Mikea Zaka arrestato per la sparatoria nel bar a Frosinone: «Ci contendevamo una donna, per questo ho aperto il fuoco»

La pistola non è stata ancora trovata

La pista della guerra tra bande
La pista della guerra tra bande
di Pierfederico Pernarella e Marina Mingarelli
Domenica 10 Marzo 2024, 10:39 - Ultimo agg. 12 Marzo, 18:53
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Si chiama Mikea Zaka, 23 anni, l'albanese arrestato per la sparatoria di sabato sera allo "Shake bar" in via Aldo Moro a Frosinone che è costata la vita ad un connazionale -  Kasmi Kasen, 27 anni, conosciuto nel capoluogo ciociaro con il nome di Carletto - e il ferimento di altri tre giovani, anche loro albanesi. Il morto e i tre feriti sono due coppie di fratelli. Dietro gli spari storie di donne, ma forse anche di droga  e prostituzione.  

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Chi è 

Il 23enne, braccato dalla polizia, si è costituito dopo circa quattro ore dai fatti. È stato interrogato fine alle 3.30 del mattino. Il sostituto procuratore Samuel Amari ha disposto l'arresto con l'accusa di omicidio e triplice tentato omicidio. Ora si trova nel carcere di Frosinone. Il giovane è stato sottoposto all'esame dello stub, ma la pistola non è stata ancora trovata. Nella ricostruzione che emerge dopo una notte di indagini, sabato sera verso le 19.30 Mikea Zaka è allo Shake Bar di via Aldo Moro con i suoi amici Giuliano D.

ed Elia D e altre due persone. Sono tutti albanesi: Mikea è incensurato, ma le Volanti lo hanno fermato due volte per un giro di droga al Casermone, in un caso gli uomini del dottor Carlo Bianchi gli hanno trovato 20mila euro in contanti e per questo sospettano sia il cassiere di una banda.

 

 

Le indagini

Ma arriviamo ai fatti. È sabato sera, lo Shake è pieno come sempre a quell'ora, circa le 19.30. L'ora dell'aperitivo.  Entrano quattro albanesi: la vittima Kasmi Kasen e suo fratello Ervin dopo aver lasciato la Lancia Y ancora accesa quasi in mezzo alla carreggita in via Aldo Moro. Con loro c'è una coppia di amici. Scoppia una discussione accesa, ma dura poco. Non c'è più il tempo per le parole. Mikea estrae una pistola calibro 22 ed esplode più di dieci colpi, solo la vittima viene centrata da sei proiettili tra l'addome e il torace. Uno centra al collo Kasmi Kasen che si accascia e morirà dopo una ventina di minuti tra le mani dei medici del 118 che tentano di rianimarlo. Gli altri restano feriti: in due vengono portato a Roma, l’ultimo allo "Spaziani" di Frosinone dove lo operano ad un femore fratturato da una pallottola.

Di chi è la pistola

Mikea si presenterà in Questura intorno alle 23. Gli agenti avevano già il suo nome,  lo stavano cercando ed erano andati già a casa sua. Ma non è escluso che il giovane si sia consegnato perché temesse ritorsioni del gruppo rivale. Interrogato in presenza del suo legale, l'avvocato Marco Maietta, ha fornito una versione diversa. Ha detto che la pistola non era la sua, ma di uno del gruppo entrato nel locale ed al quale lui sarebbe riuscito a strappare di mano l'arma. Avrebbe sparato per difendersi. Ma è una ricostruzione alla quale la polizia non crede e sulla quale sono in corso approfondimenti. La pistola non è stata ancora trovata. Il 23enne albanese ha raccontato agli investigatori di aver buttato l'arma nel fiume Cosa, nel tratto di via Verdi. La polizia non l’ha ancora trovata. Al momento non ci sono altri indagati né ricercati. 

Questioni sentimentali

Stando alle indagini le liti tra i due gruppi andavano avanti da giorni. Di mezzo c’è una donna che prima stava con Kasen (la vittima) ed ora con Zaka, ma  non si escludono piste che portano nel mondo della criminalità, dalla droga alla prostituzione, settori in cui i clan albanesi in Ciociaria spadroneggiano da lungo tempo. 

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