Simonetta Cardone uccisa da una Tesla contromano sulla Laurentina, il fratello: «Vittima di un incosciente, lei come Manuel». Controlli sul sistema di guida autonomo

La tragedia sulla Laurentina: «La tragedia di Casal Palocco non ha insegnato nulla»

Simonetta uccisa da una Tesla contromano sulla Laurentina, il fratello: «Vittima di un incosciente, lei come Manuel». Controlli sul sistema di guida autonomo
Simonetta uccisa da una Tesla contromano sulla Laurentina, il fratello: «Vittima di un incosciente, lei come Manuel». Controlli sul sistema di guida autonomo
di Flaminia Savelli
Lunedì 3 Luglio 2023, 01:06 - Ultimo agg. 4 Luglio, 08:48
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«Simonetta Cardone è morta a un chilometro da casa perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato e per l’incoscienza di un ragazzo. Ho un figlio della stessa età del giovane che era al volante del Suv che ha ucciso mia sorella e quello che riesco a dire è che questo incidente si poteva evitare. Ora due famiglie sono distrutte e voglio che sia fatta giustizia».

Gianfranco è il fratello della 67enne che sabato pomeriggio stava percorrendo la via Laurentina, nel quadrante sud della Capitale, al volante di una Lancia Y quando all’altezza del chilometro 21 un Suv Tesla l’ha travolta. La donna, impiegata in uno studio medico, stava rientrando a casa: è morta sul colpo. Da ieri mattina è indagato per omicidio stradale E.E., il 20enne alla guida del bolide che viaggiava a folle velocità in compagnia di quattro amici. Sarà verificato anche se la Tesla procedesse con inserito il sistema di guida autonoma. In Italia l'autopilot a livello 4, ovvero una sorta di driverless, non è autorizzato.

Sono consentiti il livello 1 e 2 ovvero una guida assistita ma che prevede sempre e comunque il controllo da parte del conducente.


Signor Cardone dalle indagini è emerso che il Suv viaggiava ad altissima velocità. Proprio la guida azzardata avrebbe provocato l’incidente: è su questo elemento che chiede di fare chiarezza?
«Certo. Le indagini della polizia Municipale sono state appena avviate ma gli elementi che sono emersi fin da subito hanno accertato che il ragazzo stava correndo. Era in macchina con gli amici, un gioco forse per loro. Ma non si gioca con la vita delle persone e ciò che è accaduto è il risultato di tanta leggerezza. Simonetta era una sorella e una figlia, aveva una vita piena e ricca di affetti. Ora è tutto finito perché un ragazzino di 20 anni correva al volante di un bolide. Esattamente ciò che è accaduto a Casal Palocco pochi giorni fa. Fino a quando i genitori non interverranno per responsabilizzare i figli, continueremo a piangere i nostri cari».


Lo schianto di Simonetta le ha ricordato quello dello scorso 14 giugno in cui un altro 20enne al volante di una Lamborghini ha causato la morte di Manuel, un bambino di cinque anni?
«Sì, il pensiero è stato proprio quello: un altro ragazzo giovanissimo al volante di un bolide. Le indagini, nel caso di mia sorella, sono appena avviate, ma gli investigatori ci hanno illustrato un quadro molto chiaro. Sabato pomeriggio, prima dell’incidente mortale, sono arrivate diverse segnalazioni degli automobilisti che viaggiavano tra il Gra e la via Laurentina, allarmati perché una macchina di grossa cilindrata procedeva a folle velocità scartando le auto. Mia sorella non ha avuto scampo quando la Tesla l’ha centrata. Come per la tragedia di Casal Palocco, anche lei ha pagato con la vita una leggerezza, la mancanza di coscienza da parte di un giovane che ora dovrà rispondere di quanto accaduto. Questo perché la morte del piccolo Manuel non ci ha insegnato nulla. È necessario però anche fare un ulteriore passo in avanti: questi drammatici incidenti dovrebbero responsabilizzare le famiglie e i giovani patentati. Le macchine sono vere e proprie armi».


Adesso come procederà?
«Ho incaricato un avvocato di seguire la vicenda legale perché voglio giustizia per Simonetta. Non voglio che venga trascurato alcun aspetto di questa tragedia che sta toccando la vita di tante persone. Domani mattina (oggi, ndr) in Procura verranno depositati i primi riscontri e i rilievi eseguiti sul luogo dello schianto. Poi c’è l’aspetto emotivo, quello più pesante».


Sua sorella di cosa si occupava?
«Il pomeriggio era impiegata in uno studio medico. Sabato stava rientrando dal lavoro infatti. Stava tornando da mia mamma con cui viveva nella nostra casa di famiglia. Si occupava di tutto perché nostra mamma è un’anziana di 86 anni che a causa dell’età non è più autonoma. Dirle come è morta sua figlia è stato un momento drammatico, non si rassegna alla sua perdita. Aspetta ancora che torni a casa. Così come aspettano anche i cani e i gatti di cui Simonetta si prendeva cura. Ma ora che non c’è più, sarò costretto a chiudere la nostra casa, a trasferire mia madre in Toscana dove vivo e lavoro». 

flaminia.savelli@ilmessaggero.it

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