Berlusconi, Pier Ferdinando Casini: «Tra noi legame oltre le liti. L’eredità? È già di Meloni»

Il senatore ed ex presidente della Camera: «Il momento più alto nel discorso a Onna. È finita un’epoca, ora ce ne rendiamo conto»​

Pier Ferdinando Casini: «Tra noi legame oltre le liti. L’eredità? È già di Meloni»
Pier Ferdinando Casini: «Tra noi legame oltre le liti. L’eredità? È già di Meloni»
di Ernesto Menicucci
Martedì 13 Giugno 2023, 00:23 - Ultimo agg. 22:50
5 Minuti di Lettura

Presidente Pier Ferdinando Casini, lei che lo ha conosciuto bene, può dire chi era Silvio Berlusconi dal punto vista personale prima ancora che politico?

«Una persona con la straordinaria capacità di parlare a tutti. È vero che voleva piacere e che lavorava costantemente per questo, ma lui voleva piacere a tutti, non solo ai potenti della Terra, da Bush al Papa, ma anche o soprattutto alle persone sotto casa. Da questo punto di vista, rispetto a tanti altri protagonisti della politica o dell’economia che ho conosciuto, lui aveva la dote dell’umiltà».

E invece dal punto di vista politico cosa ha rappresentato il Cavaliere per la recente storia dell’Italia?
«Un grande alibi, principalmente. Per il centrodestra, per rinviare quell’assunzione di responsabilità che andava presa da anni. La grande intuizione di Berlusconi, di mettere insieme il federalismo leghista con il centralismo dell’allora Msi e poi An, è chiaro che avrebbe anche fatto emergenze delle contraddizioni. Le stesse che sono emerse nel centrosinistra, che ha costruito coalizioni non sulle idee da portare avanti per il Paese, ma sull’antiberlusconismo».

In molti, in queste ore, se lo chiedono: chi raccoglierà l’eredità politica di Silvio?
«Come ho ripetuto più volte, le eredità in politica non si ricevono ma si prendono.

E quella di Berlusconi se l’è già presa Giorgia Meloni: il post Berlusconi era iniziato da tempo e si è materializzato con il voto del 25 settembre. Non a caso, al governo dell’Italia è la destra e non più il centrodestra».

Vede possibili contraccolpi sulla maggioranza di governo?
«Di sicuro per loro sarà una perdita, ma non credo che ci sarà chissà quale sconvolgimento. Gli eletti, i ministri, sono legati al governo».

E ci sono altri soggetti, come ad esempio i centristi alla Renzi, che possono raccogliere il testimone del Cav?
«Che ci siano protagonisti che pensino di farlo è plausibile, che poi ci riescano non è semplice».

Perché, secondo lei?
«Perché i tempi passano, ed erano passati anche per Berlusconi. Senza contare che servirebbe quel riconoscimento che Berlusconi ha avuto sempre dal suo popolo, anche nell’ultima fase: quell’otto o dieci per cento che prendeva Forza Italia era un voto fideistico, di gente che votava a prescindere Berlusconi. A settembre, al seggio, incontrai un signore: “Ma come sta Berlusconi?”, mi chiese. Era una persona, che non lo conosceva personalmente, sinceramente interessata alle sue condizioni di salute».

Si ricorda la prima volta che lo incontrò?
«Ero nella Dc, ai tempi della segreteria Forlani, fine anni ‘80. Mi occupavo di televisione ed andammo in delegazione da lui, in via dell’Anima, con Enzo Carra e Luciano Radi per lamentarci del fatto che Mediaset favorisse i socialisti rispetto ai democristiani. Con lui c’erano Confalonieri e Gianni Letta che cercavano di ammorbidire... Ci disse che per lui era tutto pentapartito, ma ovviamente tutti conoscevamo i suoi rapporti privilegiati con Craxi».

Il vostro rapporto è stato di alti e bassi politici, ma di un legame umano profondo.
«Sono uno dei pochi ad essere riuscito a mantenere un rapporto forte, di amicizia, anche dopo la nostra scissione, quando con l’Udc nel 2008 gli dissi “i nostri valori non sono in vendita”. Ma poi, negli anni successivi, quando partì la campagna contro di lui, io rimasi sempre garantista».

Vi vedeste a febbraio del 2022, pochi giorni dopo la rielezione di Mattarella come Capo dello Stato.
«Sì, andai ad Arcore. Io naturalmente non avevo nulla da chiedergli, ma fu un bellissimo incontro, Silvio mi regalò un quadro con una Madonna col bambino che ancora conservo. Era la testimonianza della sua generosità, ma anche della voglia di lasciarti qualcosa di suo. Fu il modo di suggellare che eravamo amici. Ci eravamo visti anche in Sardegna, un anno prima, io ero con i figli Caterina e Francesco, lui con Marta Fascina. Pranzammo insieme, fu una giornata bellissima, mio figlio era ammaliato soprattutto dai racconti calcistici. Conosco Berlusconi da oltre trent’anni, è un pezzo della mia vita che se ne va».

La fine di un’epoca?
«Già, la fine di un’epoca. Era già finita, ma ce ne accorgiamo davvero oggi».

Il maggior successo di Berlusconi? La conferenza di pace di Pratica di Mare?
«Secondo me il punto più alto lo toccò nel discorso di Onna, nel 2009, dopo il terremoto in Abruzzo, quando riconobbe il valore del 25 aprile. Lì fu davvero il presidente di tutti e, da lì in avanti, anche gli odi e la rivalità del centrosinistra nei suoi confronti si sono attenuati. Ho fatto due campagne elettorale da candidato indipendente nelle file del Pd, nel 2018 e nel 2022, non ho mai colto odio nei suoi confronti da parte degli avversari politici, casomai una certa tenerezza».

Crede che Marta Fascina possa essere anche la figura che raccoglierà la guida di Forza Italia? E cosa può succedere da domani all’interno del partito azzurro?
«Non la conosco a sufficienza per esprimere un parere e mi piacerebbe che nessun grillo parlante si intrometta nelle tribolazioni di Forza Italia. Di certo non sarò io a farlo».

Berlusconi, chi prenderà il suo posto al Senato? Ecco cosa prevede la legge: saranno indette elezioni suppletive

Ha parlato dei successi di Berlusconi, se invece dovesse indicare il più grande errore commesso?
«Sicuramente nella sua carriera politica ci sono state luci ed ombre. Ma quello che ha pagato più di tutti sono stati il tema giudiziario e il conflitto di interesse. Se avesse ceduto le sue televisioni sarebbe stato ancora più libero».

© RIPRODUZIONE RISERVATA