Canada, Usa e proteste: dai camion al Super Bowl, la classe operaia sta vincendo

Canada, Usa e proteste: dai camion al Super Bowl, la classe operaia sta vincendo
di Luca Marfé
Venerdì 11 Febbraio 2022, 20:00
3 Minuti di Lettura

La working class americana sta vincendo.
La ribellione dei camionisti canadesi, la “fuga” di Justin Trudeau, la protesta di mezzo mondo.

Dopo due anni di restrizioni anti Covid (anti costituzionali?), il “Convoglio della Libertà” varca il confine ideale tra Canada e Stati Uniti ed evolve di fatto in una sorta di movimento internazionale.

Gli operai contro il potere, che la pandemia aveva illuso di poter essere assoluto.

E invece no.

In Nord America trema tutto, e ad accorgersene adesso sono i cugini a stelle e strisce. E non solo per gli snodi strategici che si paralizzano o per gli approvvigionamenti che cominciano a scarseggiare o per le fabbriche che chiudono i battenti.

Ora, e sembra una banalità ma non lo è affatto, nel mirino del caos c’è l’evento più nazionàl-popolare dell’anno: il Super Bowl.

In programma questa domenica, a Los Angeles.

Ed è proprio a Los Angeles che si danno appuntamento non soltanto i camionisti, ma più in generale tutti coloro che non ci stanno. Tutti coloro cioè che, a torto o a ragione, si sentono vittime di due anni di strette, di forzature, di ciò che percepiscono come autentici abusi a loro, alle loro vite e alla loro libertà personale.

Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che delle carovane e qualche colpo di clacson avrebbero mai potuto generare tutto quanto questo.

E invece sì.

La domanda resta da alcuni giorni la stessa: fino a dove può arrivare l’onda?

L’Australia e la Nuova Zelanda si agitano, la Francia vieta il dissenso per legge, l’Italia pure scalpita tra trasportatori e caro carburante.

È chiaro che la finale di football, con milioni di telecamere e di riflettori e di telespettatori puntati addosso, è un’occasione mediatica ghiotta per chi spera nella rivolta, pericolosissima per chi invece la teme.

Biden con un occhio guarda all’Ucraina e con l’altro osserva una California che potrebbe essere del convoglio solo il punto di partenza.

Perché il traguardo del dissidio è il suo discorso sullo Stato dell’Unione, previsto per il primo marzo, in una capitale che già si preannuncia stra blindata.
Perché l’obiettivo del dissenso è lui, è il potere, è Washington.

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