Augusto Barbera, chi è il nuovo presidente della Corte Costituzionale: la formazione e la carriera politica

Giurista di fama, autore prolifico di volumi e saggi sul diritto costituzionale e politico

Augusto Barbera, chi è il nuovo presidente della Corte Costituzionale: la formazione e la carriera politica
Augusto Barbera, chi è il nuovo presidente della Corte Costituzionale: la formazione e la carriera politica
Martedì 12 Dicembre 2023, 15:48 - Ultimo agg. 20:57
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Giurista di fama, autore prolifico di volumi e saggi sul diritto costituzionale e politico. È stato ed è tutto questo Augusto Barbera il nuovo presidente della Corte Costituzionale. Approdato alla Corte nel 2015, eletto dal Parlamento su indicazione del Pd, ne è stato vicepresidente e sino ad oggi presidente reggente, da quando a novembre è scaduto il mandato di 9 anni di Silvana Sciarra,a cui ora succede a pieno titolo.

 

«Impossibile per maggioranza occupare Consulta»

«Vari commentatori scrivono che ci sarà assalto all' indipendenza della Corte da parte della maggioranza. È un allarmismo di un costituzionalismo ansiogeno che non è in linea con le regole vigenti. Oggi non è possibile nessuna occupazione della Corte costituzionale».Lo ha detto il presidente della Consulta Augusto Barbera nella conferenza stampa. «Se questa maggioranza vuole eleggere il giudice deve mettersi d'accordo con altre forze politiche o presentare un candidato che abbia un successo personale tale da spingere tutte le forze politiche votarlo. La Corte non può occuparla nessuno», ha ribadito

La formazione

Nato ad Aidone ,in provincia di Enna , classe 1938, sposato, con due figli, è professore emerito di Diritto costituzionale presso l'Università di Bologna, dove è stato professore ordinario fino al 2010. Laureatosi nel novembre del 1960, si è formato nell'Università di Catania dove, nel 1968, ha conseguito la libera docenza in diritto costituzionale.

Nell'ambito dell'attività accademica, è stato professore ordinario di Diritto costituzionale nelle Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bologna (dal 1994 al 2010) e dell'Università di Ferrara (dal 1970 al 1977). Ha insegnato Istituzioni di Diritto pubblico nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Bologna (1977-1994) e Diritto costituzionale italiano e comparato nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Catania (1969-1970). Ha pubblicato 22 volumi e circa 400 tra saggi, note a sentenza, relazioni o interventi a convegni.

Il percorso

È stato Direttore, dal 1999 al 2015, di «Quaderni costituzionali. Rivista italiana di diritto costituzionale», edita da Il Mulino.È componente del comitato di direzione e del comitato scientifico di diverse riviste, fra cui «Rassegna parlamentare», «Studi parlamentari e di politica costituzionale», «Le istituzioni del federalismo», «Nuova informazione bibliografica», «Autonomie locali e servizi sociali». Inoltre, co-dirige, insieme al Professore Andrea Morrone, gli «Annali di diritto costituzionale».

La carriera politica

Altra sua grande passione la politica. Dal 1980 al 1982 consigliere regionale in Emilia Romagna, poi è stato deputato eletto nelle liste del Pci e del Pds, per cinque legislature, fra il 1976 e il 1994. Nell'aprile 1993 venne nominato ministro per i Rapporti con il Parlamento nel governo di Carlo Azeglio Ciampi. Si dimise però, a 24 ore dal giuramento insieme agli altri tre ministri della sinistra di quell'esecutivo in polemica per la mancata concessione, da parte del Parlamento, dell'autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi. È stato anche fra i promotori dei referendum elettorali del 1991, del 1993 e del 1999.

La lettera per l'incarico

«Carissimi colleghi, come il meno giovane tra voi per età e nomina, mi permetto di formulare un auspicio per la elezione del nostro nuovo Presidente. L'auspicio è che si convenga di eleggere Antonio Augusto Barbera - il quale, tra l'altro, è, dopo di me, il meno giovane tra di noi per età e per nomina - Presidente della Corte costituzionale».Comincia così la lettera che il vicepresidente della Corte costituzionale Franco Modugno ha fatto recapitare agli altri giudici prima che cominciasse la riunione del collegio che ha poi eletto effettivamente Barbera all'unanimità. Una missiva fitta di tre pagine, in cui Modugno non si sofferma sulle «grandi doti di Giudice costituzionale e di fine giurista, che noi tutti abbiamo potuto apprezzare nel corso di questi anni di lavoro insieme alla Corte». Ma richiama «notizie e considerazioni che riguardano la figura e la statura culturale di Augusto», a cominciare dagli anni in cui Barbera era assistente di diritto costituzionale a Catania e partecipava anche alla attività della Fuci e dei Giuristi cattolici, passando per l'esperienza di parlamentare per 5 legislature e dell'impegno diretto nelle Commissioni dedicate alle riforme istituzionali. Poi l'impegno nei Comitati per i referendum elettorali, che lo portò infine alla nomina a Ministro per i rapporti con il Parlamento del Governo Ciampi. «Se non che, il mancato voto sull'autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi portò alle dimissioni del Governo - ricorda Modugno - Di qui le elezioni anticipate e la vittoria di Silvio Berlusconi». Barbera non si ricandidò e «riprese il suo posto all'Università di Bologna, dedicandosi interamente alla cattedra di diritto costituzionale con notevole successo nella formazione di allievi. Da allora la sua attività politica è stata marginale: ha contribuito sì alla nascita del Partito democratico, ma senza assumere incarichi politici. Intensa invece è stata la sua attività editoriale, con interviste ed articoli vari, dalla quale è emersa l'autonomia intellettuale che ha sempre contraddistinto la figura di Augusto Barbera». Da Modugno un cenno anche «allo splendido libro che Augusto ha pubblicato nel settembre di quest'anno con il titolo 'Laicita'». In esso è racchiuso l'odierno pensiero di Augusto. Un pensiero che è rivolto a dimostrare la possibilità di una «società liberal-democratica, inclusiva peraltro anche di non poche posizioni delle Chiese» . Il che può avvenire se s'intende sul serio il c.d. principio di laicità, che non è un «principio autonomo», ma corollario di valori liberaldemocratici e personalisti della Costituzione italiana«; insomma »un crocevia tra vari principi«. La laicità dunque non è un principio, bensì un »metodo« , un pò come ho cercato di mostrare a proposito della »ragionevolezza«. Il che unisce, ancora una volta, il pensiero mio a quello di Augusto». Un «gran libro», scrive ancora Modugno, «che, nella sua densità, nell'equilibrio tra l'analisi dei singoli temi e problemi e la sintesi rivolta alla qualificazione della 'laicità come metodò, rappresenta la attuale posizione culturale di Augusto, che non esito a indicare come il più degno e meritevole aspirante alla posizione di Presidente della nostra Corte». 

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