Maradona, la difesa del medico Luque:
«Le figlie decisero come curare Diego»

Maradona, la difesa del medico Luque: «Le figlie decisero come curare Diego»
di Francesco De Luca
Giovedì 11 Febbraio 2021, 09:00 - Ultimo agg. 12:25
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Ci sono molte ombre sulla morte di Diego Armando Maradona, il re del calcio stroncato da un arresto cardiocircolatorio il 25 novembre. E tra le ombre emerge la figura del neurochirurgo Leopoldo Luque, il medico più vicino al Campione, almeno fino all'operazione al cervello. «Perché dopo non si occupò più lui direttamente dell'assistenza a Diego», spiega nell'intervista a Il Mattino l'avvocato Julio Rivas, legale del medico.


Il dottor Luque è indagato per omicidio colposo?
«Non è stato ancora accusato dalla procura di alcun reato, gli sono stati notificati i suoi diritti in relazione al reato di omicidio colposo.

Oggi ci sono solo tre imputati».


Il suo cliente curò adeguatamente Maradona?
«Luque se n'è sempre preso cura e la sua presenza come medico di fiducia vi è stata fino al giorno in cui Diego ha lasciato la clinica Olivos ed è stato trasferito in una casa di Tigre, affittata dalle figlie che hanno anche stipulato un accordo con un'azienda sanitaria per le cure domiciliari, in particolare per la sua astinenza dall'alcol. In quella abitazione Luque è stato tre volte, l'ultima nella domenica precedente alla morte di Maradona. Si recò per una visita da amico e per togliere i punti dopo l'operazione alla testa, dal momento che, per decisione delle figlie, non era più responsabile generale dell'assistenza a Diego».

 


Perché nello staff medico di Maradona non c'era un cardiologo pur essendo un grave cardiopatico?
«Nessun cardiologo della clinica Olivos ha dato alcuna indicazione. Nessuno ha riferito di un problema cardiaco da monitorare e ha detto al dottor Luque e ai familiari di Maradona che serviva l'assistenza di uno specialista».


Perché Maradona dopo l'intervento alla testa non è rimasto in clinica ma è stato trasferito in un appartamento?
«L'operazione neurochirurgica era andata molto bene e Diego restò in clinica solo pochi giorni in più per la sindrome da astinenza: chiedeva con insistenza di uscire, infatti. Si è quindi deciso di trasferirlo in quella casa affittata dalle figlie».


Perché Luque usò in una conversazione telefonica l'espressione il grassone morirà di m... quel 25 novembre?
«Non mi ha detto niente al riguardo e non posso commentare».


L'ex medico di Maradona, il cardiologo Cahe, ha dichiarato che ci sono stati gravi errori nella gestione di un paziente così complesso.
«Cahe è intervenuto sul caso ma non si comprendono le sue dichiarazioni. In base a quello che ha detto sembra che lui abbia visto Maradona, ma aggiunge che non ha potuto parlare con lui, non ha esaminato la storia clinica e non ha ricevuto informazioni dai medici».

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Luque ha dichiarato che Diego che era un paziente ingestibile.
«Sappiamo tutti, e tutti i testimoni lo dichiarano, che era un paziente complesso e difficile».


Luque è stato accusato di aver falsificato una firma di Maradona sui documenti della cartella clinica.
«Ha fatto una dichiarazione spontanea su questo argomento. Non è stato accusato di falsificazione della firma. Esiste solo una perizia calligrafica che rileva che la firma su una richiesta di una cartella clinica non corrisponde alla firma di Maradona, esaminando una firma autentica di Diego del 2011 e non quella attuale. Non c'è alcuna imputazione».


Dopo la morte di Diego, il suo assistito è tornato al lavoro?
«Luque continua a lavorare normalmente come neurochirurgo in tutte le cliniche presso le quali presta servizio».


È vero che il dottore denuncerà l'ex manager di Maradona, Guillermo Coppola, per diffamazione?
«Il mio cliente non ha sporto denuncia contro nessuno».


Non le sembra che ci siano troppe ombre in questa storia?
«Attendiamo serenamente che sia depositata in marzo la perizia medica. Che confermerà, come emerse dall'autopsia, che Maradona morì per un infarto nella notte. Non vi furono cattive cure mediche».

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