Sembrava una ragazza come un'altra, mentre cantava divertita nei video pubblicati su TikTok. Solo qualche ora dopo Dahbia Benkired veniva fermata e trasferita in carcere nella prigione di Fresnes, nella periferia sud di Parigi, accusata di essere l'assassina della dodicenne Lola Daviet. Lei ha dichiarato di essere una clochard, senza lavoro e quindi senza un domicilio fisso. Nei video postati sui social si trovava nel palazzo dove abita la sorella, lo stesso della famiglia della giovanissima Lola, nel XIX arrondissement di Parigi. Lì avrebbe violentato, torturato e ucciso la bambina in preda alla follia. Su Facebook scriveva: «Le storie migliori sono sul mio conto in banca: pazzie», lasciando quindi intendere quanto le piacesse spendere. Intanto l'unico movente emerso finora è quello di un litigio tra la ragazza e la madre di Lola, avvenuto tempo fa.
L'ex compagno: si interessava al satanismo
Aveva di recente «perso la bussola, parlava da sola» e si sarebbe interessata a credenze o religioni come l'evangelismo o il satanismo. Lo ha raccontato a BFM-TV, un uomo che afferma di essere stato un compagno dell'accusata. «L'ultima volta che l'ho vista è stato 10 giorni fa.
Il palazzo della vittima e la vendetta contro la madre
Dahbia era stata ospitata temporaneamente in casa della sorella, nello stesso palazzo della famiglia della vittima. Agli inquirenti ha raccontato di aver confuso Lola per la madre, contro la quale voleva vendicarsi perché la donna - che si occupa della portineria dell'immobile insieme al marito - aveva rifiutato di darle un «badge» per entrare. Secondo quanto appreso da BFM-TV, durante lo stato di fermo ha raccontato di essere stata ospitata dalla sorella ma ha aggiunto che non era in possesso del badge per entrare nel condominio e ne aveva chiesto uno alla portiera, la madre di Lola. Il tesserino le sarebbe stato rifiutato. Poi ha aggiunto che venerdì ha confuso Lola con sua madre, contro la quale voleva vendicarsi. La pista viene studiata dagli inquirenti, ma nulla al momento consente di confermarla. La donna ha aggiunto di aver attirato Lola dalla sorella, di averle fatto fare una doccia e di aver poi abusato sessualmente di lei. La bambina era stata imbavagliata e l'autopsia ha rivelato che è morta asfissiata e che soltanto dopo il decesso le sono stati inferti altri colpi. Dahbia avrebbe poi messo Lola in una cassa, uscendo successivamente in strada. Un amico sarebbe andata a prenderla con la macchina per condurla nella casa nella banlieue dalla quale è rientrata poco dopo per tornare dalla sorella. Prima di salire da lei, però, ha lasciato il contenitore con il corpo di Lola nel cortile del palazzo. Poco dopo, un clochard l'ha trovata ed ha chiamato la polizia.