«Coppie di fatto senza diritti», lo sfogo di lady Astori

«Coppie di fatto senza diritti», lo sfogo di lady Astori
di Mariagiovanna Capone
Giovedì 21 Marzo 2019, 07:00 - Ultimo agg. 12:55
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Amori di seria A e di serie B. Nella sua prima intervista a un anno dalla tragedia che l'ha colpita, Francesca Fioretti ricorda come il dolore per la morte improvvisa del calciatore Davide Astori abbia dovuto sommarlo a quello della burocrazia. Parole dure ma in parte basate sulla poca conoscenza degli strumenti giuridici che possono aiutare le coppie che decidono di non contrarre il matrimonio. Come la legge Cirinnà in vigore dal 5 giugno 2016, sulla regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze, introducendo la possibilità di stabilire diritti e obblighi reciproci tramite un contratto. Legge di cui non ha potuto usufruire Adele Parrillo, compagna del regista Stefano Rolla, ucciso nella strage di Nassiriya, che per anni ha dovuto lottare (anche nei tribunali) per vedersi riconoscere gli stessi diritti delle donne regolarmente sposate, ma che purtroppo continua a vedersi trattare «come una vedova di serie B». Una legge a rischio nel caso in cui il ddl Pillon possa essere approvato, e con le coppie di fatto che saranno letteralmente discriminate.
 
«A poche ore dalla sua morte sono state bloccate le carte di credito in comune, con le quali sostenevamo le spese familiari, e ho scoperto che per i prossimi 15 anni sarei stata seguita da un giudice tutelare» dichiara l'attrice napoletana Francesca Fioretti a Vanity Fair, ribadendo di essere stata fortunata nell'aver incontrato una giudice in grado di aiutarla nella complessità della burocrazia, e l'accompagnerà fino alla maggiore età della figlia Vittoria. Veniamo così a sapere che al dolore del lutto si è sovrapposto quello di una difficoltà economica dovuta al fatto di non essere legalmente la moglie di Astori, e pur avendo una figlia in comune dovrà fare i conti con la giudice tutelare che controlla il patrimonio del calciatore.

La senatrice Pd Monica Cirinnà però ci tiene a sottolineare che «gli strumenti legislativi ci sono eccome. Sarebbe bastato che registrassero all'anagrafe la loro convivenza. Nel fare la legge che ha modificato il diritto di famiglia facendolo diventare in diritto della famiglia avevo ben chiaro il faro che illuminava il mio lavoro e cioè lasciare alla coppia la libertà di scegliere quale abito dare al loro amore». Per l'autrice dell'omonima legge in vigore dal 2016 «quando si è giovani l'ultimo pensiero che si ha è la morte o che un amore possa interrompersi improvvisamente con una tragedia. Ma prosegue Cirinnà finalmente le leggi ci sono, e vanno utilizzate per il proprio bene. A poterlo fare sono poi tutti, perché non abbiamo voluto fare distinzioni di genere. Con questa legge abbiamo equiparato in tutto gli uniti civilmente e gli sposati».

Ai conviventi sono riconosciuti una serie di diritti: possono essere nominati tutori se il partner viene dichiarato inabilitato, visitare il partner in carcere o in ospedale e deciderne il trattamento sanitario. In caso di morte, al convivente spetta il diritto di rimanere nell'immobile di proprietà del partner deceduto e di richiedere l'eventuale risarcimento del danno sopportato per la morte del convivente. Altri diritti sono opzionali, ma si possono regolamentare anche quelli patrimoniali reciproci, il conto bancario, eccetera. «Ho inserito cioè quelli che ho chiamato i diritti minimi di civiltà» puntualizza Cirinnà.

Adele Parrillo non ha potuto usufruire di questa legge e ha portato avanti tante battaglie, molte delle quali perse. Non essendo la moglie di Stefano Rolla, morto nella strage alla base italiana di Nassiriya nel 2003, «per lo Stato non contavo nulla». Non è stata avvisata della sua morte, invitata alla veglia funebre al Vittoriano e nemmeno ai funerali di Stato. Veniva allontanata dalle commemorazioni ufficiali (ci riuscirà solo dal 2012), non le è stato ancora riconosciuto il risarcimento danni e non ha riavuto gli embrioni che da conviventi avevano fatto congelare.

Questi diritti ottenuti con tanta fatica con la legge Cirinnà sono però a rischio. «Il ddl Pillon lo temo» chiarisce la senatrice. «È un testo arcaico, medievale con mille lacune giuridiche ma ciò che temo di più sono le manifestazioni oscurantiste come quella che si terrà a Verona la settimana prossima o dichiarazioni raccapriccianti su donne sottomesse o considerate utili solo se fertili.

La sinistra è unita e saremo tutti a Verona il 30 marzo con flashmob e manifestazioni contro quella tre giorni da cui anche il Vaticano prende le dovute distanze».

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