Ucraina, Putin e la fine della guerra il 9 maggio: ecco perché rischia un altro flop

Ucraina, Putin e la fine della guerra il 9 maggio: ecco perché rischia un altro flop
di Gianandrea Gaiani
Mercoledì 20 Aprile 2022, 07:00 - Ultimo agg. 21 Aprile, 07:34
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«Nel corso dell'operazione militare speciale le forze armate russe stanno attuando i compiti identificati dal comandante in capo supremo. Il piano per la liberazione delle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk viene attuato sistematicamente e sono prese le misure per ripristinare la vita normale». Lo ha annunciato ieri il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu (apparso in pubblico dopo le voci di presunti problemi di salute dovuti addirittura ad avvelenamento) sottolineando «il coraggio e l'eroismo» dimostrato dai militari nell'operazione speciale in Ucraina. L'intervento di Shoigu ha fatto seguito all'annuncio con cui, lunedì sera, lo Stato Maggiore ucraino aveva reso noto l'inizio dell'offensiva russa nel Donbass lungo un fronte di 480 chilometri in quella che ha definito «una nuova fase della guerra». Sempre lunedì il ministero della Difesa russo aveva reso noto il completamento della concentrazione di forze in vista dell'offensiva nell'est dell'Ucraina mentre ieri il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, in un'intervista, ha confermato che l'operazione russa mira «alla completa liberazione delle repubbliche di Donetsk e Luhansk, come annunciato inizialmente». Con la cosiddetta Fase 2 dell'operazione militare Mosca punta a conseguire obiettivi di natura diversa: simbolici, militari e politici. 

Mosca ha già da tempo annunciato che le operazioni militari in Ucraina saranno concluse entro il 9 maggio, giornata in cui i russi celebrano con una grande parata militare la vittoria contro il nazismo.

Una data carica di simbologia considerato che denazificare l'Ucraina è anche uno degli obiettivi che Putin ha attribuito alla operazione speciale varata quasi due mesi or sono. Anche per questa ragione da più parti si ritiene che i russi organizzeranno una parata della vittoria anche nei territori ucraini sotto il loro controllo, probabilmente a Mariupol dove la sconfitta del reggimento Azov, erede delle SS naziste, ben simboleggerebbe la ricorrenza del 9 maggio.

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Mosca ha quindi bisogno di conseguire in tre settimane una vittoria militare significativa per poter dichiarare conclusa la campagna militare. La caduta di Mariupol è già una realtà così come la conquista dell'intera fascia costiera del Mare d'Azov, i cui porti in mano a Kiev avrebbero potuto venire aperti alle navi della Nato. A Mariupol resiste ancora una forza stimata in circa 2.500 militari ucraini circondati all'interno della grande acciaieria Azovstal. I russi continuano a chiederne la resa per evitare una battaglia d'annientamento in cui i difensori non avrebbero speranze ma neppure il migliaio di civili che sono con loro: ostaggi usati come scudi umani secondo Mosca, cittadini che si sono rifugiati nel sito industriale pieno di tunnel secondo Kiev. L'assalto russo lungo i quasi 500 chilometri di fronte del Donbass è stato preceduto da un intenso fuoco d'artiglieria ma è solo all'inizio e punta probabilmente a saggiare i punti deboli dello schieramento nemico per tentare poi di sfondarlo e a coprire una manovra aggirante che taglierebbe fuori circa 80mila soldati ucraini da ogni possibilità di ricevere rifornimenti e rinforzi da ovest. A differenza delle offensive iniziali che hanno visto i russi minacciare Sumy, Kiev e altre città del nord con l'obiettivo fallito di indurre gli ucraini a negoziare, per poi ritirarsi e concentrare le forze nel sud est, nella Fase 2 le truppe di Mosca sembrano godere di una certa superiorità numerica contro le truppe ucraine che sono ben trincerate ma forse a corto di mezzi, armi pesanti e rifornimenti. Nel Donbass i russi hanno quindi buone probabilità di conseguire un successo significativo in tempi contenuti mentre la decisione di Kiev di ordinare ai propri soldati a Mariupol di combattere fino all'ultimo, sanguinosa e insensata sul piano militare, potrebbe in realtà minare il morale delle truppe schierate nel Donbass e favorire la resa di interi reparti.

Il conseguimento di successi militari significativi potrebbe consentire ai russi di annunciare la conclusione delle operazioni militari in vista della ricorrenza del 9 maggio ma non garantirebbe di poter concludere il conflitto con un accordo con Kiev né il conseguimento degli obiettivi politici indicati da Vladimir Putin il 24 febbraio scorso: la neutralità dell'Ucraina rispetto a Usa e Nato e la sua smilitarizzazione. Col pieno supporto degli anglo-americani, che stanno decisamente puntando a riequipaggiare le forze armate di Kiev con armi e mezzi di loro produzione, il governo ucraino sembra per ora orientato a rifiutare ogni negoziato con i russi e a puntare quindi su un conflitto prolungato, d'attrito, che provocherebbe ulteriori devastazioni in Ucraina ma imporrebbe allo stesso tempo una guerra di logoramento a Mosca e alle forze ucraine filo-russe. 

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