Armi o non armi? Questo è il dilemma.
Sul fronte della guerra in Ucraina, lo speaker della Camera degli Stati Uniti quasi costretto a smentire se stesso.
Kevin McCarthy è un repubblicano convinto e in occasione delle ultime elezioni di midterm aveva “strillato” più volte che non si sarebbero più firmati «assegni in bianco per Kiev». Ora è accusato da agenzie di informazione russe di voler fare marcia indietro proprio riguardo ad armamenti e sostegno. E allora, mentre tra le file della destra americana incombe una sorta di scrutinio interno per decidere sul da farsi, convoca una conferenza stampa e prova a rasserenare tutti, in un clima che tuttavia resta torrido.
«Ho votato per il supporto all’Ucraina», ha scandito a chiare lettere. «Non tollero ciò che il vostro Paese ha fatto all’Ucraina», ha tuonato contro i reporter russi, «né tollero l’idea che possiate uccidere dei bambini», ha rincarato la dose riferendosi alle recenti e ulteriori stragi di civili.
Per il momento tira dritto, insomma. Ma il dibattito tra Congresso e Casa Bianca resta agitatissimo, dopo più di un anno di stallo e tanta tanta stanchezza. Specie con un’economia per larghi tratti in affanno.
(Kevin McCarthy tra le mura della Knesset, il parlamento di Israele)
Al di là di partigianerie degli uni e degli altri, pare infatti che i repubblicani siano comunque intenzionati a tagliare la spesa pubblica di circa 130 miliardi di dollari per il prossimo anno e addirittura di 4,8mila miliardi di dollari per i prossimi 10 anni. Con i democratici che, viceversa, chiedono a gran voce un aumento del tetto di spesa.
Due visioni diametralmente opposte, una presidenza stanca che rischia la rivincita Biden-Trump, e un Paese schiacciato nel mezzo.
Dubbi amletici e situazione ultra complessa.
Nel frattempo, mentre Putin insiste e mentre Zelensky prepara la sua controffensiva, continuano a piovere missili, continuano a morire persone.