Tajani: «Alle Regioni candidiamo i governatori uscenti. E niente terzo mandato»

ll vicepremier: «Per il sì italiano al Mes non basta l’intesa sul Patto di stabilità. Alle Amministrative il centrodestra rispetterà la prassi seguita fino a oggi»

Tajani: «Alle Regioni candidiamo i governatori uscenti. E niente terzo mandato»
Tajani: «Alle Regioni candidiamo i governatori uscenti. E niente terzo mandato»
di Francesco Malfetano
Lunedì 11 Dicembre 2023, 00:21 - Ultimo agg. 17:50
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«Per le Regionali seguiremo la prassi e confermeremo i candidati uscenti». Sulle fibrillazioni che stanno agitando il centrodestra in vista del voto in Sardegna, Basilicata, Abruzzo, Umbria e Piemonte Antonio Tajani sembra avere le idee chiare. Per il vicepremier, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, non c’è bisogno di “riequilibrare” i rapporti di forza con FdI. «Non è una questione di lottizzazione» spiega, prima di stoppare anche quei governatori - in primis i leghisti Zaia e Fedriga - che chiedono l’eliminazione del limite ai due mandati. 

Vicepremier partiamo dal Mes. La calendarizzazione del voto non pare destinata a risolvere la questione e la ratifica a slittare al 2024. Giovedì che succede?
«Un mese in più o in meno non credo cambi le cose. Non dobbiamo pensare che il Mes sia una questione di calendario ma di politica macroeconomica. E in questo senso la necessità europea è sostenere l’economia reale. Anche se noi come FI siamo favorevoli al Mes, bisogna essere consapevoli che non basta, dobbiamo completare l’architettura composta anche dal Patto di Stabilità, dall’unione bancaria e dall’armonizzazione fiscale. Altrimenti saremmo davanti ad una scelta monca che servirebbe probabilmente solo alle banche tedesche dato che le nostre siamo già riusciti a rinforzarle anche con un buon testo sugli extra-profitti».

Se la trattativa sul patto di Stabilità è avanzata quella per gli altri due punti però non pare a un punto di svolta.
«Mi aspetto aperture dagli altri Paesi Ue, è un tema che l’Italia pone già con grande forza. Io ad esempio l’ho fatto quando siamo stati a Berlino, il discorso complessivo è esattamente quello che ho fatto al loro ministro delle Finanze. Non è che Roma per fare una cortesia ai tedeschi poi non fa il proprio bene. Ma è un ragionamento che estendo anche ai partiti italiani: chiedo a tutti coloro che sono favorevoli cosa intendono fare su unione bancaria e fiscalità”. 

L’intesa sul Patto è appesa alla mediazione tedesca con i Paesi frugali. Che ne pensa? 
«Non accetteremo proposte lesive per noi.

I frugali non sono paesi industriali ma devono tenere conto del fatto che noi siamo la seconda manifattura d’Europa e che altri Paesi, come la Francia, hanno le nostre stesse posizioni critiche. Ricordo loro che il Patto è di stabilità ma è anche di crescita. Non è che possono tagliare quest’ultima o si fa la fine delle vecchie regole recessive che nel 2008 hanno provocato guai enormi».

Per cui siamo pronti a non sottoscriverlo?
«Ribadisco: io mi auguro si possa trovare un accordo entro Natale ma non vogliamo sia penalizzante per noi».

Quale sarà la prossima maggioranza del Parlamento Ue?
«La decidono gli elettori ma io vedo in forte crescita il Partito popolare europeo e credo che si riuscirà a concretizzare quella che per noi è la maggioranza ideale, con dentro popolari, conservatori e liberali».

Oltre ai socialisti resterebbe fuori anche Salvini...
«La sinistra è già stata sconfitta dalla coalizione che portò alla mia elezione a presidente del Parlamento europeo. Per quanto riguarda la Lega bisogna tenere conto che l’Ue funziona diversamente dall’Italia e si può stare in famiglie politiche diverse. Da parte nostra comunque non c’è nessun veto o preclusione nei confronti della Lega. Anche domani mattina sarebbe la benvenuta in una maggioranza con il Ppe. Non vogliamo però Afd e Le Pen perché hanno valori diversi dai nostri e perché nessuno si alleerebbe con loro».

