Hezbollah all'Italia: «È nell’alleanza del male». La fregata Fasan, l'Operazione Prosperity Guardian: così è nata la minaccia

Traffici di nuovo a rischio anche nel Mar Nero: un mercantile distrutto da una mina

Hezbollah all'Italia: «È nell’alleanza del male». La fregata Fasan, l'Operazione Prosperity Guardian: così è nata la minaccia
Hezbollah all'Italia: «È nell’alleanza del male». La fregata Fasan, l'Operazione Prosperity Guardian: così è nata la minaccia
di Lorenzo Vita
Giovedì 28 Dicembre 2023, 22:17 - Ultimo agg. 29 Dicembre, 00:20
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Hezbollah alza il tiro contro l’operazione Prosperity Guardian nel Mar Rosso. E nel mirino della milizia sciita del Libano c’è anche l’Italia, che per Naim Qassem, numero due del movimento filoiraniano, è parte di una nuova “coalizione del male”. Secondo il vice di Hassan Nasrallah, la coalizione internazionale a guida statunitense è stata «creata per proteggere gli interessi di Israele nel Mar Rosso», e per questo motivo, auspica un «fronte comune contro la coalizione del male rappresentata da America, Israele, Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania» da realizzare «con la coalizione del bene delle forze della resistenza anti-israeliana in Palestina, Libano, Iran, Yemen e Iraq».

UNIFIL

L’avvertimento di Hezbollah fa comprendere quali siano i rischi di una escalation nella regione che ha sullo sfondo non solo il conflitto a Gaza ma anche la “guerra ombra” tra Iran e Occidente. L’allarme riguarda anche l’Italia, che proprio in Libano ha più di mille uomini impiegati sia nella missione Unifil delle Nazioni Unite, sia nell’operazione bilaterale Mibil.

Ma l’individuazione di questa “coalizione del male” da parte di Hezbollah (e la corrispettiva “coalizione del bene”) suggerisce che gli obiettivi possono essere in tutto il Medio Oriente. La costellazione delle milizie sciite, infatti, si estende su un’area che va dai confini dell’Iran fino alle coste del Mediterraneo e del Mar Rosso.

L’ultima minaccia di Hezbollah conferma che il fronte libanese è sempre caldo: e lo dimostrano anche le recenti discussioni tra Israele e Stati Uniti sul futuro della milizia sciita e sulle ipotesi sul tavolo per la messa in sicurezza del cosiddetto “fronte nord” dello Stato ebraico. Ma non vanno sottovalutati nemmeno gli ultimi sviluppi in Siria e in Iraq, Paesi dove è alta la tensione tra le fazioni legate all’Iran e le forze israeliane e statunitensi. Le forze filoiraniane dell’Iraq, della Siria, del Libano e dello Yemen possono rivelarsi strumenti fondamentali nelle mani di Teheran non solo per mettere sotto pressione Israele ma anche per colpire gli interessi degli alleati occidentali. E in tutto questo, l’attenzione di Washington e dei suoi maggiori alleati rimane concentrata sul fronte yemenita, dove gli attacchi alle navi commerciali da parte degli Houthi rappresentano la causa scatenante dell’avvio di Prosperity Guardian. L’amministrazione Biden è intenzionata a porre un freno alle attività della milizia. Oltre all’operazione navale internazionale, le forze statunitensi sono già schierate nella regione e intercettano continuamente droni e missili lanciati dallo Yemen. Mentre nel campo della diplomazia e dell’intelligence, il Dipartimento del Tesoro ha annunciato sanzioni per colpire la rete di finanziamento degli Houthi. «Le decisioni di oggi sottolineano il nostro impegno a limitare i flussi illeciti di fondi verso gli Houthi, che continuano a compiere pericolosi attacchi al commercio internazionale e rischiano di destabilizzare ulteriormente la regione» ha detto Brian Nelson, sottosegretario agli Affari esteri del Tesoro.

LE INSIDIE

Se la libertà di navigazione desta la preoccupazione Usa per le rotte del Mar Rosso, un nuovo segnale d’allarme per il commercio internazionale via mare è giunto ieri dal Mar Nero. Secondo Kiev, un cargo battente bandiera panamense e di proprietà greca, la Vyssos, avrebbe colpito una mina navale russa mentre navigava verso il porto ucraino di Izmail, sulla foce del Danubio. Secondo le prime informazioni, l’esplosione avrebbe provocato un blackout su tutta l’imbarcazione – impegnata nel trasporto di grano - costringendo il comandante a incagliare la nave per evitare il peggio. L’episodio conferma non solo la minaccia delle mine navali del Mar Nero, ma anche la tensione in tutto quello specchio d’acqua. Dopo l’attacco ucraino al porto di Feodosia, in Crimea, l’intelligence di Kiev ritiene che la flotta russa potrebbe spostarsi a Novorossiysk. E la guerra navale è da tempo uno dei talloni d’Achille di Mosca.

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