Usa 2024, speciale elezioni: l’America a un anno dal voto

Sarà rivincita Biden contro Trump? Analisi e commento di Luca Marfé

DeSantis, Biden e Trump
DeSantis, Biden e Trump
di Luca Marfé
Lunedì 6 Novembre 2023, 16:59 - Ultimo agg. 7 Novembre, 19:01
5 Minuti di Lettura

WASHINGTON - 5 novembre 2024.
Un anno esatto all’appuntamento con la Storia.
Un anno esatto all’elezione del prossimo presidente degli Stati Uniti d’America.

Sarà rivincita Biden contro Trump?

È una possibilità. Ma non è affatto detto. Perché è almeno altrettanto possibile che, paradossalmente proprio nella metà di campo dell’attuale presidente, possano esserci dei clamorosi colpi di scena.

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Ma andiamo con ordine.

Joe Biden

Ufficialmente riconfermato, formalmente unico candidato per il Partito Democratico alla Casa Bianca 2024. Però. Ci sono molti “però”. Che non hanno un granché a che vedere con le sue politiche né con i dossier, nazionali e internazionali, che la sua America è chiamata e costretta ad affrontare. Che non hanno a che vedere, insomma, con il consenso che gli ruota o che non gli ruota attorno. Il punto vero è un altro, è sotto gli occhi di tutti, per quanto sia un’inaccettabile peccato mortale anche soltanto parlarne: il punto vero sono le sue condizioni psico-fisiche, unite alla sequenza infinita di…gaffe di cui si è reso triste protagonista, specie negli ultimi mesi.
La domanda che tutti si pongono, oramai anche tra le file del suo stesso partito, è: è Biden in grado, per altri quattro anni, di sedere sulla poltrona dell’uomo più potente del mondo?
Oggi ha 80 anni, l’anno prossimo ne avrà 81, e per molti americani, e per molti giornalisti e opinionisti, anche “sorridenti” nei confronti del presidente e del Partito Democratico, la risposta, secca, è: “no”.

Donald Trump

A valanga tra i repubblicani, non partecipa nemmeno ai loro dibattiti. È troppo avanti ovunque, avrebbe soltanto da perdere, e naturalmente non lo fa. Favorito, e in maniera colossale, anche di 50 punti percentuali, su tutti quanti gli altri.

Il candidato repubblicano dunque, per quanto veramente repubblicano non lo sia stato neanche mai, è già, quasi certamente, Donald Trump. Con tutti i suoi pregi di comunicazione e di sostanza. E ovviamente con tutti i suoi difetti, con il suo fare (volutamente) smodato, che tuttavia tanto piace alla sua base. C’è mezza America là fuori che sogna un suo grande ritorno, ultra cinematografico. Per “rendere l’America di nuovo grande”.

Ronald DeSantis

Governatore della Florida, paladino delle libertà contro le catene del Covid, ma soprattutto (ex) delfino di Trump: l’allievo contro il maestro. Già, perché Ron DeSantis almeno ci prova a sparigliare un po’ di carte, ad animare un po’ la sfida. E allora addio fair play e che ognuno si giochi le sue. Prende posizioni di giorno in giorno sempre più nette su tutti i temi caldi, specie su quelli che possano scaldare i cuori degli ultra conservatori. Di colpo fan della guerra, in Ucraina, ma soprattutto in Israele, dove secondo lui «Hamas va eliminato definitivamente», senza nessun cessate il fuoco, senza nessuna tregua, senza nemmeno pensare di andarci troppo per il sottile. Strizzando l’occhio, in realtà, più ai soldi della ricca comunità ebraica proprio in chiave elezioni e raccolta fondi, che non in chiave di chissà quali alti princìpi e vitali diritti del popolo israeliano. Un giochetto che gli riesce molto bene, peraltro. Perché se è vero che rincorre ancora parecchio indietro rispetto a Trump (gli ultimi sondaggi dicono 27 punti percentuali contro ben 73 dell’arancione), è però altrettanto vero che sta recuperando parecchio terreno.

Un po’ di pepe a destra, insomma. Che per la politica, e per tutti i suoi appassionati, in fondo non guasta mai.

I candidati indipendenti

Su tutti, Robert Kennedy Jr. Contro i vaccini anti-Covid, contro la guerra in Ucraina, contro la guerra in Medio Oriente. In due parole? Contro tutto. E proprio per questo da tenere d’occhio perché pronto a fare incetta di voti dei cittadini dimenticati, abbandonati, scontenti. Dopo essersi definitivamente sganciato dal Partito Democratico, come indipendente viene quotato attorno ai 20 punti percentuali. Un’enormità per un candidato che è solo all’inizio della corsa, e senza grandi sponsor (lobby) alle sue spalle. Un dato che potrebbe crescere, o magari sgretolarsi di colpo. Sta a lui scegliere la comunicazione giusta, così da non esagerare, da non spaventare eccessivamente quella fascia moderata dell’elettorato americano che, storicamente, in ogni elezione, è comunque necessaria per vincere. Altro pepe, altro sapore a queste elezioni che si preannunciano già storiche.

Colpi di scena e conclusioni

Il colpo di scena epocale potrebbe arrivare nella Convention 2024, in calendario a fine agosto, del Partito Democratico. È lì, infatti, che Michelle Obama potrebbe annunciare la sua candidatura a sorpresa, praticamente a due mesi dal voto, e, chissà, far saltare tutti i piani di tutti, in primis degli elettori.

Un anno che si preannuncia interessante ed intensissimo. Da seguire con grande attenzione. Perché si decide, sì, il prossimo presidente degli Stati Uniti d’America. Ma perché “a cascata” si decide altresì, in un mondo sempre più globalizzato in cui Cina e Russia attendono l’Occidente al varco, il destino del mondo intero.

© Luca Marfé, Washington D.C.

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