Sibilla Barbieri, il figlio che l'ha aiutata a morire con suicidio assistito si è autodenunciato: «Gli ultimi giorni di mamma sono stati strazianti»

Sibilla Barbieri, il figlio che l'ha aiutata a morire con suicidio assistito si è autodenunciato: «Gli ultimi giorni di mamma sono stati strazianti»
Sibilla Barbieri, il figlio che l'ha aiutata a morire con suicidio assistito si è autodenunciato: «Gli ultimi giorni di mamma sono stati strazianti»
Martedì 7 Novembre 2023, 11:34 - Ultimo agg. 17:51
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Il figlio dell'attrice Sibilla Barbieri, paziente oncologica terminale morta con suicidio assistito, è arrivato nella stazione dei carabinieri Vittorio Veneto, a Roma. Si autodenuncerà, insieme a Marco Cappato, dopo aver accompagnato la donna in Svizzera, per l'assistenza al suicidio offerta alla madre. Denuncerà, inoltre, la sanità del Lazio «in quanto Sibilla era in realtà in possesso di tutti i requisiti previsti dalla sentenza Cappato/Antoniani per l'accesso alla morte volontaria in Italia», si legge nella nota. «Gli ultimi giorni di vita di mia madre sono stati estremamente strazianti e non dovevano esserlo così tanto perché si è spinta fino al limite e fino all'ultimo secondo», ha spiegato Vittorio Parpaglioni. «Questo ha fatto sì che avessimo tutti più sofferenza e difficoltà nel viaggio e negli ultimi giorni - prosegue - Nonostante questo mia madre era ed è tutt'ora, chissà dove, una donna decisa e determinata fino all'ultimo momento. Non ha mai tentennato rispetto alla sua voglia di autodeterminarsi di essere libera fino alla fine. Il motto, quindi, è giusto: liberi fino alla fine». «Mia madre è rimasta sempre una madre, fino all'ultimo. Non hai mai pesato su di noi. Il viaggio in Svizzera è stato l'ultimo momento di raccoglimento con lei e una volta arrivati in clinica ci eravamo già detto tutto. Non avevamo più bisogno di parlarci con le parole, ma solo di guardarci»,

 

Il divieto di morire in Italia

Secondo i medici,  Sibilla, infatti, non aveva i 'requisitì per poter usufruire del cosiddetto aiuto medico alla morte volontaria e così ha deciso di intraprendere il suo ultimo viaggio, insieme con il figlio e i membri dell'associazione Luca Coscioni.  Sono stati loro a 'realizzarè gli ultimi desideri di Sibilla Barbieri, attrice e regista malata oncologica terminale che aveva espresso il desiderio - negato - di morire nel suo appartamento romano dove viveva. «Abbiamo sollecitato l'Asl Roma 1 a effettuare le verifiche sullo stato di salute della nostra assistita e a procedere come indicato dalla sentenza di incostituzionalità della Corte costituzionale sul caso Cappato/Antoniani - ha spiegato l'avvocato dell'associazione Coscioni, Filomena Gallo -.

I dirigenti dell'azienda sanitaria hanno predisposto le verifiche e inviato un diniego di accesso all'aiuto alla morte volontaria perché, secondo una commissione aziendale istituita ad hoc, la persona malata non dipendeva da trattamenti di sostegno vitale». Come se non bastasse, all'opposizione del diniego sanitario il team legale ha avuto il via libera del comitato etico quando la donna era già morta in Svizzera. «Abbiamo appreso poi dal verbale - continua l'avvocato - che la commissione aziendale non poteva aderire al parere positivo del comitato etico in quanto ritengono che non vi sia il trattamento di sostegno vitale e spiace e mortifica leggere perfino 'che le condizioni attuali non sono coerenti con sofferenze fisiche intollerabilì».

 

Il "testamento civile" 

Sibilla, morta a 58 anni,  ha lasciato impresso in un video di poco più di due minuti il suo testamento. Davanti al diniego della commissione medica della sua Asl, la regista si è scagliata contro quella che lei stessa ha definito una «discriminazione gravissima tra i malati oncologici e chi si trova anche in altre condizioni non terminali». «Per questo - afferma poco prima di lasciare l'Italia - ho deciso liberamente di ottenere aiuto andando in Svizzera perché possiedo i 10mila euro necessari e posso ancora andarci fisicamente. Ma tutte le altre persone condannate a morire da una malattia che non possono perché non hanno i mezzi, perché sono sole o non hanno le informazioni, come fanno? Questa è un'altra grave discriminazione a cui lo Stato deve porre rimedio». Nei 166 secondi del video pubblicato online, Sibilla si interrompe più volte, stenta a trattenere l'emozione, soprattutto quando parla di chi, come lei, vorrebbe poter decidere come e quando andar via. «Ringrazio l'associazione Luca Coscioni e i disobbedienti - le sue ultime parole - e ringrazio voi che mi avete ascoltato al posto dello Stato». 

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