Timmermans, no dei sovranisti ma l'asse Francia-Germania tiene

Timmermans, no dei sovranisti ma l'asse Francia-Germania tiene
di Antonio Pollio Salimbeni
Domenica 30 Giugno 2019, 14:00 - Ultimo agg. 19:16
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BRUXELLES - Non si può dire con certezza che cosa accadrà stasera alla riunione del Consiglio europeo perché come recita il vecchio adagio, chi entra papa in conclave ne esce cardinale. Tuttavia il risultato delle discussioni tra i leader europei presenti al G20 a Osaka, almeno un punto di ri-partenza del negoziato sulle nomine sarebbe stato stabilito: in pole position per la presidenza della Commissione europea è attualmente il laburista olandese Frans Timmermans.
 
Una vera novità a suo modo storica: l'ultimo socialista a occupare quel posto, dal 1985 al 1995, è stato il francese Jacques Delors, il più energico costruttore della Comunità europea. Romano Prodi, che è stato presidente dal 1999 al 2004, era leader di un fronte di centrosinistra, ma non è socialista. La cancelliera tedesca non lo ha confermato e si è limitata a indicare che «entrambi i due effettivi Spitzenkandidaten sono in lizza e assicurano che il processo degli Spitzenkandidaten resti in futuro, non ci sarà un conflitto istituzionale» tra governi e parlamento. Si tratta delle candidature indicate dai partiti europei. Dato che il campione tedesco Manfred Weber una maggioranza in parlamento non ce l'ha ed è osteggiato da Macron, si passa a Timmermans, ex ministro degli esteri olandese, attuale primo vicepresidente della Commissione Juncker, 7 lingue ottimamente parlate, italiano compreso. Sfegatato tifoso giallorosso, a Roma ha vissuto da ragazzo. Suo padre era archivista all'ambasciata olandese. Soprattutto è il tessitore delle procedure europee in difesa dello Stato di diritto contro Polonia e Ungheria e per questo il suo nome solleverà un vespaio di polemiche: il Gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) ha già anticipato che non lo voterà. Per bloccare non basterebbe neanche il no italiano, che a Bruxelles si darebbe per scontato, soprattutto dopo il no di Salvini: «Sento il nome di un socialista olandese, mi sembra che una nuova Europa debba nascere nel nome del lavoro e non dell'austerità, un uomo di sinistra a presiedere la Commissione di sicuro non lo sosterremo». I V4 più l'Italia non compongono una minoranza di blocco, certo basterebbe l'astensione britannica per mettersi di traverso.

Nessuno a Osaka ha fatto nomi. «Siamo in un percorso che forse rende possibile una soluzione», ha detto Merkel. E Macron ai giornalisti: «Le cose stanno avanzando». Il premier spagnolo Sanchez, ormai a pieno titolo del nuovo terzetto politico europeo come invitato semifisso ai conciliaboli Macron-Merkel, nelle discussioni con gli altri responsabili di governo, indica senza mezzi termini che Timmermans è il front runner. In cambio il Ppe si aggiudicherebbe la presidenza del parlamento europeo, che andrebbe a Weber con l'impegno di farla durare per tutta la legislatura, e la presidenza del Consiglio o la carica di alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza. In lizza ci sono per il Consiglio il premier irlandese Varadkar, il premier croato Plenkovic, per il posto di ministra degli esteri l'amministratrice delegata dalla Banca Mondiale Georgieva, bulgara. In un posto o nell'altro, ma preferibilmente al Consiglio, ben piazzato il liberale Michel, premier belga.

Resta la casella Bce: il downgrading delle posizioni tedesche potrebbe spingere naturalmente la nomina del presidente della Bundesbank Weidmann al posto di Draghi sennonchè non ha il sostegno del fronte del Sud', Italia compresa. E poi resta l'anti-Draghi per eccellenza. E si sa che alla Bce punta la Francia con il governatore Villeroy de Galhau.

Vedremo stasera. Si preannunciano ore piccole. Merkel ha avvisato che «non tutti i capi di governo appartengono a una famiglia politica e ciò significa che dobbiamo consultare tutti». Tra leader senza partito (in Europa) c'è il premier Conte. Con l'accordo sulle nomine, si passerà subito ai giochi per le posizioni all'interno della Commissione. L'Italia punta a un portafoglio di economia: concorrenza, commercio o mercato interno. Giancarlo Giorgetti, dopo il tam tam dei giorni scorsi, chiarisce che non gareggia: «Non sono interessato a fare il commissario europeo, probabilmente non sono adatto a farlo, non succederà» ha dichiarato a Sky tg24. L'annuncio ha colto di sorpresa sia Conte che Luigi Di Maio. Tanto che al momento nomi alternativi credibili non ce ne sono.
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