Droni, l'ultimo incubo delle torri
di controllo: voli cancellati e ritardi

Droni, l'ultimo incubo delle torri di controllo: voli cancellati e ritardi
di Gigi Di Fiore
Domenica 23 Dicembre 2018, 12:30 - Ultimo agg. 14:09
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Voli cancellati, ritardi e disagi. L'aeroporto inglese di Gatwick in tilt per la presenza di droni in volo in zone vietate. Sospettati marito e moglie di mezza età: Paul Gait, 47 anni, e la moglie Elain Kirk, 54. Sono stati arrestati, perché ritenuti i proprietari-manovratori dei droni incriminati. Un incidente clamoroso che segue una serie di allarmi lanciati, da almeno tre anni, dai piloti inglesi. Nel 2015, in sei mesi tra l'11 aprile e il 4 ottobre, nel Regno Unito sono stati ben 23 i droni che hanno messo a rischio una serie di voli. In quattro casi, il rischio era stato giudicato addirittura «elevatissimo». E aveva avvertito Steve Landells, esperto di sicurezza della British Airline Pilots Association: «Bisogna agire subito per garantire la sicurezza dei passeggeri e del personale di bordo, in modo da evitare incidenti. Se un drone colpisse un aereo, provocherebbe un danno strutturale dalle conseguenze imprevedibili».

I PRECEDENTI
Prima dell'ultimo allarme a Gatwick, un drone era transitato a meno 25 metri da un Boeing 777 appena decollato dall'aeroporto di Heathrow. Poi, sempre a Heathrow, un drone aveva sfiorato un Airbus A319, mentre un drone argentato era transitato a pochi metri dall'ala di un BE200 all'aeroporto di Southampton. Ce ne era abbastanza per allarmare le autorità aeroportuali e i piloti inglesi, che segnalavano un aumento di pericoli sotto Natale: «Il numero di incidenti potrebbe salire perché la gente fa volare i propri droni ricevuti in regalo per la prima volta, quasi sempre con poca esperienza».

 

In Italia, dove dei 37 articoli dell'Enac sono molto più restrittive che in altri Paesi, non esistono precedenti di incidenti o allarmi per droni in volo in prossimità di aeroporti. Spiegano proprio all'Enac: «La maggiore produttrice di droni, in gergo definiti Apr, installa sugli apparecchi un software che impedisce l'accensione in prossimità di aree dove sono in attività degli aerei. Evidentemente, qualcuno in Gran Bretagna può averlo manomesso. Ma il nostro regolamento indica con rigore la distanza dalle aree aeroportuali, l'altezza massima per un drone in volo, la necessità che chi ne è in possesso debba seguire dei corsi di preparazione, per almeno 30 ore, in modo da ottenere un patentino».
Per le ore necessarie ad ottenere i patentini, seguendo le indicazioni europee, è allo studio l'ipotesi di una riduzione dei tempi necessari ai corsi. Ma in Italia l'unico problema legato alla circolazione aerea finora segnalato è stato un drone precipitato per problemi al motore non distante dall'aeroporto di Siena Lampugnano. Sono aumentate però le raccomandazioni per la sicurezza, soprattutto per i pericoli di possibili interferenze a distanza del sistema di radiocamando con i collegamenti aerei. Raccomandazioni aumentate dopo la registrazione di 18 interferenze nel 2015 e 51 nel 2016.

LE REGOLE
È la DJI, la più grande azienda produttrice internazionale di droni. Costituita nel 2006 in Cina, ha fatturati da 18 miliardi. Registra con codici identificativi tutti i modelli messi in commercio e a sua volta, secondo le prescrizioni del regolamento Enac, chi compra un drone di peso superiore a 300 grammi deve iscriverlo in un registro. Non tutti, però, lo fanno. Un settore ancora confuso, nonostante le regole dell'Enav che prevedono voli di altezza massima di 70 metri, con il manovratore distante non più di 200 metri.

I voli sono consentiti solo di giorno e la distanza minima dagli aeroporti deve essere minimo di 5 chilometri. Il proprietario-manovratore è responsabile del drone, che andrebbe assicurato. Esistono mappe dell'Enav dove sono indicate le zone in cui i voli sono consentiti. E il sistema di identificazione remota inserito dalla DJI, chiamato Aeroscope, riesce a fornire posizione e numero di serie di droni alle forze dell'ordine. Ma spiegano ancora all'Enav: «Le regole ci sono, ma circolano su Internet droni in vendita che possono aggirarle, taroccando i software».

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