Cinque ore nella cella frigorifera del market ebraico: l'inferno degli ostaggi nascosti

Cinque ore nella cella frigorifera del market ebraico: l'inferno degli ostaggi nascosti
di Costanza Ignazzi
Lunedì 12 Gennaio 2015, 15:31 - Ultimo agg. 16:39
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Cinque ore chiusi nella cella frigorifera senza possibilità di fuga: sei persone hanno vissuto così il sequestro del supermercato ebraico di Parigi ad opera di Amedy Coulibaly. Tra di essi anche Sarah Bitton, mamma belga di 25 anni, che insieme al figlioletto di 11 mesi è riuscita a rifugiarsi nella cella. Nessuno, tranne la polizia, sapeva che erano lì, e l'unico modo per tentare di sopravvivere era nascondersi e fare silenzio, anche se ci sono stati dei momenti in cui hanno pensato di non farcela.





«Siamo finiti nella cella per caso - racconta - sono fuggita con mio figlio nel retro del negozio, abbiamo visto una porta che si apriva e ci siamo rifugiati lì. Fortunatamente qualcuno è riuscito a spegnere il motore di raffreddamento, perché faceva già molto freddo». Cinque ore di puro orrore quelle raccontate dalla giovane mamma, preoccupata più per il bimbo che per se stessa.



«Avevamo paura che il terrorista ci trovasse, ma soprattutto è stato molto difficile fare in modo che un bambino di 11 mesi restasse calmo in una situazione del genere - spiega ancora Sarah - Coulibaly ha chiesto a chiunque fosse nascosto di uscire allo scoperto minacciando che altrimenti sarebbe stato ucciso, ma noi abbiamo deciso che era più sicuro restare nascosti».



La polizia però sapeva che erano lì e li teneva informati. E, dopo cinque ore, la liberazione: un gran rumore e qualcuno che apriva la porta: «Un miracolo, un sollievo enorme».