Conte bis, da Di Maio ad Amendola
un poker di ministri campani

Conte bis, da Di Maio ad Amendola un poker di ministri campani
Mercoledì 4 Settembre 2019, 16:20 - Ultimo agg. 30 Novembre, 11:51
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Nel governo Conte-bis c'è un poker di campani. Sono infatti quattro nati all'ombra del Vesuvio a ricoprire il ruolo di ministri. Senza portafoglio c'è Vincenzo Spadafora per Sport e Politiche giovanili, già sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle pari opportunità e ai giovani. Con portafoglio ecco l'ex vicepremier Luigi Di Maio ministro degli Esteri, Enzo Amendola per gli Affari Europei, già sottosegretario agli esteri del governo Gentiloni, e Sergio Costa, confermato ministro dell'Ambiente.


LUIGI DI MAIO resta nel nuovo esecutivo M5S-Pd con l'incarico di ministro degli Esteri dopo un lungo tira e molla che ha contrassegnato tutte le fasi che hanno portato alla nascita del nuovo gabinetto. Vicepresidente della Camera nel 2013 a soli 27 anni, nel governo a 32, i Di Maio nasce nel a Pomigliano d'Arco da madre insegnante di latino e greco e papà piccolo imprenditore edile, con un passato di dirigente nel Movimento sociale italiano prima e in Alleanza nazionale poi. Dopo il diploma di liceo classico, Di Maio -primo di tre fratelli - si iscrive all'università, dapprima alla facoltà di ingegneria che poi lascia per trasferirsi a Giurisprudenza all'Università di Napoli Federico II, dove tuttavia non completa gli studi. Di Maio nel 2007 fonda il meetup di Pomigliano e nel 2010 si candida come consigliere comunale del suo Comune, ottenendo 59 preferenze che non gli valgono l'elezione. Ci riprova nel 2013, partecipando alle 'parlamentariè M5S, che con 189 preferenze lo portano a Montecitorio, eletto nella circoscrizione Campania 1. Ed è a Montecitorio che inizia la lunga corsa di Di Maio. In breve tempo, grazie anche al ruolo di vicepresidente di Montecitorio, diventa uno dei volti più noti del partito, tanto da essere nominato membro del cosiddetto 'direttoriò voluto nel novembre 2014 da Gianroberto Casaleggio e da un Beppe Grillo 'un pò stanchinò del ruolo di leader. E qui che comincia, tra alti e bassi, cadute e risalite, la scalata di Di Maio al M5S. Nel 2016 è nominato responsabile degli Enti locali per il Movimento e un passo alla volta conquista la fiducia di Davide Casaleggio e lancia la sua Opa sul Movimento. Che conquista ufficialmente nel settembre 2017, quando si candida alle elezioni primarie per scegliere il candidato premier e capo politico del Movimento 5 Stelle: l'esito delle votazioni tra gli iscritti alla piattaforma online del M5S lo vede vittorioso con 30.936 voti, pari a circa l'82% dei votanti. Il suo è il volto più moderato e istituzionale del Movimento, ma anche il più pragmatico: da un lato Alessandro Di Battista e lo stesso Grillo, che parlano alla 'pancià della base, dall'altro il giovane Di Maio , che punta dritto all'elettorato moderato e in parte riesce a conquistarlo. Infaticabile, Di Maio inizia la sua campagna elettorale per le politiche al volante del 'rally tour', che lo vede, presentissimo sul territorio, girare in lungo e in largo l'Italia, mentre il fondatore del Movimento, Grillo, appare defilatissimo. Alla fine la spunta: conquista con il Movimento il 32,6% dei voti, che gli valgono ben 338 seggi in Parlamento nonché il titolo di forza politica più votata. Ma che non gli saranno sufficienti ad occupare la poltrona più ambita, quella di Palazzo Chigi. Reddito di cittadinanza e decreto dignità le sue battaglie portate avanti da vicepremier e ministro dello Sviluppo, che tuttavia non gli sono sufficienti per confermare il Movimento 5 stelle ai livelli del 2018. Anzi alle Europee del maggio scorso registra una vera e propria debacle, arretrando al 17 per cento.


VINCENZO SPADAFORA è stato il primo garante per l'infanzia d'Italia e il più giovane presidente dell'Unicef. È già un curriculum ricco nonostante i 44 anni quello di Spadafora da tempo in politica e impegnato nel terzo settore a cui ha dedicato anche un libro, 'La terza Italià. Nato ad Afragola, conterraneo e amico di Luigi Di Maio, Spadafora debutta nella politica nel '98 come segretario particolare dell'allora presidente della Regione Campania Andrea Losco, dell'Udeur. Poi si avvicina ai Verdi lavorando nella segreteria di Alfonso Pecoraro Scanio. Ma il salto avviene nel 2006 quando col governo Prodi diventa capo segreteria di Francesco Rutelli, ministro dei Beni Culturali. Due anni dopo diventa presidente di Unicef Italia. Ma già ventenne, finito il liceo, Spadafora aveva operato per l'Unicef come missionario laico: viaggia in Sierra Leone, Guinea Bissau e Ruanda. E in questi anni nascono anche anche i rapporti col Vaticano. In particolare con don Ottavio de Bertolis, «il mio padre spirituale», dice in più di un'intervista. Finita l'esperienza con Rutelli prosegue la sua ascesa politica. Contribuisce a far nascere il movimento giovanile della Margherita, ha tempo di avvicinarsi a Italia Futura, il movimento ideato da Luca Cordero di Montezemolo. Nel 2011 è istituita la figura in Italia del Garante per l'Infanzia, ruolo che ricopre grazie anche alla stima che si guadagna da parte di Mara Carfagna, allora ministra alle Pari Opportunità del governo Berlusconi. Nel 2016 conclusa l'esperienza nell'Authority la sua storia politica incrocia M5S e diventa stretto collaboratore di Luigi Di Maio, di cui diventa responsabile delle relazioni istituzionali: lo accompagna in alcuni appuntamenti all'estero come all'Università di Harvard, a Londra nell'aprile 2016 nel 'pranzo con i vertici della Trilateral' e in Israele. Alle elezioni politiche del 2018 viene candidato dal Movimento 5 Stelle nel collegio uninominale di Casoria che vince con il 59,4%, venendo quindi eletto deputato. Il 12 giugno diventa sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle pari opportunità e ai giovani nel Governo Conte di 5 Stelle e Lega. Le sue posizioni a favore delle adozioni per le coppie gay lo hanno portato più di una volta in conflitto con la Lega durante la stagione del governo giallo-verde. 


