Laura Ziliani, l'ex vigilessa uccisa dalle figlie. Il pm chiede l'ergastolo per il trio criminale: «Rei confessi capaci di intendere e volere»

La donna fu uccisa l'8 maggio del 2021, stordita con benzodiazepine, poi soffocata e infine sepolta vicino al fiume

Laura Ziliani, l'ex vigilessa uccisa dalle figlie. Il pm chiede l'ergastolo per il «trio criminale»
Laura Ziliani, l'ex vigilessa uccisa dalle figlie. Il pm chiede l'ergastolo per il «trio criminale»
Martedì 26 Settembre 2023, 12:57 - Ultimo agg. 27 Settembre, 07:00
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Laura Ziliani uccisa, l'atto finale del processo. Due anni dopo il loro arresto, avvenuto il 24 settembre 2021, il pm di Brescia Caty Bressanelli ha chiesto la condanna all'ergastolo per il cosiddetto trio criminale, le sorelle Paola e Silvia Zani e Mirto Milani. Sono rei confessi dell'omicidio della Ziliani, ex vigilessa di Temù (Brescia) e madre delle due imputate.

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La donna fu uccisa l'8 maggio del 2021, stordita con benzodiazepine, poi soffocata e infine sepolta vicino al fiume del paese dell'alta Valle Camonica, nel Bresciano dove il cadavere venne trovato l'8 agosto 2021. «Siamo davanti a tre rei confessi perfettamente capaci di intendere e volere e il quadro è quindi decisamente chiaro» ha detto il pm Bressanelli. «Ci sono stati dei momenti un po' surreali in questo processo. Questo è un processo per omicidio e dobbiamo uscire dalle dinamiche sentimentali degli imputati. Non dobbiamo fare una valutazione etica e morale ma giuridica. Il loro proposito di uccidere la vittima è rimasto fermo per diversi mesi. Non hanno esitato ad uccidere la signora Ziliani anche se era l'unico appoggio della figlia mezzana che ha problemi di salute e aveva bisogno della mamma. Hanno ucciso un giorno prima della festa della mamma e tutto questo è ancora più orribile» ha detto il pm prima di chiedere per i tre imputati l'ergastolo.

Laura Ziliani uccisa, la vicenda

 

Il piano per uccidere Laura Ziliani sarebbe stato orchestrato prendendo spunto da alcune serie televisive. «Volevamo fosse veloce, indolore, che non se ne accorgesse neanche», ha detto in aula Silvia Zani che con gli altri due imputati avrebbe fatto numerosi esperimenti con erbe velenose e semi di ricino.

Come ormai noto, l’ex vigilessa di Temù sarebbe stata prima drogata - con dei muffin corretti con benzodiazepine - e poi strangolata nel letto. La 29enne ha ripercorso così la notte del delitto: «Il giorno dell'omicidio tutto si è svolto in modo normale, ha mangiato quel maledetto muffin che avevamo preparato per lei e verso le 23.30 è andata a dormire. Noi dormivamo da circa un'ora, poi ci siamo svegliati e abbiamo iniziato a discutere, Mirto voleva desistere con questa idea mostruosa, a un certo punto io ho preso coraggio. Paola mi ha seguita e poi l'abbiamo soffocata, non è stato come ci siamo immaginati, non è stato per nulla indolore, credevamo sarebbe stato più rapido, non volevamo che se ne accorgesse, speravo che non si svegliasse. È un'immagine orribile, al momento ci sembrava la cosa più umana».

 

Solo più tardi il corpo senza vita della 55enne è stato trasportato in montagna e sepolto vicino al fiume Oglio dove tre mesi più tardi venne ritrovato. Al termine dell'interrogatorio del pm, Silvia ha chiesto scusa, tra le lacrime, ai parenti: «Voglio chiedere scusa a tutti. A mia madre che ho ucciso, ai miei zii, a mia sorella, a mia nonna, a tutte le persone di Temù. Mi rendo conto di aver ferito tutti. Mi dispiace per tutto. In assoluto mi dispiace più di tutti per mia mamma».

Milani ha confermato la versione: «Io stesso con una siringa ho messo 30 gocce di benzodiazepine in ogni muffin e poi mi sono messo sotto il letto della camera di Paola perché Laura non sapeva che io fossi a Temù». Poi, quando l'ex vigilessa è andata a dormire, il trio criminale si è preparato: «Allora ho iniziato ad avere i primi dubbi, ho detto che dovevamo fermarci e Silvia ha imprecato contro di me, uscendo dalla stanza e portandosi dietro Paola. Poi ho sentito un grido soffocato e nella penombra ho visto Silvia che strangolava Laura mentre Paola la teneva ferma». Milani ha sostanzialmente ammesso «i fatti così come sono stati contestati. I fatti sono accaduti come sono stati descritti da Silvia Zani. Mi voglio scusare per quanto è accaduto. Avevo confessato questo mio pentimento agli psicologi e agli psichiatri durante la pausa dell'interrogatorio. In quell'occasione ho avuto un crollo emotivo». Ha poi confessato di aver meditato il suicidio.

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