Trump, comizio show in West Virginia: «Ci sono mica dei russi qui?»

Trump, comizio show in West Virginia: «Ci sono mica dei russi qui?»
di Luca Marfé
Venerdì 4 Agosto 2017, 17:34 - Ultimo agg. 18:55
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NEW YORK - «Ci sono mica dei russi qui?».

Sguardo e sorriso sono quelli beffardi di sempre. Poche parole, nette, infarcite di provocazione. Un presidente che dovrebbe essere alle corde e che fa, invece, l’unica cosa che sa fare davvero bene: rilanciare.

La scena è quella della West Virginia, Trump è sul palco di un comizio che sa ancora di campagna elettorale. E nessuno come lui sa come agitare una folla, letteralmente in delirio e addirittura galvanizzata dalle grane del Russiagate.

«Tutti sanno che non c’erano russi, che non ci sono mai stati», ha proseguito con il consueto tono di voce arrembante. «Non abbiamo di certo vinto grazie alla Russia, abbiamo vinto grazie a voi!».

Applausi scroscianti dell’arena, disgusto dei telespettatori della “rivale” Cnn.

L’America è ogni giorno un po’ più divisa, più di quanto non lo fosse già prima dell’insediamento di un presidente che, nel bene o nel male, è destinato ad entrare nella storia di questo Paese.

A Washington il clima è elettrico e la convocazione del grand jury per mano del procuratore speciale Robert Mueller fa schizzare alle stelle una tensione già palpabile da mesi. Gli avvocati del tycoon sanno che potrebbe materializzarsi da un momento all’altro qualche accusa imbarazzante ed evidentemente problematica, se non direttamente per il proprio assistito, assai più probabilmente per suo figlio, con particolare riferimento ad un incontro del 2016 tra Donald Jr ed un’avvocatessa russa. Incontro durante il quale potrebbe esserci stata una richiesta (se non addirittura uno scambio) di informazioni lesive dell’immagine e della reputazione di Hillary Clinton.

Trump per il momento non ha risposte legali da offrire. E allora risponde con la politica, con la sua retorica, con la sua capacità di coinvolgere il pubblico, quasi a voler dimostrare, non soltanto che la gente sia dalla sua parte, ma anche e soprattutto di essere la vittima e non il carnefice di tutta questa vicenda.

«Un’invenzione totale». È così che bolla l’intera storia. «Una trovata, quasi geniale, costruita la notte dell’8 novembre per giustificare la débâcle della Clinton».

E, parallelamente, veste Mueller dei panni dell’establishment nel tentativo di screditarlo. “È uno di loro”, questo in buona sostanza il suo messaggio. «Davvero non sanno più cosa inventarsi, stanno cercando di fregarci, di fregarvi il futuro che volete, quello per il quale avete votato, quello che vi meritate!».

Le urla come un boato solo, volti pieni di lacrime, l’America di Donald Trump.

Invincibile a parole, oggettivamente assai più limitato alla prova dei fatti.
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