VINCENZO AMENDOLA (Pd), napoletano, 46 anni e un curriculum tutto centrato su una esperienza già lunga e consolidata nei principali dossier di politica estera che ha seguito nel partito e nel governo, arriva al ministero per gli Affari Europei. Scelto nel giugno scorso come responsabile Esteri del Pd dal segretario Nicola Zingaretti, aveva già ricoperto lo stesso ruolo nella segreteria Renzi ed era stato sottosegretario agli Esteri quando alla guida della Farnesina c'era Angelino Alfano e poi ancora Paolo Gentiloni. Oltre alla delega per gli Italiani nel Mondo, Amendola ha avuto la competenza per le relazioni bilaterali con i Paesi dell'Europa, del Nordafrica, Medio Oriente e Corno d'Africa. Ha inoltre curato i rapporti con le Nazioni Unite. Già segretario dei Dem per la Campania tra il 2009 e il 2014, è sposato con la giornalista di origini marocchine Karima Moual dal 2013. Nello stesso anno è stato eletto deputato in Campania ed è poi stato nominato capogruppo Pd in Commissione Esteri e membro della delegazione parlamentare dell'assemblea Osce. Ad Amendola sono state affidate missioni assai delicate. È stato il primo membro del governo ad andare in Egitto un anno e mezzo dopo la morte di Giulio Regeni a seguito del ritorno dell'ambasciatore italiano al Cairo. Ed è stato lo stesso Amendola a presentare a Vienna all'Assemblea Parlamentare dell'Osce le priorità della presidenza italiana per il 2018, ricordando le parole chiave «Dialogo, Ownership, Responsabilità, ingredienti basilari per rilanciare lo spirito di Helsinki, nella convinzione che il dialogo e l'impegno responsabile di tutti siano fondamentali per la nostra sicurezza». In una fase in cui l'Europa torna ad essere un orizzonte strategico, nelle mani di Amendola c'è la responsabilità di dimostrare a partner come Angela Merkel ed Emmanuel Macron che l'Italia, Paese fondatore dell'Unione, non ha intenzione di abdicare alla sua centralità e farà sentire la sua voce su tutti i temi chiave, ma lungo linee condivise e senza sterili deragliamenti.

SERGIO COSTA è confermato al ministero dell'Ambiente. Nato a Napoli il 22 aprile 1959 si è laureato in Scienze Agrarie all'Università degli Studi di Napoli Federico II. Entra nel 1987 nel Corpo Forestale dello Stato, dal 2005 al 2008 è comandante della polizia provinciale di Napoli. Rientrato nei ruoli del Corpo Forestale dello Stato, nel 2009 è Comandante Regionale Corpo Forestale dello Stato Basilicata; dal 2012 Comandante provinciale del Corpo Forestale di Napoli e dal 2014 Comandante regionale Corpo Forestale della Campania.
Poi, dal 2017 è Generale di Brigata Carabinieri, Comandante Regione Carabinieri Forestale Campania. In prima linea nella battaglia sulla Terra dei Fuochi, contribuisce a svelare il dramma dei rifiuti in territorio campano.  Dal primo giugno 2018 è ministro dell'Ambiente, del Territorio e della Tutela del mare con il primo governo Conte. Tra i provvedimenti sostenuti dall'inizio dell'incarico, il ddl Salvamare, già calendarizzato alla Camera per il mese di settembre, che permetterà ai pescatori di portare a terra i rifiuti finiti nelle reti durante le attività di pesca. Sempre voluta da Costa la campagna plastic free, con il ministero di via Cristoforo Colombo libero dalla plastica monouso già dal 4 ottobre dello scorso anno, e arrivata ad oggi a oltre 250 adesioni tra istituzioni, enti locali e università. Da ministro crea una specifica competenza per l'economia circolare presso il ministero dell'Ambiente, lavorando sui decreti End of Waste per consentire le fasi di riciclo dei rifiuti.
«Stop trivelle, riduzione dei rifiuti, stop inceneritori, chiusura delle centrali a carbone entro il 2025: sono punti essenziali di un manifesto programmatico che è necessario adottare, per il bene delle future generazioni», scrive in questi giorni di trattative sul suo profilo Facebook.

 

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