L'autonomia spacca la maggioranza, Salvini incalza Di Maio: «Serve un chiarimento»

L'autonomia spacca la maggioranza, Salvini incalza Di Maio: «Serve un chiarimento»
di Alberto Gentili
Venerdì 15 Febbraio 2019, 12:00 - Ultimo agg. 14:46
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Prima la farsa: Matteo Salvini arriva con mezz'ora di ritardo e, quando si siede, il premier Giuseppe Conte già se n'è andato per «improvvisi impegni privati». Poi il gelo: mentre Erika Stefani, ministra agli Affari regionali, con voce solenne e un tantino emozionata illustra le bozze di intesa per l'autonomia differenziata con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, i colleghi grillini ascoltano in silenzio. «Evidentemente e palesemente ostili», secondo un partecipante. Finita l'illustrazione, Luigi Di Maio (Sviluppo economico e Lavoro), Giulia Grillo (Sanità), Danilo Toninelli (Infrastrutture) Alberto Bonisoli (Cultura) restano ancora zitti. Sergio Costa (Ambiente) ha disertato l'incontro ma, come i colleghi, ha già provveduto a recapitare alla ministra leghista i fogli carichi delle sue obiezioni. Quelli in cui viene spiegato perché i ministri grillini sono contrari a concedere competenze e poteri alle tre Regioni. Di Maio teme di perdere il controllo sull'erogazione del reddito di cittadinanza. La Grillo vuole avere voce in capitolo sui costi della Sanità, ticket compresi. Bonisoli non intende perdere il controllo sulle sovrintendenze, Costa nega il via libera alle valutazioni regionali di impatto ambientale: «E' materia non oggetto di trattativa». E Toninelli non ha alcuna voglia di lasciare a Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna il controllo di strade, autostrade e linee ferroviarie.
 
La presa d'atto della conclusione dell'istruttoria è fatta in fretta (la riunione dura meno di un'ora) e senza scontri. Di Maio, con la sponda del premier Conte, adotta la strategia del muro di gomma. Il vero obiettivo del vicepremier grillino non è andare alla guerra con Salvini, rischiando la crisi di governo. Ma di rinviare quanto più possibile il sì al provvedimento: dopo la batosta in Abruzzo, il Movimento non può permettersi di far alzare alla Lega la sua bandiera storica. Non di certo prima delle elezioni europee: gli elettori grillini sono concentrati nel Centro-Sud, le aree del Paese penalizzate dalla riforma leghista. E il voto sull'autorizzazione a procedere contro Salvini offre ai 5Stelle qualche margine in più: anche al vicepremier leghista, fino a quando il pericolo del processo non sarà scampato, non conviene andare allo scontro. Emblematica, riguardo alla tattica dilatoria, la comunicazione pentastellata nelle ore precedenti il Cdm. Mentre Salvini annuncia, «l'accordo c'è, stasera il via libera» e la Stefani fa sapere che con la sua relazione è spianata la strada per l'autonomia differenziata («non serve un voto»), la parte grillina di palazzo Chigi dà una versione opposta. Della serie: non basta la relazione della ministra agli Affari regionali, da domani inizia un nuovo approfondimento tra i ministeri e le tre Regioni sulle «criticità ancora aperte». E, soprattutto, prima del Cdm in cui si recepiranno le intese con le Regioni, sarà «necessario un passaggio in Parlamento». In estrema sintesi: «I tempi saranno lunghi». Lo schema è un po' quello della Tav, ma a parti invertite: rinviare la grana il più possibile. Una tattica che irrita Salvini: «Serve un vertice politico la prossima settimana». «Ok, lì scioglieremo i nodi politici», risponde Di Maio. E fa arrabbiare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti: l'interfaccia della Lega con i governatori Attilio Fontana (Lombardia) e Luca Zaia (Veneto) che da ottobre chiedono (inutilmente) al vicepremier leghista di accelerare. E di essere pronto a rompere con i 5Stelle se, com'è probabile, Di Maio continuerà a rinviare l'autonomia. Ma, si diceva, in questa fase Salvini non intende forzare la mano. Il vicepremier deve però frenare la rabbia quando gli portano il dossier che per l'intera giornata circola tra i parlamentari grillini, dove l'autonomia differenziata viene bollata come «incostituzionale»: «Crea cittadini di serie A e di serie B». Commento ironico di Salvini: «Ultimamente i dossier io li vedo sempre in ritardo, quindi chiedetene conto a chi lo ha fatto». Chiara l'allusione all'analisi costi-benefici della Tav.

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