Bonus a Natale, Valditara: «Prof e presidi, a dicembre anticipo fino a 1.500 euro. Poi gli aumenti»

Il ministro dell’Istruzione: «Una tantum per la vacanza contrattuale. Poi gli aumenti»

Valditara: «Prof e presidi, bonus a Natale: a dicembre anticipo fino a 1.500 euro»
Valditara: «Prof e presidi, bonus a Natale: a dicembre anticipo fino a 1.500 euro»
di Ernesto Menicucci
Martedì 28 Novembre 2023, 23:59 - Ultimo agg. 29 Novembre, 14:18
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Un anno, passato, di governo. Un anno, il 2023, che sta volgendo al termine. Una Manovra, quella che andrà alle Camere che, per il settore scolastico, porterà novità.

Ministro Valditara, cosa ci sarà sotto l’albero scolastico?
«Intanto vorrei fare un passo indietro. Appena insediato, abbiamo chiuso in poche settimane il rinnovo del contratto nazionale che si trascinava da anni, dando un aumento medio di 124 euro lordi mensili, il più alto aumento mai ottenuto prima. Ora abbiamo posto le premesse per far arrivare un aumento ancora più significativo nel 2024, con lo stanziamento complessivo di 5 miliardi in legge di Bilancio per il rinnovo degli statali». 

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Quanto per prof, presidi e personale Ata? 
 

«I calcoli li stiamo facendo.

Ma posso anticipare che a dicembre tutto il personale scolastico riceverà l’anticipo, una tantum, legato alla vacanza contrattuale protratta fino ad ora: si va dai 1.516 euro dei dirigenti scolastici ai 1.228 per i professori di superiori e medie con maggiore anzianità, dai 1.056 per i maestri della stessa fascia agli 829 dei professori di medie e superiori con più bassa anzianità».

A che punto è l’ingaggio dei tutor per facilitare la scelta dei ragazzi, sostenerli nel percorso e indirizzarli sulle scelte future?
 

«Stiamo procedendo con molta determinazione. La formazione è già stata fatta, i vari istituti stanno completando le operazioni per l’assegnazione degli incarichi. Come promesso, per dicembre di quest’anno scolastico dovremmo chiudere».
 

Il dimensionamento scolastico?
 

«C’è stata una sentenza della Corte Costituzionale che, rigettando il ricorso di alcune Regioni, ha chiarito due cose: la legge è costituzionalmente legittima e non viene chiuso, a differenza di quanto qualcuno ancora paventa, nessun plesso scolastico. L’allarmismo che si continua ad alimentare su questa vicenda è del tutto ingiustificato. E trovo stupefacente che ci sia chi dice di non voler attuare la riforma, che è una milestone del Pnrr. Significa non rispettare una legge giudicata legittima dalla Corte Costituzionale. È una deriva preoccupante, oltre ad essere diseducativa verso i cittadini che potrebbero sentirsi autorizzati ad esempio a non pagare una tassa qualora la si ritenesse iniqua.
Il dimensionamento non taglierà plessi scolastici, porterà alcuni risparmi, che saranno reinvestiti nella scuola, e non danneggerà i territori montani o i piccoli comuni dato che non vi è più il numero minimo di 400 alunni perché vi sia un’autonomia scolastica. Mi consenta di aggiungere che come ha evidenziato il Consiglio di Stato, rigettando la richiesta di sospensione cautelare avanzata dalla Regione Campania, comportamenti dilatori mettono a rischio il regolare avvio del prossimo anno scolastico e il pagamento della rata Pnrr».
 

Si è parlato tanto, da parte delle opposizioni, della penuria di posti negli asili. Situazione?
 

«Bisogna fare un po’ di chiarezza. Nel Pnrr c’erano a disposizione 4,6 miliardi di euro per realizzare 264mila posti in più. Poi la Commissione Europea ci ha comunicato che alcuni fondi impegnati dal precedente governo, 900 milioni per la gestione degli asili e 450 per la loro ristrutturazione, non possono rientrare nei 4,6 miliardi, perché la finalizzazione data dal precedente esecutivo non è coerente con gli obiettivi del Pnrr. A questo punto potevamo fare due cose: definanziare o intervenire. Questo Governo, per cui gli asili sono una priorità, ha deciso di non definanziare ma ha stanziato 530 milioni aggiuntivi nel decreto Caivano e si è impegnato a trovare altri 900 milioni. In tutto 1,43 miliardi di fondi nostri, non Ue. Più di quelli decurtati sul Pnrr». 
 

Il Pnrr sarà rispettato?
 

«Anche su questo c’è da fare chiarezza. Dal 2021, quando è stato concepito il Pnrr, sono successe diverse cose. I costi dei materiali sono cresciuti del 50%. La Commissione europea ha riconosciuto che con i fondi disponibili era impossibile realizzare ancora 264mila posti. La Commissione, utilizzando formule algebriche, ha rivisto l’obiettivo, portandolo a 150 mila posti. Aggiungo che nel 2002 a Barcellona vennero fissati i range di copertura da raggiungere per gli asili: il 33% nel rapporto tra posti disponibili e bambini entro il 2026 e il 45% entro 2030. Con gli investimenti fatti, la prima quota è già stata superata e arriveremo a sfiorare la seconda nel 2026, con 4 anni di anticipo».
Avrà influito anche la detanalità, però. O no?
«In parte ha inciso, certo. Ma sempre 100mila posti in più sono già stati realizzati. Capisco che la sinistra faccia propaganda in vista delle Europee, ma non si può falsificare la realtà. Dire che il governo Meloni ha tagliato i posti negli asili perché odia donne e bambini è una grave e offensiva falsificazione della realtà».
Avete appena annunciato la partenza dei corsi anti-violenza nelle scuole. 
«Si tratta di attività extracurriculari sulle relazioni che avranno la durata di 30 ore annue, basate sul confronto tra studenti sotto la guida di un docente della stessa classe, che sarà per questo appositamente formato e retribuito. I giovani saranno anche edotti delle conseguenze penali di atti di violenza e di sopruso. Non si tratta di fare lezioni frontali ma di aiutare i ragazzi, anche partendo da casi concreti, a riconsiderare i propri comportamenti alla luce del rispetto per la dignità e la libertà delle donne».
La riforma dell’istruzione tecnica e professionale?
«È stata incardinata in Senato e da domani (oggi, ndr) inizierà il suo iter in VII Commissione. Stiamo rispettando i tempi programmati. È una riforma che garantirà una formazione di qualità ai nostri giovani, favorendo il loro rapido inserimento nel mondo produttivo, dando loro maggiori opportunità lavorative e rendendo più competitive le nostre imprese».

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