Trivelle, dalla Consulta il via libera al referendum. Doppio voto su Riforma e petrolio: «trappola» per Renzi

Trivelle, dalla Consulta il via libera al referendum. Doppio voto su Riforma e petrolio: «trappola» per Renzi
di Francesco Lo Dico
Martedì 19 Gennaio 2016, 18:27
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È un sì di quelli che pesano, il placet al referendum sulle trivelle che giunge oggi dalla Consulta. Dopo l'ok della Corte di Cassazione, anche i giudici costituzionali hanno avallato uno dei sei quesiti che affida alla sovranità popolare la decisione sulle autorizzazioni e le trivellazioni dei giacimenti che sono già state rilasciate. Per il governo non si tratta di una buona notizia. Il referendum proposto dai nove Consigli regionali (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) rappresenta per il governo Renzi un'autentica mina.

Con ogni probabilità, gli elettori saranno infatti chiamati a decidere sulle trivelle nello stesso giorno di ottobre in cui, da agenda dell'esecutivo, dovranno vidimare o radere al suolo la riforma costituzionale. Il doppio turno avrebbe infatti l'effetto di chiamare al voto molti cittadini interessati a fermare la caccia al petrolio nelle regioni di appartenenza, che con ogni probabilità non sarebbero troppo teneri neppure nei confronti del restyling istituzionale concertato dal governo, che ne ha fatto l'architrave simbolico della sua legislatura. Che il doppio voto su riforme e trivelle fosse molto temuto da Renzi, lo dimostra il lavorio in Legge di stabilità, dove nel tentativo di disinnescare la ratio dei referendum, l'esecutivo aveva ribadito il divieto di trivellazioni entro le dodici miglia marine. Evidentemente, non abbastanza per fermare tutta la macchina referendaria costruita dalle Regioni, che ora accolgono il verdetto della Consulta con grande giubilo, comprese anche quelle a guida Pd come la Puglia.

LE REAZIONI - «Per festeggiare - chiosa il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano- organizzerei un corteo con le automobili». Il presidente Renzi, ha commentato, «dev'essere contento perché quando il popolo irrompe sulla scena della democrazia, chi è iscritto al Partito democratico dev'essere contento per definizione».

«Il primo obiettivo – argomenta il governatore veneto Luca Zaia - è stato raggiunto, ma ora dobbiamo guardare al traguardo decisivo: quello di impedire le trivellazioni nei nostri territori e nel nostro mare e mettere la parola fine a questa spada di Damocle che pende sulle teste di milioni di cittadini e aziende del Veneto e delle altre regioni adriatiche». ha commentato il presidente del Veneto Luca Zaia.

«A breve gli italiani avranno finalmente la possibilità di far sentire la loro voce e di far vincere le ragioni della biodiversità», aggiunge con soddisfazione Annamaria Procacci, responsabile per Enpa dei temi ambientali e climatici. Ironico il commento di Emiliano, a proposito dell'Abruzzo, che era stata una delle regioni promotrici del referendum per poi sfilarsi dalla campagna referendaria. «È come quando uno si vende la schedina prima della partita, e poi si ritrova col tredici. Lo dico con affetto nei confronti del mio amico Luciano D'Alfonso che avrebbe potuto festeggiare con noi».

LE TAPPE DEL REFERENDUM - In partenza, il referendum sulle trivelle comprendeva sei capitoli che erano tutti stati accolti dall'Ufficio centrale presso la Suprema Corte. In seguito alle modifiche introdotte dal governo sulla materia in Legge di stabilità, la Cassazione ne ha cancellati cinque, ritenendo ammissibile soltanto il quesito che prevede che i permessi e le concessioni già rilasciati abbiano la «durata della vita utile del giacimento». Sulla falsariga di quanto deciso in Cassazione, anche i giudici costituzionali hanno ritenuto oggi ammissibile il medesimo testo, che conferisce ai cittadini la facoltà di decidere se abrogare la norma di cui detto.

IL VERDETTO DELLA CONSULTA - Per i giudici della Corte costituzionale «il quesito ammesso è l'unico del quale l'ufficio centrale per il referendum ha affermato la legittimità sulla base della normativa sopravvenuta (la legge di stabilità 2016). Nella nuova formulazione il referendum viene pertanto ad incentrarsi sulla previsione che le concessioni petrolifere già rilasciate durino fino all'esaurimento dei giacimenti, in tal modo prorogando di fatto, come rilevato dall'ufficio centrale per il referendum, i termini già previsti dalle concessioni stesse. La sentenza sarà depositata entro il 10 febbraio, come previsto dalla legge».
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