveniva attraverso il  canale non convenzionale “Hawala”. In pratica le somme venivano trasferite tramite contatti presenti in diversi Paesi. In totale la somma movimentata supera i 2.000.000 di euro che sono stati utilizzati per attività di riciclaggio e per il finanziamento di gruppi terroristici vicini alla organizzazione “Al-Nusra”. Non possiamo però quantificare con precisione quanta parte del totale sia stata sfruttata per alimentare il terrorismo islamico.

Ma tutto questo denaro da dove proveniva?
È emersa l’esistenza di una struttura criminale di origine islamica, che si era stanziata in Brianza, ed era dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in Europa soprattutto per quanto riguarda i flussi provenienti dai Balcani. Il denaro destinato ai campi di battaglia veniva raccolto anche nelle moschee, presso le attività commerciali dei loro connazionali, tra i privati.

È comunque appurato che una parte delle somme abbia alimentato l’attività dei jihadisti sui campi di battaglia in Siria. In cosa veniva impiegato il denaro?
Essenzialmente veniva impiegato per aiutare i combattenti, acquistare medicinali, abiti e componentistica per le armi come mirini ottici dei kalashnikov. In alcuni casi il denaro serviva a sostentare le famiglie dei combattenti che erano caduti in battaglia. Dalle intercettazioni telefoniche è emerso alcuni uomini dell’organizzazione erano presenti  direttamente in Siria per l’effettuazione dei richiesti trasferimenti di denaro a favore di ribelli antigovernativi vicini ad ambienti terroristici. Uno dei siriani da noi individuati aveva addirittura un fratello che combatteva in territorio siriano.

Si è trattato di un’operazione importante che ha riguardato soggetti distribuiti in vari Paesi d’Europa. Quindi un meccanismo molto ramificato?
L’attività di trasferimento di grandi somme di contante veniva gestita da Daadoue Anwar che si trova in Svezia e che era coadiuvato da Chdid Subhi, domiciliato in Turchia assieme al fratello e ad un altro componente.  Un altro gruppo criminale facente capo al siriano Bazzka Salmo era stanziato in Ungheria.

Generale in questa indagine è stato fondamentale il lavoro di un vostro uomo che ha agito sotto copertura. Quale è stato il suo ruolo?
L’operazione speciale sotto copertura del membro dello SCICO è stata possibile grazie alla collaborazione fondamentale con l’AISI, i servizi di sicurezza nazionali. Il nostro uomo ha avvicinato Chaddad Ayoub, una pedina fondamentale dell’organizzazione criminale, si è conquistato la sua fiducia ed è riuscito a carpire informazioni importantissime ai fini delle indagini in merito al ruolo che il soggetto aveva relativamente alla raccolta di denaro e al suo investimento per attività di finanziamento al terrorismo internazionale. Il nostro militare sotto copertura ha appurato che il soggetto era stato un foreign fighter ed aveva collegamenti con persone che attualmente stanno combattendo in Siria.
 
 

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