Nelle primissime ore dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina, Mosca ha impiegato in maniera massiccia missili cruise e, per la prima volta in una guerra, sono stati utilizzati in massa dalla Russia missili balistici di precisione a medio raggio. Secondo Timothy Wright, analista dell’International Institute for Strategic Studies (Iiss), molto probabilmente la Russia ha fatto ricorso all’unico tipo di missile balistico a medio raggio in dotazione alle sue forze armate, ovvero il sistema Iskander-M, che ha un raggio d’azione di 4-500 chilometri. Il 25 febbraio il comando militare ucraino riferiva che le città di Sumy, Poltava e Mariupol erano state colpite da missili cruise Kalibr, lanciati dal Mar Nero. Questo tipo di missile ha un raggio d’azione di 500 chilometri e può distruggere grandi edifici e costruzioni fortificate. Poi la strategia dei russi è cambiata. Mosca è passata dall’attacco diretto alle difese ucraine all’assedio delle città.
Ma uno dei grandi assenti dal teatro ucraino resta il carro armato T-14 Armata, considerato un mezzo militare di nuova generazione e presentato da Mosca quale possibile game-changer, ovvero un tipo di arma capace di sovvertire le sorti di una guerra.
La ragione più plausibile che spiegherebbe l’assenza dei T-14 è che Mosca non ne ha in numero sufficiente perché possano essere utilizzati in maniera efficace in Ucraina. L’altro motivo, sottolineato da una analisi di 19fortyfive, è che la Russia non può permettersi di perderne neanche uno, sia per motivi strategici che per fini propagandistici. Quando un carro armato T-14 venne distrutto in Siria, la foto venne ripresa dai moltissimi media occidentali. Se accadesse di nuovo in Ucraina, per la Russia, sarebbe un danno di immagine notevole. Un altro rischio da evitare, per i russi, è che uno di questi mezzi finisca in mani sbagliate, perché potrebbe essere studiato.
Un caso simile riguarda il caccia Su-57, che nei piani russi doveva essere la risposta all’F-35, ma secondo gli esperti molto probabilmente inferiore ad esso. Una risposta che però nei fatti non è mai arrivata, perché la Russia ne ha pochissimi in servizio, forse i caccia operativi sarebbero meno di 10 esemplari. Il modello Su-57 di quinta generazione era stato indicato come una vera minaccia per la Nato per varie ragioni: la superiorità aerodinamica del velivolo, dovuta alla migliore manovrabilità, la flessibilità, le capacità di combattimento aereo e la potenza di attacco. Una superiorità difficile da provare perché il caccia non è mai stato visto in azione. Fino ad oggi, in giro per il mondo ne sono stati visti solo due, precisamente in Siria, ma non erano armati. Uno di questi caccia russi sarebbe stato avvistato nei cieli dell’Ucraina, tuttavia la notizia non è confermata. L’aviazione russa, al momento, usa vecchi velivoli ammodernati. Gli effetti sono ben visibili in Ucraina: i velivoli sono sufficienti contro l’avversario ucraino, ma lo sarebbero molto meno se fossero utilizzati contro avversari più dotati militarmente e tecnologicamente.
La Russia è ritenuta tradizionalmente, e a ragione, una grande produttrice di armamenti e in alcuni campi, per esempio per i missili o per i sistemi antiaerei, raggiunge altissimi livelli. I russi hanno prodotto ottimi prototipi, anche se probabilmente non così performanti come pubblicizzato dal Cremlino. Qualcosa che sembra ricordare il concetto di wunderwaffen, un termine tedesco usato per indicare gli equipaggiamenti avanzatissimi e sperimentali, per i tempi, che i tedeschi iniziarono a impiegare nelle fasi finali della II guerra mondiale. Armi ed equipaggiamenti innovativi, ma non in grado di cambiare il corso della guerra.