«Omicidio di via Poma lati oscuri mai chiariti»

Lo scrittore Patruno: «La nuova inchiesta può far luce sulla morte di Simonetta Cesaroni»

Simonetta Cesaroni
Simonetta Cesaroni
di Raffaella R. Ferré
Domenica 19 Marzo 2023, 08:59
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Simonetta Cesaroni aveva vent'anni quando fu assassinata, il 7 agosto 1990 a Roma, negli uffici dell'AIAG, Associazione italiana alberghi per la gioventù, meglio nota come Ostelli della gioventù. Il caso divenne mediatico con il toponimo "via Poma". Archetipo del delitto irrisolto, del mistero italiano sempre sul limite del colpo di scena: una vicenda giudiziaria lunga trent'anni, tre indagati il portiere dello stabile; il nipote dell'anziano architetto che aveva progettato il comprensorio e che lì viveva; il fidanzato dei tempi poi tutti prosciolti, e nessun colpevole. Restano le piste, alcune delle quali fallaci, con ripercussioni tragiche. Resta la fotografia di Simonetta al mare, in costume bianco, lo sguardo in camera.

Resta una famiglia che chiede verità e giustizia, perché se la morte si allontana nel tempo, il dolore non ha scadenza. E resta una traccia che potrebbe segnare una svolta verso la soluzione del cold case per eccellenza. Il 2022 è stato un anno importante in questo senso. Nuove dichiarazioni, nuovi testimoni. Il caso è approdato anche in parlamento, in commissione antimafia, che ha relazionato dopo aver sentito la sorella di Simonetta, Paola Cesaroni, l'avvocato della famiglia Federica Mondani, e lo scrittore Igor Patruno, studioso della vicenda. La Procura ha riaperto un fascicolo di indagine contro ignoti. Ne parliamo proprio con Patruno che segue il caso sin dall'inizio, ne ha scritto due libri, mentre il terzo, in coppia con il giurista Luca Dato, arriverà in libreria nei prossimi mesi.

L'assassinio di Simonetta Cesaroni è rimasto nella memoria degli italiani e tanti, ancora oggi, hanno a cuore la vicenda. Secondo lei da cosa dipende?
«Questo delitto è una fotografia dell'Italia del 1990, si porta dentro tutto il malessere montato negli anni 80 e pronto a esplodere.

C'è la profonda ingiustizia del non poter rispondere alle domande canoniche sull'assassinio brutale di una ragazza di vent'anni, una ragazza di periferia ammazzata mentre lavorava nel quartiere dei ricchi, in un palazzo della Roma "bene". Non sappiamo chi, non sappiamo perché, e non sappiamo nemmeno con certezza come e quando. Resta il dove, via Poma, che apre a due interrogativi, gli unici possibili: Chi sapeva che quel giorno Simonetta avrebbe lavorato da sola? E chi c'era quel giorno lì? Un "censimento" vero e proprio non risulta che sia stato fatto, forse perché, convinti che il colpevole fosse il portiere, sono stati tralasciati completamente ambiti e scenari alternativi. La pista è venuta prima delle indagini. Interrogatori, verifiche, ricerca delle prove, sono state fatte in funzione di una sola tesi. Si dice spesso che se un caso non viene risolto o quanto meno ben instradato nelle prime 48-72 ore poi le cose si complicano; qui è andata così. Ma forse si può ancora rimediare».

Le indagini della Procura: c'è un fascicolo e cosa riguarda? Crede sia possibile una soluzione del caso dopo quasi 33 anni?
«Dopo un esposto della sorella di Simonetta, Paola, si sta indagando su soggetti che nelle precedenti inchieste sono stati considerati marginali o che non sono mai stati sentiti né coinvolti. Dunque la Procura sta lavorando e la possibilità di individuare il colpevole esiste, come esiste un profilo genetico individuato ed estratto dai RIS nel 2007 a partire da una traccia di sangue rinvenuta a pochi centimetri dal sangue della vittima. Questo profilo, confrontato con quello dei soggetti coinvolti a vario titolo durante le precedenti indagini e con la banca dati, non ha avuto riscontro. Appartiene, dunque, a un soggetto maschile ignoto. Servirebbe un'indagine simile per ambito a quella svolta per il caso Yara Gambirasio. Due cerchie ristrette su cui attivare l'attenzione: i "territoriali" di via Poma in quel periodo e cioè chi per un qualsiasi motivo frequentava il complesso; chi era in prossimità di contatto con Simonetta, ovvero che per una ragione o l'altra, conosceva la ragazza.

In questa vicenda, troppo spesso l'interpretazione dei fatti è venuta prima dei fatti stessi. La sua idea: come sono andate le cose?
«Ho una mia idea, chiunque conosca la storia di via Poma ne ha una. Lo sforzo è evitarlo perché solo mantenendo la neutralità il quadro si compone. Bisogna leggere le carte, limitarsi alle evidenze. Nel libro scritto con Luca Dato che ha un'esperienza concreta nella ricerca e lettura dei documenti, facciamo parlare solo questi ultimi, che danno indicazioni molto precise. Lo stesso succede con una ricostruzione in 3D delle 29 ferite inferte a Simonetta. Questa mappa delle lesioni effettuata dal medico e criminologo Franco Posa ci dice due cose: vi è efferatezza e overkilling. Non può trattarsi, cioè, di una messinscena. Di conseguenza, diventa difficile immaginare un delitto consumato in silenzio durante un pomeriggio estivo e diventa impossibile credere che chi ha ucciso non si sia imbrattato e non abbia dovuto cercare un posto in cui ripulirsi o nascondersi».
 

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