Quali saranno i prossimi passi di Israele e come reagirà Hamas? David Adesnik, esperto di guerra irregolare e contro-insurrezione presso il think tank conservatore Foundation for Defense of Democracies, prova a delineare il nuovo quadro in Medio Oriente. Adesnik è stato anche consulente del Pentagono sugli stessi temi durante le guerra in Iraq.
Israele ha mobilitato 360 mila riservisti, è sicura l’invasione di Gaza?
«La crudeltà, il sadismo, dell’attacco di Hamas ha definitivamente convinto Israele che Hamas deve essere distrutta.
Perché tanta efferatezza contro i bambini, perché sgozzarli?
«Gli islamisti integralisti giudicano chiunque viva in Israele un nemico da spazzare via. Per loro è la legge della guerra e hanno diritto di farlo. Poi hanno voluto suscitare una feroce rabbia, e attirare così il nemico nella trappola di Gaza».
E dopo? Israele rimarrà a Gaza?
«L’ultima cosa che vuole Israele è dover governare Gaza, non vuole questa responsabilità. Ma chi potrebbe prendersi l’incarico e allo stesso tempo impegnarsi a non far tornare Hamas? Si pensa ovviamente al Qatar che, negli ultimi anni, ha dato molti soldi per aiutare la popolazione di Gaza, e Israele ha lasciato che lo facesse pur sapendo che la calma che quei soldi compravano aveva un prezzo, perché indirettamente andavano anche ad Hamas. Si pensa alla Turchia che ha stretti contatti con gli Usa e cerca di mantenere una posizione equilibrata».
Il corridoio umanitario con l’Egitto può funzionare?
«Ho dubbi che funzioni. L’Egitto ha già forti tensioni interne con la “Fratellanza Islamica”, e prova il giusto timore che fra i rifugiati si possano nascondere agenti di Hamas. Controllare ogni persona sarà impossibile in questo caos. E poi nessun Paese nella zona ha spazio e fondi per accogliere migliaia di rifugiati».
Le scaramucce al nord con Hezbollah preannunciano l’apertura di un altro fronte?
«Una decisione finale su un possibile intervento di Hezbollah non verrà dal governo libanese, ma dall’Iran. Hezbollah è un’organizzazione militare più forte di Hamas. Sappiamo che Hezbollah stava preparando un attacco simile a quello di Hamas circa cinque anni fa quando fu trovato un tunnel che avrebbe permesso di infiltrare i commando fin dentro il territorio israeliano. È possibile che adesso l’Iran li sguinzagli? Noi pensiamo che sarebbe possibile se Hamas stesse vincendo contro Israele. Se la guerra di Hamas andasse bene, ed Hezbollah intervenisse a nord, il fronte iraniano stringerebbe Israele in una morsa. Hezbollah si sta preparando da anni ad attaccare Israele, ma non ha fretta. L’integralismo islamico giudica i tempi sul metro di una storia centenaria».
È possibile che Israele utilizzi questa crisi per bombardare le basi nucleari iraniane?
«Non ora. Già attaccare Gaza è un immenso sforzo militare. Ma se anche Hezbollah scendesse in guerra, è possibile che Israele giudichi necessario colpire. L’Iran è spesso dipinto come una piovra con tanti tentacoli, per fermare quei tentacoli può diventare necessario attaccare la testa della piovra».