Alessandra Locatelli ministro per le disabilità: «La disparità esiste ma non è solo per le risorse»

«Ho intenzione di visitare tutte le regioni per capire come consentire in futuro che le prestazioni siano garantite a tutti»

Alessandra Locatelli ministro per le disabilità
Alessandra Locatelli ministro per le disabilità
Maria Pirrodi Maria Pirro
Martedì 29 Novembre 2022, 14:00 - Ultimo agg. 30 Novembre, 12:55
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Riconosce che «servizi e prestazioni tra le regioni vanno uniformati». Ma il ministro per la disabilità Alessandra Locatelli s'impegna anche a fare di più per la formazione, a partire da quella dei docenti, in stretta collaborazione con il dicastero competente dell'Istruzione, manifesta l'intenzione di contattare la famiglia dello studente napoletano in carrozzina appena tornato a scuola dopo l'ispezione. E, per valorizzare gli esempi positivi, oggi e domani visita diverse strutture in Campania, prime tappe di un viaggio in Italia utile a capire quale direzione imprimere al suo mandato, partendo proprio dai territori. «La frammentazione dei dati in questo settore non aiuta: è necessario ricomporli per arrivare a progetti personalizzati e adeguati di vita», dice l'esponente della Lega con un «velo di tristezza» per la tragedia di Ischia, preannunciando un'accurata valutazione. 

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Lei ha annunciato un fondo di 10 milioni destinato ai Comuni con oltre 300mila abitanti e in favore dei disabili. Come immagina vada utilizzato?
«Vorrei diventasse il modo per fare rete tra enti locali e terzo settore nei contesti più svantaggiati e nelle periferie, sostenendo servizi e progetti di inclusione.

Penso allo sport e ad attività ricreative troppo spesso precluse ai bimbi e adulti che restano isolati se non addirittura murati in casa».

Chi e come potrà accedere ai finanziamenti?
«Tramite bando, coinvolgendo istituzioni pubbliche e private, e anche piccole realtà invisibili quanto preziose».

Eppure, il suo dicastero rimane senza portafoglio.
«Dipende dalla presidenza del Consiglio per la rendicontazione, ma è dotato di alcuni fondi, più quest'ultimo ottenuto in neanche 4 settimane. Io lo considero al pari degli altri, anche se mi auguro che un domani tutti diano attenzione al tema della disabilità».

Resta pure un enorme divario tra Nord e Sud Italia nei livelli essenziali di assistenza e nella spesa sociale per i più fragili (mai calcolata). Anche gli investimenti delle fondazioni bancarie sono in minima parte destinati al Mezzogiorno. Ritiene si possa rendere omogenea la distribuzione delle risorse?
«Il divario esiste, ma non dipende solo dalla distribuzione delle risorse avvenuta comunque secondo criteri validi: ci sono fondi rimasti bloccati e meccanismi che hanno portato a sviluppare diversamente i servizi. Ho intenzione di visitare tutte le regioni per capire come consentire in futuro che le prestazioni siano garantite a tutti».

Per farlo, servirebbe un'anagrafe della disabilità.
«È un tema che mi sta molto a cuore: i dati sono frammentati ed è necessario cercare di ricomporli tramite un gruppo di esperti chiamato ad analizzare la distribuzione di servizi e risorse tra le regioni in modo da arrivare a un fondo unico da cui attingere per realizzare il progetto di vita personalizzato per le persone con disabilità. Le spese devono essere, però, rendicontate».

Tutto ciò come si concilia con l'autonomia differenziata proposta dal suo partito?
«Si concilia benissimo. Ogni regione ha sistemi e meccanismi diversi, ma obiettivi comuni: dobbiamo fare in modo che tutte ci arrivino. E non è solo questione di risorse, ma di organizzazione».

In caso di inadempienze, è favorevole ai commissariamenti?
«Credo nella forza delle regioni: è nell'interesse di tutte garantire servizi e prestazioni, tenendo conto delle scadenze del Pnrr».

Nel suo tour in Campania incontra anche associazioni che caldeggiano impegni precisi. Tra i temi più sentiti, il dopo di noi.
«Bisogna partire durante noi, non solo dopo. Con qualche modifica alla legge 112, estendendo i criteri per partecipare ai percorsi di autonomia e con sperimentazioni ad hoc per i ragazzi autistici. A Pontecagnano visito la co-housing Vado a vivere da solo oh oh: può essere un modello».

La legge sui caregiver, di cui si è occupata in risposta a una interpellanza, manca da 20 anni: tempi per la svolta?
«Dal punto di vista governativo, occorre prima possibile rispondere all'Onu per descrivere il percorso da intraprendere: la norma è ferma per lungaggini parlamentari e divergenze sulle misure migliori. Dobbiamo fare presto, riconoscere il ruolo dei caregiver conviventi, per la pensione e i contributi, e sostenerli anche nel percorso psicologico e formativo».

Poi c'è la questione delle barriere architettoniche: a Pompei è attesa ai percorsi turistici accessibili, ma gli ostacoli restano negli edifici pubblici e privati, anche di recente costruzione.
«Va dato merito a Pompei, ma il tema è culturale: va cambiata mentalità e vanno pensati percorsi, edifici, eventi accessibili a tutti».

A Napoli è appena tornato in classe lo studente disabile che la famiglia aveva ritirato da scuola prima dei 16 anni, autodenunciandosi e segnalando difficoltà persino per andare in bagno. Insomma, non basta solo l'insegnante di sostegno per garantire il diritto all'istruzione.
«Contatterò la famiglia, ma il caso non è isolato. Una riflessione istituzionale va fatta: non si può delegare tutto all'insegnante e pure i bimbi collegati a macchinari non devono rinunciare alla scuola, se serve l'infermiere o altre figure».

Ritiene che anche i dirigenti e gli operatori scolastici e gli altri insegnanti dovrebbero seguire corsi di formazione specifici?
«Si potrebbe pensare a questo, spesso ci si affida al buon cuore. Poi ogni singolo caso va analizzato e anche il tema della formazione degli insegnanti di sostegno è molto attuale e complesso: certamente non tutti sono adeguatamente preparati ad assistere i casi più difficili. Ma, per restare in Campania, ogni volta incontro realtà che mi stupiscono per lo straordinario lavoro svolto». 

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