Terremoto, Accumoli abbandonata al suo destino: «Solo un pugno di casette sulla Salaria»

Terremoto, Accumoli abbandonata al suo destino: «Solo un pugno di casette sulla Salaria»
di Angelo De Nicola
Lunedì 30 Ottobre 2017, 09:00
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dal nostro inviato
ACCUMOLI «Scusi, per Accumoli?». Alla domanda la soldatessa dell'Esercito sgrana gli occhi: «Accumoli? Le casette vorrà dire. Sono a valle, lungo la Salaria». Accumoli non esiste. Come se fosse stato cancellata. La sfortuna di vivere un paradosso: epicentro del terremoto denominato di Amatrice del 24 agosto e poi totalmente distrutta dal sisma denominato di Norcia (poi corretto in del Centro Italia) di un anno fa, oggi appare dimenticata. Accumoli figlio di un dio minore. La stessa sfortuna col sisma che ha avuto il figlio più famoso di questo borgo. Quel Salvatore Tommasi, medico patologo di fama di metà Ottocento e senatore del Regno, nato in Abruzzo, a Roccaraso, da genitori accumolesi. Sì perché all'Aquila il sisma del 2009 ha distrutto la sede dell'antica Biblioteca intitolata a Tommasi, la famosa Tommasiana che oggi è allestita dove c'era una fabbrica nel Nucleo industriale in periferia e che molte associazioni cittadine rivorrebbero, ormai dopo quasi nove anni, nel centro storico; ad Accumoli il busto in bronzo dedicato a Tommasi, che vi visse l'adolescenza, opera dell'architetto pugliese Enrico Lattes, monumento che ornava la piazza del paese, è anch'esso crollato. Ad Accumoli è in piedi il palazzetto del Podestà e poco altro, al punto da spingere già un gruppo di cittadini a riunirsi in un comitato per fissare su tavole aerofotogrammetriche il perimetro degli edifici storici e famiglie proprietarie, così da salvarne almeno la memoria.

L'INVERNO AVANZA
Dopo il primo inverno trascorso tra mille difficoltà sfollati negli alberghi sulla costa marchigiana, a Rieti, Ascoli o Roma, e poi bloccati dalla eccezionale nevicata, i quattrocento accumolesi si apprestano ad affrontare il secondo. I primi due villaggi di Sae (Soluzioni abitative d'emergenza) sono stati inaugurati a luglio. Poi sono arrivati anche quelli delle frazioni, undici in tutto, tra cui Illica (che con cinque vittime ha pagato il tributo di sangue più alto), Fonte del Campo, Grisciano e Poggio d'Api. Quasi finito anche il piccolo villaggio di Terracino, dove rientreranno le ultime tredici famiglie sfollate. «Mi preoccupa l'inverno, che qui è lungo e sarà dura passarlo nelle sole casette - dice il sindaco Stefano Petrucci -: servono strutture aggregative, servizi di trasporto pubblico, attività commerciali». Certo, è nato il centro commerciale Monti della Laga lungo la Salaria, costruito grazie alla collaborazione di Confcommercio Rieti, Onlus Tutti Insieme per Ricostruire e Regione Lazio: vi si insedieranno gli undici tra negozi e botteghe che c'erano in paese prima del sisma. Ma finora hanno alzato la saracinesca soltanto in tre.

Il vero polmone economico qui è il Salumificio Sano, quello del guanciale amatriciano che, con i suoi trenta dipendenti, è una sorta di multinazionale. Nonostante i danni non solo non si è mai fermato ma ha addirittura raddoppiato la produzione e quasi raddoppiato gli organici. A un anno dal sisma l'imprenditore Gianfranco Castelli lamenta però ancora ritardi nelle risposte delle istituzioni, nel rilascio delle autorizzazione e nell'erogazione di fondi. Piuttosto che crescere, potrebbe essere costretto a ridurre gli addetti.

Il sindaco teme per il calo di tensione: «Siamo tornati a fare i conti con le lungaggini di sempre, ottenere qualcosa è estenuante. Fino ad adesso si è corso: la Regione Lazio è stata eccezionale, qui ha schierato i suoi dirigenti migliori, hanno fatto cose egregie. Ma c'è già aria di campagna elettorale: facile che adesso l'attenzione di Roma si concentri anche su altre aree del Lazio. Spero che non si perda il passo».

(Ha collaborato Alessandra Lancia)