Conte ter, via alla trattativa: sette ministri in bilico, rischiano anche Bonafede e Lamorgese

Conte ter, via alla trattativa: sette ministri in bilico, rischiano anche Bonafede e Lamorgese
di Emilio Fabio Torsello
Lunedì 4 Gennaio 2021, 11:03 - Ultimo agg. 15:25
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Tra le opzioni che ufficialmente tutti negano per tenere in piedi il governo Conte c'è il rimpasto di governo una complessa partita a scacchi di nomi e nomine che servirebbe a pacificare l'eterno rottamatore, Matteo Renzi. Sulla graticola ci sarebbe quasi certamente l'attuale ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina (M5S), travolta in questi mesi dalle critiche nella gestione delle scuole durante la pandemia. Dal refrain estivo sui banchi monoposto con le rotelle poi arrivati in ritardo rispetto all'inizio delle scuole, al fallito tracciamento di alunni e docenti positivi, all'assenza dei termoscanner agli ingressi delle scuole: la fase 2 è stata un continuo rincorrere i problemi senza mai riuscire a prevenirli. La delega al suo dicastero potrebbe essere affidata all'attuale ministro per l'università, Gaetano Manfredi. Dopo il ministro Fioramonti, la Azzolina sarebbe il secondo ministro all'Istruzione espresso dal M5S a saltare in poco più di un anno. 

E se il Movimento 5 Stelle ha sempre difeso Lucia Azzolina, altri due ministri pentastellati sono nell'occhio del ciclone: Paola Pisano (M5S), all'Innovazione, e Nunzia Catalfo, al Lavoro.

Se quest'ultima non ha portato particolari risultati dal settembre 2019 ed è poco gradita ai sindacati, ad oggi sul banco degli imputati c'è proprio l'Innovazione, con l'app Immuni che avrebbe dovuto garantire il tracciamento e la gestione dei positivi ma che in tutti questi mesi si è rivelata praticamente inutile: progettata male e comunicata peggio, è stato quasi impossibile aggiornarla da parte di quanti risultavano positivi, con una serie di cortocircuiti burocratici che la rendono difficilmente utilizzabile. 

C'è poi il dicastero della Giustizia. A minare la credibilità di Alfonso Bonafede c'è la cronaca. Nel marzo dello scorso anno, pochi giorni dopo l'annuncio del lockdown, ci fu una rivolta generalizzata e sottovalutata nelle carceri: in un solo weekend andarono letteralmente a fuoco o furono devastati oltre 70 istituti penitenziari, a cui si aggiunsero altre 30 carceri dove si svolsero manifestazioni pacifiche: secondo il report del Global Initiative against Transnational Organized Crime, la protesta coinvolse complessivamente 189 prigioni. Il risultato furono 14 morti e diverse evasioni. Ma non è tutto. Pochi giorni dopo, infatti, il 21 marzo 2020 scoppiò lo scandalo delle scarcerazioni di 223 detenuti, tra cui diversi boss. A settembre ne erano rientrati in carcere solo 112 e Bonafede si era affrettato a rispondere: «Non decide il ministro chi deve rientrare in cella». E proprio sul Dap, il Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria che gestisce anche le pene alternative, partì un altro caso che coinvolse siamo a maggio 2020 ancora il ministro Bonafede: in diretta tv, a Non è L'arena, di Massimo Giletti, il magistrato Nino Di Matteo accusò proprio Bonafede di avergli prima promesso la nomina a capo del Dap ma di aver poi cambiato idea, affidandola a Francesco Basentini, dimessosi qualche giorno prima proprio per la questione relativa alle scarcerazioni. Il dicastero della Giustizia, quindi, è indubbiamente sotto il tiro incrociato ma difficilmente Bonafede rischierà la poltrona: proprio lui è il trait d'union storico tra Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle. 

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In quota Partito democratico, invece, il fuoco amico riguarderebbe l'attuale ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia e la poltrona di Paola De Micheli, alle Infrastrutture. Il primo già a maggio venne preso di mira da Renzi, che criticò il piano (poi mai partito) sui 60mila assistenti civici da reclutare per la fase 2. Ma certamente anche il rapporto tra Governo e Regioni nei mesi scorsi, con provvedimenti presi in ordine sparso e i governatori spesso schierati contro l'Esecutivo (e viceversa), non è stato un esempio da considerare una best practice per il futuro. La seconda, Paola De Micheli, è a capo del comparto che più di tutti beneficerà dei fondi provenienti dal Recovery Fund. E se è vero che in base al Titolo V della Costituzione i trasporti pubblici sono in capo alle Regioni, i vari tavoli promossi dal Mit per risolvere il nodo trasporti-scuole fino ad oggi hanno portato a un nulla di fatto.

Tra le poltrone che potrebbero pacificare più di un rottamatore, infine, quella occupata dall'attuale ministro agli Interni, Luciana Lamorgese: i mancati controlli estivi sugli assembramenti e il rispetto delle norme anti-Covid - con le fotografie di lungomare e luoghi della movida stracolmi -, così come le popolate manifestazioni dei NoVax senza mascherina né distanziamento, sono il filo rosso delle cronache recenti.

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