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Al voto di giugno qual è l’ asticella per FI? 
«Tutti i sondaggi ci danno in crescita costante, abbiamo una struttura ormai consolidata, e quindi puntiamo ad andare oltre al 10%. È evidente a tutti che c’è stata una reazione opposta rispetto a chi credeva che giorno dopo la morte di Berlusconi ci saremmo dissolti. Non hanno compreso che Berlusconi non è una presenza effimera nella storia italiana e che la sua grande eredità è stata lasciare una forza politica capace di vivere dopo di lui. E questo lo dimostreremo, a partire dal Congresso che si terrà a Roma il 23-24 febbraio prossimi. Non siamo una forza nostalgica». 

Prima del voto Ue ci sono le Regionali. Ricandidate gli uscenti o FdI merita qualche concessione in più avendo pochi governatori?
«Seguiremo la prassi, com’è giusto. E la prassi è ricandidare gli uscenti. A meno che un partito non decida di sostituirlo e, come abbiamo fatto in Molise candidando Roberti al posto di Toma, propone un nome alternativo. Ma per quanto ci riguarda non è così e confermiamo Cirio in Piemonte e Bardi in Basilicata”. 

Su FdI? 
«Non è questione di lottizzare. FdI ha tanti ministri e bravi presidenti di Regione. Non credo sia il momento di riaprire polemiche o cominciarle. Se poi un partito decide di rinunciare per qualunque motivo ad una Regione è un altro discorso». 

La riforma del limite dei due mandati? Zaia, De Luca, Toti e altri la chiedono con forza. 
«Non è che possiamo fare le leggi per qualcuno, e poi è sano garantire un ricambio nella leadership delle regioni dopo 10 anni. Un conto sono i sindaci dei comuni piccoli, un conto i presidenti delle Regioni».

Passiamo alla Manovra. Al netto delle buone intenzioni i tempi sembrano allungarsi. Sarà la solita corsa contro il tempo?
«L’importante è superare l’esame in tempi utili e noi lo faremo. Non mi preoccupano i tempi perché abbiamo preso lo spazio che serviva a migliorare il testo nella direzione indicata da Forza Italia. Siamo stati noi a porre il tema delle pensioni, così come quello della casa o quello della sicurezza. Tutte misure che aiutano l’Italia ha uscire da un periodo difficile». 

L’inflazione sembra migliorare...
«Per fortuna si sta abbassando e quindi dico che è ora abbassare anche i tassi di interesse. Farlo significa aiutare l’accesso al credito per imprese e famiglie. E’ un punto su cui lavoreremo in modo da chiedere alla Bce un intervento rapido. Prima li abbassa la banca centrale europea, prima possono farlo le banche. Se il denaro costa meno se ne avvantaggiano tutti, specie i cittadini che hanno sottoscritto un mutuo variabile. La differenza si sente, glielo garantisco io che ne ho uno».

Parlando di sicurezza: sta facendo discutere l’emendamento con cui il governo ha deciso di tagliare 45 milioni a sostegno dei migranti e aumentare i fondi alle forze dell’ordine.
«Una tempesta in un bicchiere d’acqua. Stiamo facendo tanto sui migranti, ma serve equilibrio. E poi vogliamo che i migranti siano soccorsi in mare ma chi volete che ci vada? Sul campo ci sono Marina militare, Guardia di Finanza, Capitaneria di Porto. È giusto riconoscergli questi impegni. Così come per tutte le altre forze dell’ordine o di polizia, a partire dai Vigili del Fuoco». 

C’è poi una polemica da parte di decine di artisti contro l’accordo siglato nel 2022 tra Lazio e Farnesina per la cessione al ministero del complesso Ex-Civis. Come risponde?
«Nessuno ha intenzione di interrompere l’attività formativa che svolge l’officina Pasolini nel complesso ex Civis, di fronte al Ministero degli Esteri. Anzi al termine dei lavori di riqualificazione degli spazi, dove la Farnesina trasferirà gli uffici della Cooperazione alla sviluppo, officina Pasolini avrà a disposizione uno spazio più grande e funzionale. Tutto ciò nonostante l’accordo siglato da Zingaretti e Di Maio ne avesse messo in pericolo la sua attività. Quindi nessuno sgombero, nessun nuovo mega parcheggio».

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