Haiti, prorogato lo stato d'emergenza: chiuso il principale porto del paese. L'Onu: «Sistema sanitario al collasso»

Nel frattempo, a Port au Prince, alcuni cittadini sono scesi in strada per protestare e richiedere le dimissioni del premier Henry

Haiti, chiuso il principale porto del paese: a rischio la missione di sicurezza dal Kenya. L'Onu: «sistema sanitario al collasso»
Haiti, chiuso il principale porto del paese: a rischio la missione di sicurezza dal Kenya. L'Onu: «sistema sanitario al collasso»
Venerdì 8 Marzo 2024, 14:55 - Ultimo agg. 20:03
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Non migliora la situazione ad Haiti, dove lo stato di emergenza è stato prorogato per un mese a Port-au-Prince, la capitale, vista l'ondata di violenza che non accenna a diminuire, con bande criminali che controllano ormai ampie regioni del Paese. Una prima misura simile era stata decretata domenica scorsa soltanto per tre giorni. Il sistema sanitario sembra essere ormai al collasso e la recente chiusura del principale porto di Haiti non ha fatto altro che allontanare le possibilità di un ritorno a una situazione di stabilità in tempi brevi. 

 

Chiuso il porto principale

La Caribbean Port Services, la società che gestisce il principale porto di Haiti, situato nella capitale del paese, ha annunciato la sospensione a tempo indeterminato di tutte le attività, in seguito agli attacchi subiti negli ultimi giorni. Il riferimento è in particolare agli atti dolosi di sabotaggio e vandalismo attuati da parte delle bande criminali che imperversano in città. L'annuncio segue di poche ore la decisione delle autorità haitiane di prorogare di un mese lo stato di emergenza. 

Il sistema sanitario al collasso: ospedali saccheggiati

L'Ufficio di coordinamento per gli affari umanitari dell'Onu ha annunciato ieri (7 marzo) che il sistema sanitario di Haiti è «vicino al collasso», anche per effetto della violenza generata dalle bande criminali che attualmente controllano gran parte di Port au Prince e delle più importanti regioni del Paese.

Come riporta il quotidiano haitiano Le Nouvelliste, «molte strutture sanitarie sono chiuse o hanno dovuto ridurre drasticamente le loro attività a causa della preoccupante carenza di medicinali e dell'assenza di personale medico». Tra i problemi più gravi che l'Onu segnala, ci sono la carenza di sangue e di attrezzature mediche o letti per curare in particolare le ferite da arma da fuoco.

A questo si aggiungono gli ospedali costretti a chiudere a causa delle violenze delle bande armate. Parlando ad un programma tv, Laroche, coordinatore di tutte le strutture sanitarie private ad Haiti, ha denunciato: «Le organizzazioni criminali distruggono le infrastrutture del Paese, in particolare ospedali e centri sanitari, rapiscono medici, sparano a infermieri, e violentano i pazienti dopo averli sequestrati».

La situazione politica

Il primo ministro Ariel Henry è ancora bloccato in Porto Rico, dove è arrivato martedì scorso vista l'occupazione dell'aeroporto di Port au Prince da parte delle bande ribelli coordinate da Jimmy “Barbecue” Cherizier, che aveva minacciato di voler destituire il premier al suo arrivo.

Il presidente Henry era di ritorno da un viaggio in Kenya, con il quale si era accordato per una missione di sicurezza multinazionale, approvata dall'Onu, con lo schieramento di oltre 1000 soldati keniani su suolo haitiano come supporto alle autorità locali per ristabilire l'ordine pubblico. Nel frattempo, a Port au Prince, alcuni cittadini sono scesi in strada per protestare e richiedere le dimissioni del premier Henry. 

La missione dal Kenya a rischio

Secondo alcune indiscrezioni, riportate dal sito Kenyans, un numero imprecisato di agenti di polizia keniani avrebbe rinunciato alla missione ad Haiti. I militari avrebbero espresso preoccupazione per la loro sicurezza, visto il recente aumento della violenza delle gang nel paese. L'accordo per l'invio di forze di sicurezza era stato firmato lo scorso 29 febbraio a Nairobi alla presenza dei leader dei due paesi, Ariel Henry e William Ruto, nonostante un divieto dell'Alta Corte del Kenya a cui il governo ha fatto appello: la situazione, nel frattempo, è gravemente peggiorata, portando alcuni soldati che inizialmente si erano proposti come volontari a rinunciare all'incarico. 

Le risposta americana

L'ulteriore aggravamento della crisi ad Haiti ha spinto il segretario di Stato americano Antony Blinken ad intervenire per sbloccare la paralisi politica e istituzionale, manifestando al premier haitiano Ariel Henry e al presidente della Comunità dei Caraibi (Caricom), Irfaan Ali, «l'urgente necessità di accelerare la transizione verso un governo più ampio e inclusivo». Commentando l'intervento, Brian Nichols, segretario di stato aggiunto Usa per gli Affari dell'emisfero occidentale, ha assicurato che «queste conversazioni sono state intense».

In attesa del dispiegamento della Forza multinazionale di sostegno alla sicurezza (Mmas), approvata dall'Onu, ad Haiti sarebbe arrivata dalla Virginia una squadra di sicurezza antiterrorismo del Corpo dei Marines. La notizia, riferisce il portale HaitiLibre, è stata comunicata da un funzionario del Dipartimento della Difesa statunitense che ha richiesto l'anonimato, secondo il quale il gruppo appartiene al FAST (Fleet Anti-terrorism Security Team). Questa unità viene generalmente dispiegata nel mondo per periodi limitati quando si tratta di rafforzare, proteggere o riconquistare risorse statunitensi in difficoltà.

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