Luca Gobbo picchiato a Treviso da due adolescenti, ora a cena con il baby aggressore: «Così capirò se è cambiato»

«Voglio chiedergli cosa gli è passato per la testa, quel ragazzo va recuperato»

Picchiato a Treviso da due adolescenti accetta l'invito a cena con il baby aggressore: «Così capirò se è cambiato»
Picchiato a Treviso da due adolescenti accetta l'invito a cena con il baby aggressore: «Così capirò se è cambiato»
di V.Lip.
Lunedì 8 Aprile 2024, 00:41 - Ultimo agg. 9 Aprile, 07:54
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È stato picchiato brutalmente da un 17enne e un 15enne, venerdì, in vicolo Rialto. Il giorno dopo, trova parole di solidarietà con il papà del bulletto 17enne. Luca Gobbo ieri mattina si è messo in auto per tornare a casa: vive in Svizzera con la famiglia ed era a Treviso per incontrarsi con alcuni parenti. Tornerà nella Marca tra un mesetto. Per ora ha chiuso il brutto episodio di vicolo Rialto tra una parentesi. Non senza dire: «Il papà di quel ragazzetto che mi ha pestato è di una gentilezza disarmante. È proprio una brava persona. Il giorno della rissa mi ha pregato di chiamare i carabinieri e mi ha detto, esattamente “Faccia quello che deve fare”, come se cercasse un’ancora di salvezza nelle forze dell’ordine per raddrizzare una situazione che non riesce più a gestire». Gobbo ha riportato ferite lievi e rifarebbe quello che ha fatto venerdì. «Ho visto una mamma insultata da quei due che circolavano in bici in Galleria Rialto. Li aveva redarguiti, chiedendo di scendere dalla bici e loro l’avevano insultata. L’ho difesa e sono stato colpito con calci e pugni».

LA TELEFONATA

Ieri mattina, il giorno dopo la rissa, il papà del 17enne ha telefonato a Luca Gobbo per informarsi sulle sue condizioni di salute.

E gli ha fatto una proposta. «Tra un mese, quando tornerò a Treviso, mi ha chiesto di andare a cena da loro per conoscere il figlio che mi ha colpito con calci e pugni. Per me sarebbe bellissimo poterlo vedere e capire cosa gli è scattato in testa. I giovani vanno raddrizzati e quell’anima va recuperata. Anche per i genitori che, credo, stiano facendo il possibile per quel figlio che ha preso da tempo una brutta strada». Dice, ancora: «Anch’io ho figli e l’ultima cosa che vorrei è quella di sapere che un ragazzo ha perso le redini della sua vita. Che sogni ha? Cosa vuole diventare da grande? Sono queste le grandi motivazioni che fanno di un ragazzo, un uomo. Mi piacerebbe parlargli e capire che è pronto a cambiare e a pagare il suo prezzo alla giustizia».

PADRE E FIGLIO

Ma c’è di più. Perché qualcosa è successo tra padre e figlio venerdì pomeriggio in Questura. Il 17enne era in stato di arresto. Ma il papà lo ha visto e gli ha parlato. Poche frasi. Forse, sufficienti a farlo sperare. È sempre Gobbo a raccontarlo: «Quando mi ha telefonato mi ha detto che aveva visto il figlio in Questura e che il ragazzo gli aveva detto “Sono stanco, papi”. E poi gli ha chiesto come stava la persona che aveva malmenato. Mi ha detto che ha visto un figlio diverso. O, almeno, ci spera tanto». Gobbo conclude: «Il papà ha visto una scintilla di speranza. Il figlio era esausto. Forse si renderà conto di cosa ha combinato. E forse la sofferenza che ho letto in quella famiglia potrà alleviarsi un po’».

Che il problema dei giovani e delle devianze giovanili sia al centro del dibattito, anche dell’Usl 2, lo dicono i dati. Nicola Michieletto, direttore dei servizi Iat (Infanzia, adolescenza, famiglia) dell’Usl 2 lo sottolinea così: «Negli ultimi 4 anni l’accesso ai servizi da parte di giovanissimi - tra i 12 e i 17 anni - è aumentato del 20 per cento. Gli interventi mirati soltanto sui ragazzi si rivelano, però, poco incisivi. Dobbiamo riuscire a intercettare le famiglie». 

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