Israele al voto, il futuro dipende da Naftali Bennett: ecco chi è l'ago della bilancia

Israele al voto, il futuro dipende da Naftali Bennett: ecco chi è l'ago della bilancia
di Erminia Voccia
Mercoledì 24 Marzo 2021, 18:30
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Naftali Bennett, leader del partito di estrema destra Yamina, è chiamato a decidere del futuro di Israele. Senza alcuna sorpresa, Bennett si è confermato l'ago della bilancia delle elezioni israeliane del 23 marzo, le quarte in due anni. Il Likud di Benjamin Netanyahu è ancora la prima forza politica, ma il blocco di partiti che appoggiano il premier ha bisogno dei 7 seggi di Yamina per arrivare a quota 61 e ottenere così la maggioranza alla Knesset, il parlamento israeliano. Secondo i risultati parziali, il Likud avrebbe ottenuto 31 seggi e il blocco pro-Netanyahu in tutto 54. Ecco perché, per Netanyahu, è importante l'appoggio di Yamina.

Bennett può scegliere se dare il consenso alla formazione di un governo “completamente a destra”, come lo ha definito Netanyahu, oppure se sostenere in alternativ un “governo sano” guidato da Yair Lapid, ex giornalista e capo del partito centrista Yesh Atid, per ora arrivato a 16-18 seggi.

Ovvero, Bennett è chiamato a decidere se dare il sostegno all'uomo che l'ha umiliato e di cui ha criticato la gestione della pandemia, prima che Israele si imponesse quale campione mondiale nella campagna di vaccinazioni, o se appoggiare un governo di cambiamento.

L'apice della carriera politica di Naftali Bennett è arrivato a fine del 2019, quando Netanyahu lo volle come ministro della Difesa, per guadagnare il suo supporto in un momento di forte incertezza politica. Bennett ha conservato quel ruolo per quasi sei mesi ma dopo le elezioni di settembre 2020 è rimasto fuori dal nuovo governo guidato da Netanyahu e formato con il partito Blu e Bianco. A differenza di altri rivali di "Bibi", che hanno fatto dell'ostilità al primo ministro il loro elemento comune, Bennett non ha escluso di entrare nella coalizione guidata da Netanyahu. «Farò solo ciò che è meglio per lo Stato di Israele», ha dichiarato senza scomporsi troppo. 

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Entrato in politica nel 2012, Bennett è figlio di immigrati americani ed è stato un imprenditore di successo nel campo dei software. Si è autodefinito un politico della destra "sana", quasi più di Netanyahu. Si è opposto alla formazione di uno Stato palestinese ed è favorevole all'annessione di ampie fette di territorio della Cisgiordania e a un approccio più muscolare nei confronti di Hamas, l'organizzazione politica e paramilitare che controlla Gaza. Ma la decisione di Bennett, visto anche come il sostituto del premier più longevo della storia di Israele, ha una portata storica e avrà conseguenze anche sul suo stesso destino in politica, scrive Haaretz.

Per i critici di Netanyahu, attualmente sotto processo per corruzione e frode, l'obiettivo del primo ministro è guidare un nuovo governo e, da quella posizione, approvare la legge che gli garantirebbe l'immunità, evitando così il carcere. Netanyahu in campagna elettorale ha puntato tutto sulla campagna di vaccinazione di massa e sull'enfatizzazione della minaccia iraniana, sperando che il successo con il vaccino si traducesse in consensi e provando a far naufragare il proposito di dare nuova linfa ai negoziati sul nucleare iraniano. Avendo consentito l'apertura di locali e ristoranti a un passo dal voto, è stato attaccato per aver provato a sfruttare il ritorno a una parziale normalità per vincere le elezioni. Israele, ancora senza un accordo sul budget statale, motivo che ha fatto cadere il governo precedente, dovrà aspettare almeno fino a venerdì per i risultati definitivi e per sapere se sarà o meno possibile uscire dall'impasse politica e dare finalmente al Paese una maggioranza stabile.

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