Forza Italia, messaggio ai ribelli: confermati i nomi scelti da Berlusconi. Ronzulli spiazzata

Riunione dell’ufficio di presidenza, ratificati gli incarichi ai vertici territoriali​

Forza Italia conferma i nomi scelti da Berlusconi, decisione a favore dei fedelissimi di Fascina. Ronzulli spiazzata
Forza Italia conferma i nomi scelti da Berlusconi, decisione a favore dei fedelissimi di Fascina. Ronzulli spiazzata
di Francesco Bechis
Mercoledì 14 Giugno 2023, 00:09 - Ultimo agg. 16 Giugno, 08:50
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È solo un inciso, ma pesa come un macigno. «Dando seguito alle volontà del presidente Berlusconi...». Antonio Tajani si collega via zoom alla riunione del comitato di presidenza di Forza Italia. Con sguardo mesto passa in rassegna le ultime nomine ai vertici del partito. Risalgono a marzo, è il ribaltone targato Marta Fascina che ha inaugurato la scalata di alcuni fedelissimi della Last lady del Cavaliere e messo ai margini la cerchia vicina a Licia Ronzulli: Tullio Ferrante al settore elettorale, Alessandro Sorte al coordinamento lombardo al posto di Ronzulli, l’ex capogruppo alla Camera Alessandro Cattaneo, sostituito da Paolo Barelli, “promosso” vicecoordinatore nazionale. Tanti i “tajanei” che la manovra pone ai posti di comando: insieme a Barelli Alessandro Battilocchio al tesseramento, i commissari appena nominati nel Salento e nelle Marche Andrea Caroppo e Francesco Battistoni. I vertici forzisti riuniti virtualmente nella sede romana di via in Lucina, da Gasparri a Ronzulli e Cattaneo - si presenta dal vivo solo il tesoriere Alfredo Messina, in lacrime - ratificano all’unanimità la virata del partito “nel nome” del Cav. Sono ore di lutto e dubbi, nessuno se la sente di polemizzare, neanche i ronzulliani che pure masticano amaro. Non solo per il restyling tra mille incognite: Cattaneo, ad esempio, dovrà condividere una poltrona per due con Gregorio Fontana, che non ha ancora abbandonato l’incarico.

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IL SEGNALE

A ventiquattr’ore dalla morte di Berlusconi e dal suo funerale oggi a Milano, la riunione doveva inizialmente limitarsi a dare il via libera obbligatorio al rendiconto finanziario del 2022.

E affrontare semmai il nodo del debito diretto del partito verso la famiglia Berlusconi da quasi cento milioni di euro. Invece sul tavolo, come anticipato alla vigilia da una mail del tesoriere, poi smentita, sono finite le nomine. Un atto formale, sulla carta. Un atto politico, considerato il tempismo: Forza Italia proseguirà nel solco del Cavaliere.

A guidare l’aratro del partito azzurro per ora sarà Tajani. Fascina, la quasi-consorte di Berlusconi, ha la fiducia della famiglia e resterà in primissima fila. Con che ruolo? Tutti se lo chiedono e in tanti sussultano pensando al momento in cui sarà dischiuso il testamento del patron di FI. Un pezzo di partito sarà lasciato in dote a Lady Fascina? Di certo si apre una nuova era anche per lei. Sarà il vicepresidente Tajani adesso a firmare gli atti ufficiali. Dunque anche la riorganizzazione territoriale nel Nord, Sud e Centro Italia che avrebbe dovuto mettere a capo dei rispettivi coordinamenti alcuni dei fedelissimi della deputata campana e ora potrebbe finire congelata per evitare di esacerbare le tensioni interne. E poi, maligna già qualcuno dei forzisti, «d’ora in avanti dovremmo vedere Marta più a Montecitorio che ad Arcore..». Il clima è questo e gli scossoni interni già tolgono il sonno alla premier Giorgia Meloni che sull’asse Fi-FdI ha scommesso la campagna per le elezioni europee del prossimo anno. Per questo i pontieri sono scesi in campo: su tutti Gianni Letta, l’eminenza azzurra coinvolta in un via vai di telefonate tra Palazzo Chigi e villa San Martino con Meloni e Marina, la primogenita. Che è decisa, raccontano, a farsi carico suo malgrado della creatura politica del padre, ma con un ordine di priorità invertito: prima le aziende, poi il partito. Tajani da parte sua vuole calmare le acque. Testa al funerale e alla cerimonia in onore di Berlusconi che i gruppi celebreranno in aula al Senato martedì. Poi, presto, verrà il tempo delle strategie. Con due priorità convergenti: rinsaldare l’asse con il Partito popolare europeo, di cui Tajani è il primo tramite italiano, e salvare il patto europeo con FdI.

Il sogno di un “partito repubblicano” unico del centrodestra vagheggiato negli ultimi tempi da Berlusconi è destinato a rimanere tale: non conviene a nessuno. Diverso è pensare un re-branding della creatura politica del Cav ora orfana del suo vero, unico mattatore nelle piazze e nelle urne. Magari proprio nel solco del Ppe - il simbolo, come chiesto da Berlusconi, sarà nel logo di FI alle europee - riunendo le piccoli e grandi formazioni centriste in un Partito popolare italiano apparentato con i popolari europei. Un’operazione Sturzo 2.0, dentro al centrodestra. Sono solo idee, forse. Il tempo dirà.

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